Lotus versus Virgin, sfida “ad alta quota”
Sarà una sfida dell’aria in terra, o meglio in pista quella fra la Lotus F1 Racing del malese Tony Fernandes e la Virgin Racing dell’inglese Richard Branson, due dei nuovi team, motorizzati Cosworth, che prederanno parte al prossimo campionato di F1. Da una parte quindi avremo l’ennesimo miliardario asiatico, che per un po’ vuole giocarsi qualche decina di milioni di euro, dall’altra l’ennesimo Sir inglese che, dopo aver sponsorizzato le campionesse del mondo in carica (le Brawn GP dello scorso anno) adesso ha deciso di far da sé.
Due miliardari quindi, che oltre alla passione per i motori hanno anche in comune il fatto di essere proprietari di due compagnie aeree: Fernandes controlla infatti la Air Asia, Branson la Virgin. Due magnate dell’aria che come il collega indiano VJ Mallya o come l’ultimo proprietario della Scuderia Minardi, l’australiano Paul Stoddard, hanno unito la passione per il cielo, e per le proprie compagnie aeree, a quella per la F1 innaffiando di soldi il circus, dando vita a progetti coraggiosi ma quasi mai vincenti.
Questo parallelismo tra Air India e Virgin, tra Fernandes e Branson, e quindi fra Lotus F1 Racing e Virgin Racing è venuto, prima di tutto, ai due diretti interessati. È stato i titolare della scuderia anglo-malese, con sede tecnica ad Hingham nel Norfolk, a lanciare la prima sfida: “Se la Virgin fa meglio di noi nel mondiale F1, ha dichiarato Fernandes, mi ritiro e mi uccido”. Gli ha fatto subito eco Richard Branson, patron della Virgin, rilanciando la sfida: “visto che entrambi abbiamo una compagnia aerea facciamo che chi arriva dietro nel mondiale si veste da hostess”. Fernandes è stato al gioco e ha risposto: “vedremo chi è più sexy!”
C’è aria di sfida, simpatica e ironica, ma sempre di sfida. E veniamo dunque alla pista e alle auto dei due neo-team. Senza dover aspettare il responso delle gare i due progetti si possono già definire agli opposti l’uno dall’altro. Diverse le filosofie costruttive, diverse le premesse… vedremo i risultati.
Da una parte abbiamo una macchina, la Lotus, figlia di un decano del circus, uno dei progettisti più navigati ed esperti: Mike Gascoyne, che ha alle spalle una carriera lunga 25 anni e 9 diversi team. Un’auto quindi figlia di una lunga esperienza, la cui scocca sta crescendo all’interno della galleria del vento Fondtech, a Ferrara. Dunque un’evoluzione, per così dire, canonica. A portarla in pista saranno l’esperto Jarno Trulli, in F1 da 14 anni, insieme all’ex McLaren, Heikki Kovalainen.
Dall’altra abbiamo la Virgin, macchina che non deve rendere conto ad una tradizione aristocratica, come quella della britannica Lotus, ma che soprattutto nasce diversa dalla Lotus e, in fondo da tutte le altre vetture di F1. Sì perché la VR-01 sarà la prima formula uno dell’era contemporanea a nascere, crescere e ad essere sviluppata assolutamente senza l’ausilio della galleria del vento. Molti non credono nell’intuizione del progettista, Nick Wirth: far girare il progetto solo all’interno di un software capace di simulare tutti i flussi d’aria, eseguire i calcoli e restituire quindi i dati necessari alla creazione dell’auto vera e propria. Sembra fantascienza, ma per uno abituato a creare anche cani robot non lo è. I piloti, quelli veri, saranno Timo Glock e Lucas Di Grassi. Anche qui profonde differenze tra i due team: età media più alta e più esperienza per gli alfieri Lotus, più giovani ed inesperti i due portacolori di casa Virgin, con il debuttante assoluto Di Grassi.
Due filosofie diverse quindi, due punti di partenza opposti, due componenti che alimentano l’attenzione verso quelli che saranno i risultati di questi due nuovi team. Sono anche queste sfide, coraggiose ed estreme, che rendono unica la F1.