RB6: è bella ma non vince
Chi bazzica i tornei di poker Texas Hold’em sa che la frase “è bella ma non vince” è di solito riferita alla coppia A-K. Tale appellativo deriva dalle iniziali della famosa tennista Anna Kournikova, forse più nota per il suo aspetto fisico che per i risultati ottenuti in campo. Infatti, pur essendo costituita da carte notoriamente “forti”, in realtà la combinazione “AK” si rivela il più delle volte poco vincente. Guarda caso, questo appellativo sembra essere adatto anche alla monoposto progettata dalla portentosa mano di Adrian Newey.
La Red Bull RB6 ad esser bella è bella, non c’è dubbio alcuno, ma fin ora di risultati concreti, almeno in gara, non ne ha portati. Ancor prima che i semafori si spegnessero per il via del GP inaugurale in Bahrain, ai box già si scommetteva sull’affidabilità precaria della monoposto austriaca, che di sicuro avrebbe condizionato il mondiale di Vettel e Webber, proprio come lo scorso anno. Vox populi, vox Dei, recita il proverbio, ed infatti, nonostante Vettel abbia trascorso gran parte di queste due prime gare al comando, si ritrova solo settimo con soli 12 “miseri” punti, e anche l’opaca Mercedes precede con il terzo posto la scuderia della lattina energetica in classifica costruttori.
E’ risaputo che le vetture progettate da Newey siano sempre “estreme”. L’aerodinamica esasperata rende la RB6 la monoposto più performante del circus, ma manda in crisi le componenti meccaniche. E’ successo in Bahrain ed è successo in maniera decisamente più pericolosa a Melbourne, dove Vettel è stato graziato dall’abbondante ghiaia che ha fermato la sua Red Bull impazzita senza freni (anche se in realtà il problema pare sia dovuto ad un difetto del dado ruota), che quest’anno inoltre sono molto più sollecitati degli scorsi anni a causa del peso maggiore delle monoposto.
Come se non bastasse, all’orizzonte il polverone delle polemiche innescato inizialmente dal “ginocchio” McLaren si sta espandendo minaccioso anche sulla scuderia di Mateschitz, a causa di una presunta irregolarità nelle sospensioni posteriori della vettura progettata dal genio diabolico di Newey. Sembra, infatti, che la RB6 sia dotata di un dispositivo a gas pressurizzato che permette di controllare l’altezza da terra a seconda del peso della monoposto, rendendo quindi il posteriore più rigido quando c’è il peso del carburante, per poi “ammorbidirlo” nel finale, quando il peso diminuisce. Dalla Fia ancora nessuna comunicazione, anche perchè per avviare un’indagine bisogna prima provare (documentando esaurientemente…) che vi sia un’irregolarità, ma c’è già chi, come Ross Brown, storce il naso sulla vicenda.
In ogni caso, dispositivi irregolari o meno, la Red Bull in questa fase del campionato manca dell’elemento essenziale, l’affidabilità, e senza di essa raramente vedremo Vettel, e tantomeno Webber, nelle zone alte della classifica.