McLaren: sviluppo costante la chiave per il successo
Il team principal Eric Boullier esalta il cambio di mentalità avvenuto nella scuderia, mentre il genialoide progettista Peter Prodromou spiega qual è la strategia di sviluppo da seguire per scalare posizioni in fretta…
Non solo motore, non solo guai. Dalle dichiarazioni della triade Boullier-Morris-Prodromou emerge una McLaren convinta dei propri mezzi e altamente motivata, soprattutto per quanto riguarda gli obiettivi a lungo termine. Il progetto con Honda è ad ampio spettro, si costruisce (faticosamente) oggi per raccogliere domani, magari già nel 2016.
Eric Boullier, il team principal del team, si è detto altamente soddisfatto per la nuova aria che si respira in factory e per il cambio di passo in quanto a mentalità, dove si è passati da una organizzazione apicale ad una che coinvolge di più i singoli elementi del processo:
“Il cambio di mentalità nel team è stato importante. Adesso ogni area è ben organizzata, prima ci limitavamo ad ordinare compiti e lavoro, adesso “chiediamo”, parliamo di più con i nostri dipendeti, li ascoltiamo affinché la strada intrapresa sia condivisa da tutti. Il risultato è che tutti i nostri uomini si sentono partecipi della squadra, hanno sviluppato un senso di appartenenza al team e sono motivati”.
Dio solo sa quanto costi, in termini di risultati, avere una squadra dove i tecnici lavorano asetticamente se non svogliatamente, o peggio ancora impelagati in lotte intestine. Le parole di Boullier fanno trapelare una McLaren meno fredda e più “umana”, sulla falsariga della grande avversaria Ferrari, che sulla concezione del “gruppo” ha costruito i suoi maggior successi sportivi. E i risultati già si intravedono in pista: “L’anno scorso il 50% degli aggiornamenti che portavamo in pista risultava fallimentare, quest’anno invece le cose vanno decisamente meglio”.
Dello stesso tenore le parole di Matt Morris, responsabile degli ingegneri: “Adesso tutti i tecnici sono molto più coinvolti nel processo di sviluppo, prima magari si sentivano un po’ troppo soli nel lavoro, mentre adesso sanno quale pezzo della monoposto è loro e sono orgogliosi di ciò nonché interessati al risultato”.
Dietro a questo cambiamento di mentalità spicca la figura di Peter Prodromou, ingegnere inglese di origine cipriota ed ex delfino di Adrian Newey alla Red Bull. Prodromou, ritenuto uno dei maghi dell’aerodinamica del Circus, ha portato alla McLaren una ventata di freschezza di stampo prettamente “bibitaro”, ovvero quell’approccio geniale e garibaldino nelle scelte progettuali.
Non è un caso che la MP4-30, criticatissima per l’enorme difficoltà della PU Honda, sin dalla presentazione si sia rivelata molto avveneristica per quanto riguarda il telaio, così com’è aggressiva nelle forme e rastremata al retrotreno. Una macchina che fa la sua bella figura e che – soltanto a guardarla – svela chiaramente il suo Dna.
“Dovevamo dare uno strappo al passato – ha dichiarato Prodromou – la prima cosa che ho notato quando sono arrivato in McLaren era il ritardo nell’aerodinamica. Dovevamo cambiare filosofia altrimenti non ci sarebbe stato futuro; siamo stati aggressivi, anche a costo d’osare, e la macchina del prossimo anno sarà una evoluzione di questa qui, ragion per cui svilupperemo la MP4-30 fino all’ultima gara dell’anno“. Una strategia d’attacco, in pieno stile Newey, con la McLaren che punta a crescere gara dopo gara per dare l’assalto dal 2016 alle posizioni di vertice.
“Tutto ciò che impariamo in pista quest’anno ci serve per giocarci le vittorie l’anno prossimo. Lo sviluppo sarà incessante, considerato che il regolamento dell’anno prossimo sarà praticamente uguale” sostiene ancora Morris. E Prodromou sorride: “Tra l’altro sono orgoglioso di poter lavorare con Alonso e Button…sapeste quanto sono bravi!”.
Almeno a parole, la McLaren tutto sembra fuorché quella squadra disastrata che si vuole raccontare. Non resta che attendere un rendimento quantomeno “dignitoso” del propulsore nipponico, in modo da poter davvero giudicare la monoposto nata dalla matita di Prodromou.