Vettel, “Eva” e quel frutto proibito chiamato mondiale…

Formula 1 al via: team e piloti al massimo della concentrazione, c’è chi cerca conferme e chi vuole trasformare i sogni in realtà…

TEST PRE-CAMPIONATO F1/2015 - T3

Finalmente ci siamo, ladies and gentlemen start your….tv. Le squadre sono arrivate in Australia, la pit-lane di Melbourne si ridesta nel mite autunno oceanico, le monoposto sono pronte a scendere in pista.

Le parole che travalicano il sacro muro della concentrazione sono poche, spifferi più che altro, i sorrisi sono a denti sempre più stretti, ghigni fatti di quella sostanza tesa che è spasmodica attesa di mettersi in gioco, di capire a che punto sei, di iniziare a competere, che è poi l’essenza di tutto.

Parole appunto, dette e dimenticate, lasciate lì ad uso e consumo dei media per inerzia e dovere, ma la testa è già alle prove libere, al battesimo di una stagione di conferma per alcuni (Mercedes), di prova di maturità per altri (Williams) e di riscatto – si spera – per la Ferrari.

Una Rossa “ribaltata” e riaggiornata, che si affida tutta all’entusiasmo, al calore ed al carisma di Sebastian Vettel, nuovo leader designato e già beniamino di squadra e tifosi. Un amore così viscerale tra team, pilota e ambiente non lo si vedeva da tempo, senza specificare ancora una volta di quale tempo parliamo e di chi parliamo.

Seb ama dare nomi femminili alle sue monoposto – amiche fidate con cui “parla” – e anche stavolta non si è sottratto alla regola, ribattezzando la sua SF15-T “Eva”. Un nome evocativo, biblico, profetico, scelto per identificare con forza espressiva e incisività l’importanza della sua prima Ferrari. Stavolta non ci sono Suzie o Heidi che tengano, i nomi delle Red Bull erano più banali, la Rossa per Seb è già su un piedistallo.

Eva nel cristianesimo è anche sinonimo di tentazione, ed il frutto proibito si staglia lontano sull’altare della “Stella a tre punte”. Si tratta della fisiologica ambizione di un pilota abituato a vincere, che in gran segreto sogna qualcosa di (davvero) impossibile.

Perché il mondiale per la Ferrari è mera utopia, ma va apprezzato il coraggio di non voler partire sconfitti, la voglia con la quale Vettel abbasserà la sua visiera per iniziare la sua avventura – molto terrena, molto umana, molto passionale – con il mito del Cavallino.

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