Lotus Racing, ritorno al futuro
Certo, i protagonisti non saranno Marty McFly e lo stravagante scienziato “doc” Emmet Brown, e quella presentata alla stampa non è certo la mitica DeLorean DMC-12, ma gli artefici di quello che sembra davvero il risultato di un viaggio spazio-temporale sono brillantemente riusciti ad ottenere l’effetto sperato.
Chi non ha rievocato nella mente immagini di altri tempi, ormai lontani anni luce, ammirando quella stratosferica livrea verde-oro brillante? Chi non ha potuto fare a meno di immaginare lì accanto un vispo signore con i baffi e i capelli color argento coperti dall’immancabile cappellino? Chi, nel perdersi nell’eleganza di quei colori inconfondibili, non ha rivissuto anni di storia indimenticata, di imprese leggendarie, vite di eroi e di passione? Ebbene si. Probabilmente chiunque, appassionato di F1, non ha potuto fare a meno di emozionarsi al cospetto di quella monoposto sgargiante, senza dare troppa importanza alle linee forse troppo semplici e scontate, indubbiamente in controtendenza con una Formula 1 zeppa di diffusori, pance scavate, aerodinamica esasperata e costi esorbitanti.
La Lotus ha scritto alcune delle pagine più belle di questo sport, monopolizzando praticamente quelle a cavallo degli anni 60 e 70, rubando spesso e volentieri il ruolo di protagonista a chi aveva già legato ormai inscindibilmente il proprio nome a questo sport: la Ferrari. La monoposto inglese, presentata a Londra dall’imprenditore malese Tony Fernandes, non sarà certo innovativa come quelle che hanno fatto storia grazie al genio di Colin Chapman oltre 20 anni fa, ma è indubbiamente affascinante, e la voglia di riportare quel nome ai vertici dell’automobilismo mondiale lo è ancora di più. La storia è piena di team spazzati via in poco tempo, alcuni addirittura prima ancora di cominciare, e l’elenco è in continuo aggiornamento, probabilmente anche con qualche team del 2010, date le voci di corridoio.
La T127 è apparsa sicuramente una macchina “entry level”, una macchina che riesca per lo meno ad arrivare al traguardo senza perdere pezzi per strada insomma, ma il progetto in fondo non è così scarso. Mike Gascoyne ha l’esperienza giusta per proporre soluzioni funzionali e anche innovative e ha speso anima e corpo in questo ambizioso progetto, confessando addirittura di aver pianto all’accensione del Cosworth di cui è dotata la Lotus. Trulli e Kovalainen non sono certo piloti “mondiali”, ma hanno la preparazione necessaria per sviluppare la macchina durante l’anno e guidare il lavoro dei tecnici nella direzione giusta.
E c’è Tony Fernandes, uno che ha ormai la fama del super eroe, a cui di sicuro non manca la voglia (e i soldi…) per divertirsi e far divertire e appassionare chi, al nome Lotus, ha legato gran parte della storia della F1 e spera di assistere in prima persona ad imprese come quelle che hanno reso celebre quel nome negli anni ruggenti. La strada sarà lunga e la salita ripida, ma quel che conta è il primo passo: portare una monoposto sulla griglia di partenza. E loro ci sono riusciti. In bocca al lupo…e che lo spirito di Colin possa darvi una mano da lassù!