Sainz Jr e Verstappen, l’affascinante sfida della Toro Rosso
La Toro Rosso schiererà il prossimo anno una formazione giovanissima: Sainz Jr e Verstappen hanno 37 anni messi insieme. La coppia più giovane del Circus è da tenere d’occhio.
Carlos Sainz Jr e Max Verstappen. Sarà questa l’inedita coppia di piloti scelta dalla scuderia Toro Rosso per la stagione 2015 di Formula 1. Vent’anni il primo, diciassette il secondo. Entrambi figli d’arte e dotati di un piede destro particolarmente pesante, rappresentano una scelta forse rischiosa, ma certamente affascinante, per il team di Faenza.
Due rookie speso considerati, a torto, raccomandati a causa del cognome importante che portano. Una valutazione errata compiuta dal popolo del web abituato, nella maggioranza dei casi, a non guardare oltre il dorato mondo della Formula 1.
Sainz Jr ha un curriculum interessante, anche se non proprio ricco di trionfi. Vincitore del titolo Karting Asia Pacifico categoria KF3 nel 2008, ha posato il suo fondoschiena all’interno di numerose monoposto di differenti categorie quali la Formula BMW Pacific (2 vittorie), l’Eurocup Formula Renault 2.0 (senza successi), l’European Formula 3 (1 vittoria). Un palmares spoglio sino al suo arrivo in World Series. Dopo 9 gare di apprendistato nell’anno precedente, Sainz Jr ha infatti centrato, alla guida della monoposto del team Dams, il titolo della categoria WSR 3.5. Una stagione che ha visto lo spagnolo diventare autore di gare magistrali, condotte con piglio da leader dal primo all’ultimo giro. Ma anche di prestazioni opache, arrivate a seguito dell’annuncio di Kvyat compagno di team di Ricciardo in Red Bull. Una notizia che aveva pericolosamente minato la stabilità psicologica del giovane spagnolo e che aveva consentito al suo diretto rivale in classifica, Roberto Mehri, di guadagnare punti pesanti nei suoi confronti. La forza d’animo di Sainz Jr è stata immensa. Reagendo con determinazione, ha conquistato un campionato ampiamente meritato.
La Red Bull l’ha tenuto sulle spine sino alla fine, valutandolo anche nel corso dei recenti test di Abu Dhabi, per poi decidere di puntare su di lui e di salutare l’ormai “anziano” Vergne. Una scelta contestata sui social dai sostenitori del francese, ma pienamente condivisibile se si analizza il ruolo che tradizionalmente tocca alla Toro Rosso. La scuderia di Faenza, infatti, nasce come junior team Red Bull, ovvero una palestra dove far approdare i piloti più meritevoli dell’immensa filiera della casa austriaca, buttarli nel competitivo mondo della Formula 1 e verificare se siano pronti per diventare campioni o se, invece, quel talento emerso nelle categorie propedeutiche si sia smarrito strada facendo.
Vergne ha occupato il sedile della Toro Rosso per 3 stagioni consecutive, dal 2012 al 2014, alternando gare entusiasmanti ad altre decisamente anonime. La scelta di Kvyat in Red Bull, dopo un solo anno di apprendistato, è apparsa subito come una evidente e sonora bocciatura nei confroni del francese che adesso deve trovare una sistemazione altrove, sicuramente fuori dal mondo della F1. Le scelte più concrete sono due: affrontare l’avventura endurance con il progetto Nissan o salutare il mondo europeo delle competizioni per raggiungere il suo connazionale Bourdais nell’Indycar. Di sicuro l’abbandono della Formula 1 da parte di Vergne sembra immeritato, specie considerando che altri piloti di minor talento – ma dal maggiore peso economico – saranno al via della prossima stagione. Ma, purtroppo, anche questo è il mondo delle competizioni.
Max Verstappen rappresenta una sfida affascinante. L’olandese ha ceduto alle lusinghe della Red Bull quando gli è stato offerto un sedile nella massima formula, voltando le spalle agli uomini Mercedes che volevano metterlo sotto contratto per un futuro nel Circus. Il curriculum di Verstappen è ancora più striminzito rispetto a quello di Sainz jr. Esordio in monoposto nel 2014 nella Florida Winter Series e poi passaggio nel campionato europeo di F3, dove ha colto 10 successi su 33 gare, perdendo il titolo contro un altro giovane estremamente promettente, Esteban Ocon.
Sia l’olandese che lo spagnolo hanno già avuto modo di provare, nel corso di questa stagione, una monoposto di F1 ed entrambi sono subito sembrati a proprio agio con la potenza sconosciuta delle power unit. Le critiche piovute addosso al team di Faenza per aver scelto un ragazzo di diciassette anni sembrano figlie di un perbenismo immotivato. Se il talento c’è, l’età non conta. Vent’anni o diciassette sono soltanto un numero che non influenza il peso del piede destro.
La prossima stagione in molti staranno lì, con gli occhi puntati su Verstappen, pronti a criticare la scelta di Faenza al primo errore del ragazzo. Ma la sfida della Toro Rosso è intrigante e va dato merito alla scuderia di continuare a svolgere quel ruolo di talent scout che in passato era proprio della Minardi.