La storia si ripete: Vettel e le analogie con Schumacher
Un periodo abbastanza buoio e un pilota di talento in arrivo. La storia si ripete.
E’ ormai arrivato l’annuncio ufficiale: Sebastian Vettel guiderà per la Ferrari nel 2015, prendendo il posto di Fernando Alonso. Un passaggio di consegne che ha subito inasprito i toni sul web, creando due distinte fazioni tra chi ritiene che il tedesco sia la scelta giusta per la rinascita ferrarista e chi, invece, crede che senza lo spagnolo la Ferrari sarà destinata ad un lungo declino.
Scene già vissute nel 1995 quando, proprio la Ferrari, coadiuvata dall’intervento di Bernie Ecclestone, decise che era giunto il momento di dare una svolta significativa all’attività in Formula 1, scegliendo di giubilare Jean Alesi per far posto all’allora numero uno del circus: Michael Schumacher. La voce dell’ingaggio del campione del mondo girava già da tempo nel paddock, ma la conferma si ebbe soltanto nel mese di agosto di quell’anno quando l’Avvocato Agnelli non seppe resistere alla tentazione di mantenere segreto l’ingaggio di colui che avrebbe imparato ad ammirare nel corso degli anni.
La notizia fece subito il giro del mondo e, così come avviene ora per Vettel, i media prima ed i tifosi poi, osteggiarono l’arrivo del tedesco considerato glaciale, così diverso da quell’Alesi tutto cuore. Editoriali dell’epoca scrivevano a caratteri cubitali “dimentichiamoci certe emozioni”, dando per scontato che con l’arrivo di Schumacher, considerato superiore per via della vettura e non per il talento, l’anima latina della Ferrari sarebbe cambiata per sempre. Si scriveva testualmente: “ora Schumacher, si spera, ci porterà vittorie e ci farà urlare di gioia ogni volta che farà abbassare la bandiera a scacchi davanti al muso della sua Ferrari, ma quel qualcosa in più, quello che ci farà sentire parte di questa moderna Ferrari, dubitiamo che riuscirà, per carattere e per cultura a darcelo”.
I media osteggiarono ulteriormente l’arrivo del tedesco con sondaggi lanciati ad hoc che vedevano addirittura l’85% dei tifosi contrari all’arrivo di Schumacher, che si dichiaravano ancora innamorati di Alesi, e pubblicando addirittura lettere di appassionati del Cavallino che indicavano il tedesco come un grande bluff.
Lo stesso Michael, trovatosi improvvisamente in una tempesta mediatica, non capiva il perché di tutto quell’astio e all’epoca disse: “Non capisco davvero. Quando arrivo in Italia ho sempre una buona accoglienza, tutti gli appassionati mi fanno sentire il loro tifo, le tribune di Monza ed Imola sono sempre gremite di spettatori che mi applaudono, e quindi non riesco a capire perché questa gente ce l’abbia con me. Non riesco a spiegarmi, a farmi una ragione precisa, del perché questi tifosi non mi vogliano in Ferrari. Sono stupito ed imbarazzato di fronte a queste lettere”. Profetico fu l’allora manager Willy Weber che, di fronte alle tante critiche ricevute dal suo assistito, disse una saggia verità: “Sembra freddo e distaccato ma garantisco che non è così. Ha un grande cuore e quando la gente lo capirà difficilmente si staccherà da lui. Lo ameranno tutti e tutti faranno il tifo per lui”.
Chi reagì in maniera diretta a queste critiche fu Niki Lauda. “I tifosi non capiscono niente di F1. Scrivono le lettere e prendono le decisioni sulla base delle emozioni, ma con queste non si vince niente. Se la testa ha le idee ben chiare si va avanti, col cuore non si combina nulla in F1. E poi, chi non vuole Schumacher alla Ferrari? Credo proprio sia la minoranza di tifosi, tutti gli italiani capiscono bene l’importanza di questo pilota a Maranello”. Schietto come sempre l’austriaco e, a conti fatti, aveva ragione.
Unico che forse capì prima di tutti la situazione fu Alain Prost “Sono sorpreso dalle lettere dei tifosi che non vogliono Schumacher in Ferrari. Di solito essi vogliono il miglior pilota a disposizione perché porti la rossa alla vittoria. Ricordo che a Monza, il pubblico mi prese anche a sassate, ma appena si seppe del mio contratto con la Ferrari mi applaudirono tutti sul podio del Gp del 1989, al punto che regalai loro la coppa”.
Sappiamo tutti cosa ha poi rappresentato Schumacher per i tifosi Ferrari, quali sensazioni e quante emozioni ha regalato. E non è un segreto che viene ricordato con tanta nostalgia, soprattutto ora che a Maranello si susseguono anni difficili.
Ricordi di 19 anni fa che si intrecciano, in curioso gioco del destino, in quello che sta accadendo in queste ore. Vettel, il nemico giurato dei ferraristi nell’era Alonsista, colui che ha soffiato per ben due volte il titolo all’ultima gara all’asturiano, prenderà proprio il suo posto a Maranello.
Un’avventura che ha molte analogie con quella in cui si imbarcò Schumacher, con una Ferrari da rifondare per tornare ad essere competitivi in pista ed un clima da caccia alle streghe interno alla GeS da allontanare quanto prima, per tornare a respirare un’atmosfera di tranquillità.
Come sempre, quando un pilota che ha messo il cuore al volante di una monoposto di Maranello va via, i sentimenti prendono il posto della ragione e scatenano gelosie inasprite. Solo il tempo, come in ogni storia d’amore, sopirà il dolore e farà apprezzare ai tifosi quel giovane tedesco sino ad oggi odiato come nemico.