Monaco: è il festival del “monkey seat”
Le novità tecniche principali dei team vengono dal posteriore, con un proliferare di “monkey seat” per aumentare il carico aerodinamico delle vetture.
Nessun dubbio: se volessimo riassumere in due parole, dal punto di vista tecnico, il Gran Premio di Monaco, sceglieremmo certamente “carico aerodinamico”. Il circuito monegasco, infatti, è l’unico sul quale i tecnici fissano i profili al massimo dell’incidenza alare disponibile ed usando appendici con corda maggiorata.
Quella di Montecarlo, infatti, non è proprio la pista ideale dove introdurre novità tecniche o anche solo collaudare parti nuove. Ogni punto del circuito è del tutto atipico rispetto agli altri ed è quasi inutile provare parti nuove, specialmente se prototipali che rischierebbero di andare perdute anche nel più banale degli incidenti. Pertanto, le squadre concentrano tutto il lavoro sulla ricerca del massimo carico aerodinamico (oltre che del miglior set-up, ovviamente).
Quando le ali da sole non bastano allo scopo, ecco comparire appendici supplementari, come il famoso “monkey seat”, che non è altro che un profilo aerodinamico a sbalzo collocato sulla struttura deformabile al di sotto dell’ala posteriore. Questo elemento non svolge alcuna funzione particolare: semplicemente, devia una certa quantità d’aria verso il dorso del main plane dell’ala posteriore, aiutando i flussi a restare incollati allo stesso, incrementando la sua efficienza e, di conseguenza, il carico aerodinamico generato.
Nelle prime prove libere del GP di Monaco diverse squadre ne hanno presentato di nuovi. Tra queste anche la Red Bull che, fino alla scorsa gara, aveva scelto una soluzione atipica, montando il profilo al di sotto dello scarico, in modo da “spingere” i gas caldi verso l’alto. Per Montecarlo, il team di Milton Keynes hanno aggiunto un secondo elemento (FOTO), questa volta collocato al di sopra del terminale di scarico, il quale ha lo scopo di incrementare ulteriormente lo spostamento dei flussi caldi verso il dorso dell’ala posteriore.
Anche la Mercedes ha portato un nuovo monkey seat, sviluppando quello provato nel corso degli ultimi test in Spagna. A differenza della Red Bull, però, i flussi caldi sono solo “aspirati” dal dorso del profilo e direzionati verso l’ala (FOTO). Piuttosto interessanti, in questo caso, le paratie verticali dell’elemento, leggermente incurvate nella parte inferiore, volte chiaramente a raccogliere tutta l’aria calda in uscita dal terminale.
La rassegna continua con la Lotus che, a sua volta, ha sviluppato il profilo collaudato negli scorsi test (FOTO). Il principio è lo stesso della Mercedes: “aspirare” i gas caldi e direzionarli verso il dorso dell’ala posteriore per aumentare l’efficienza di quest’ultimo. Da notare, inoltre, che anche il monkey seat della vettura nero/oro è asimmetrico (tanto per cambiare…), con la paratia di destra tagliata e quella di sinistra arrotondata.
Profilo nuovo anche per la Toro Rosso, che ha adottato una soluzione molto simile a quella vecchia della Mercedes, con doppio profilo incurvato e paratie laterali dritte (FOTO).
Anche le altre squadre, pur non introducendo soluzioni nuove, hanno mantenuto l’elemento a sbalzo, a cominciare dalla Ferrari, che ha mantenuto il profilo simil McLaren (FOTO). Merita una menzione, infine, il sistema della Caterham, che utilizza un gran numero di profili (ben quattro!) a partire già dal diffusore (FOTO).