Hill su Imola ’94: “Da quel giorno, la F1 è maturata”
Damon Hill ne è certo: quel 1° Maggio 1994, la Formula 1 perse Ratzenberg e Senna, ma crebbe nel frattempo. Tanto da far diventare questo sport più sicuro e salvare altre vite umane.
Tornare con la memoria a quel tragico fine settimana di Imola ’94 è sempre traumatico. Soprattutto, per chi li ha vissuti da vicino. A venti anni dal Gran Premio di San Marino, in cui persero la vita Roland Ratzenberg e Ayrton Senna, le emozioni sono ancora palpabili.
“Quando ho visto il film su Ayrton, per me è stato uno shock, sotto diversi punti di vista”, afferma il Campione del Mondo 1996, Damon Hill. “Non è stato semplice guardare quegli eventi in terza persona dopo averli vissuti da vicino. Siamo cambiati così tanto, è difficile credere che tutto ciò fosse reale. L’intero fine settimana fu un drammatico crescendo, fino alla scomparsa di Ayrton”.
Damon ricorda perfettamente le domande degli addetti ai lavori in quei terribili giorni dove il destino sembrava si fosse accanito sulla Formula 1. “Tutti, nell’ambiente, iniziarono a farsi delle domande sul perché eravamo lì a correre. Molti trovarono proprio nel fascino del pericolo la prima motivazione che li faceva salire in macchina. Io me ne dissocio completamente. Quanto successo a Imola, costrinse tutti ad una reale e profonda riflessione: occorreva ripensare questo sport, per renderlo più sicuro. Perché quello che stava accadendo non era giustificabile, né moralmente difendibile. Da quel giorno, la Formula 1 è maturata tanto ed è grazie a quel cambiamento che molte vite sono state salvate”.
Hill ricorda perfettamente quell’anno in cui ebbe Ayrton come compagno di squadra, seppure per sole tre gare. Dopo aver passato una stagione a fianco di Alain Prost, per il pilota inglese si prospettava un’altra stagione da gregario, in attesa di tempi migliori. Ma la scomparsa di Senna a Imola cambiò le carte in tavola. Due gare dopo i tristi eventi di Imola, Damon Hill andò a vincere il Gran Premio di Spagna, iniziando così la rimonta che lo avrebbe poi portato a lottare per il Mondiale contro la Benetton di Michael Schumacher. “Quella di Barcellona, fu una vittoria importante. Fu una sorta di spartiacque per me. Fino ad allora, non pensavo che sarei stato considerato uno su cui puntare per la vittoria finale, come invece potevano essere Senna o Mansell. Chiaramente, non avrei voluto che la scuderia decidesse di puntare su di me in seguito a quanto era successo quel 1° maggio”.
E c’è sempre qualcuno che sottolinea come Hill sia solo stato favorito dagli eventi, perché se Ayrton non fosse morto, sarebbe stato lui a lottare per il campionato. Ma Damon, ribatte prontamente: “Non sono d’accordo. Delle volte, qualche opportunità nasce da eventi inaspettati. Cosa si dovrebbe fare in certi casi? Ignorarle? Sono sicuro che molti piloti sono invidiosi di quanto ho conquistato in F1, ma considerare la perdita di un compagno di squadra come un colpo di fortuna per la mia carriera, mi pare la maniera sbagliata di esprimere il concetto”.
L’ex pilota di F1 è tornato a Imola la scorsa settimana, insieme alla squadra di Sky Sports UK, per dare vita a quello che sarà uno speciale dedicato ad Ayrton. E, nonostante il luogo sia diventato meta di pellegrinaggio e vedrà, tra qualche giorno, un evento in memoria del pilota brasiliano, Hill non ha dubbi: “Ayrton non è Imola, non è al Tamburello. Ayrton è in Brasile, con i suoi cari”.