Capelli: “Dominio Red Bull? Con il turbo sarà un’altra storia”
[Esclusivo] Abbiamo chiesto a Ivan Capelli, ex pilota di F1 e oggi commentatore TV per la RAI, di darci il suo parere sulla Formula 1 del 2014 e non solo.
Non si fa altro che parlare di motori in questi giorni, proprio nel mese in cui tradizionalmente restano spenti. Almeno sulla carta, considerando i presunti test di Ferrari e Renault di cui si è parlato tanto nelle ultime ore. Abbiamo parlato con Ivan Capelli del prossimo campionato, commentando insieme una serie di informazioni e curiosità interessanti provenienti dal Circus.
D: Ivan, interessanti novità per la prossima stagione di F1. Quale pensi sarà quella più grande?
Ivan Capelli: “Il nuovo motore V6 è già di suo una grande novità. Ma ci saranno anche riduzioni di carburante importanti e i consumi andranno ad inficiare anche sui giri motore. E poi il Kers e l’ERS. La sfida più grande credo sia mettere insieme tutto questo, ma ciò potrebbe dare l’opportunità alle piccole squadre di avvicinarsi alla parte alta della classifica. Un po’ come accadeva negli anni ’80, quando la Leyton House che guidavo io, o la Minardi di Martina o la Tyrrell di Alesi, si permettevano di raggiungere anche le prime file. Una rivoluzione che potrebbe mescolare parecchio le carte e dare modo di avere queste belle cose che in F1 mancano da tempo”.
D: Si dice che delle nuove monoposto, si manterrà solamente il 5% delle vetture attuali. Certo è che ciò che si è imparato in questi anni in termini di meccanica e aerodinamica, non si può certo cancellare con un colpo di spugna. Il cambio dei regolamenti basterà per fermare il ciclo di Newey, Vettel e tutto lo squadrone Red Bull?
I.C.: “Credo che Newey sia in uno stato di grande forza in questo momento. Primo perché ha una squadra che è consapevole della forza e dell’importanza di quest’uomo. E lo tengono in una sorta di bambagia. Qualsiasi cosa chieda, la squadra glielo concede. Poi con Vettel hanno raggiunto una sorta di simbiosi perfetta. E Seb ci ha fatto vedere che quando è in palla, non sbaglia neanche una frenata. Quest’anno ci hanno dimostrato che anche cambiando filosofia sulla vettura, sono riusciti ad andare veloci ovunque. Tuttavia, dall’anno prossimo, con l’introduzione del turbo, sarà un’altra storia”.
D: Voci di corridoio parlano di un motore Renault meno competitivo rispetto ai rivali di Ferrari e Mercedes. Inutile dire che è troppo prematuro per potersi esprimere, ma tu come la vedi?
I.C: “La Renault quando è stata fornitrice di motori ha sempre dimostrato di saper fare il proprio lavoro. Quando si concentrano sul motore, non hanno rivali. Un po’ come la Honda: se si concentrano sul propulsore, fanno ottimi lavori, mentre quando hanno fatto tutta la macchina, si sono un po’ persi. Per cui ci sono delle realtà che riescono solo a creare la ciambella con il buco solo in quell’ambito. Renault, di fatto, è la vera antagonista di Ferrari e Mercedes. E poi ha storia, passato, esperienza. Un retagio di grandi tecnici che hanno lavorato all’interno della struttura, per cui è assolutamente da tenere in considerazione, perché può dare modo a più squadre di avvantaggiarsi”.
D: E sul fatto che si dica che la Mercedes abbia sviluppato un motore molto più potente degli avversari, cosa ne pensi?
I.C.: “Una Mercedes già davanti. No, lo escludo. Credo che siano dichiarazioni di marketing. Pensare che la Mercedes possa realmente avere un vantaggio di 100 cavalli, non esiste. Anche perché sono ancora alla ricerca della quadratura del cerchio. Credo, invece, che saranno tutti molto vicini. Anche se, per carità, saper mescolare bene le carta sono certo che farà la differenza”.
D: Del V6 Ferrari, invece, si vocifera sia molto leggero ma dai consumi ancora altini. Per il resto, tutto top secret. Pensi che il cambio di regolamenti permetterà alla Scuderia di tornare a dominare, come si augurava James Allison?
I.C.: “La Ferrari non è riuscita forse a trovare un uomo di riferimento quando è andato via Brawn. E forse ancora oggi mancano questi punti di riferimento. Il fatto che si continui a cercare un capo tecnico, credo possa essere il sintomi che qualcosa effettivamente non va. E’ passato Pat Fry, adesso c’è James Allison. Tutti nomi che continuano a girare, ma non c’è ancora nessuno che è capace di arrivare e diventare fulcro di un progetto, insieme ad Alonso, Domenicali e compagnia bella. Manca l’equilibrio: si ritarda a trovare nuove soluzioni e si va sempre alla rincorsa degli altri. Per cui, è sempre un affanno, un avere perennemente il fiato corto”.
D: Parliamo un po’ dell’aspetto umano di questa F1, i piloti. Purtroppo anche il prossimo anno, non avremo nessun pilota italiano a rappresentarci nel Circus. La Ferrari sta investendo molto su Marciello e Fuoco che probabilmente vedremo nel Circus tra qualche anno, mentre per Valsecchi e la Lotus sembra che l’idillio sia finito ancor prima di cominciare. Come giudichi questo momento?
I.C.: “Davide Valsecchi aveva le caratteristiche per mettersi in gioco con la Lotus. Perché comunque è un ragazzo che ha le idee chiare, è spavaldo, ed ha anche una buona dose di egocentrismo che, in questo ambiente, serve. Purtroppo l’Italia non riesce ad avere un pilota che venga preso in considerazione dalle squadre inglesi, che poi sono quelle che gestiscono la F1. Facciamo fatica perché non c’è una vera e propria politica che possa partire dalla base”.
D: E la Ferrari Driver Academy?
I.C.: “La Ferrari non ha mai fatto politica giovanile. Ha sempre cercato di arrivare con squadre già stabili e non con una seconda guida che può subire la pressione dei media o di un ambiente che può cambiare l’attitudine di un pilota. Ho visto un po’ quello che ha fatto Marciello in Formula 3, ma fin quando non arrivi a competere in un campionato come la GP2 o la WSR, è difficile capire se sei veramente un campione o no”.
D: Quale pensi sia il problema?
I.C.: “Adesso c’è una frammentazione di formule e formuline imbarazzante. Tutti sono campioncini di qualcosa: poi guardi la griglia di partenza e vedi che ci sono 10-12 macchine. Io ricordo ancora la F3 italiana a Monza, quando c’erano addirittura i ripescaggi, perché eravamo in 44! E quando uno vinceva la gara, diceva: ‘Cavoli, mi sono messo dietro altre 43 persone. Qualcosa posso valere’. Oggi, quando vinci una gara e ne metti dietro sette, non è la stessa cosa. Sì, hai vinto una gara, ma non ha lo stesso valore”.
D: Daniel Ricciardo, Daniil Kvyat, Kevin Magnussen. Tutti piloti che sono arrivati dalla World Series. Credi che sia questa, al momento, la categoria di riferimento?
I.C.: “Una volta c’erano la F3, la F2 e la F1. Un passaggio obbligato, semplice e lineare. La GP2 sembra al mometo l’unica a poter dare indicazioni vere e fin quando non arrivi lì, sei magari una buona promessa ma non una realtà su cui puntare. Al di là del fatto che l’occhio dell’intenditore possa comunque capire se ci sono qualità o meno. In questo caso, va dato merito alla Red Bull Racing di aver preso una quantità tale di piloti che almeno due buoni li tiri fuori. Se ne prendi due, come succede nelle altre squadre, magari sei sfortunato e ti ritrovi due brocchi”.