Quarant’anni senza Cevert, mancato erede di Stewart
Quarant’anni fa scompariva a Watkins Glen François Cevert, pilota di talento ed erede designato di Jackie Stewart in Tyrrell.
Correva l’anno 1973 e la Formula Uno era terra di conquista britannica, con il team diretto da Ken Tyrrell a lasciare solo le briciole ai diretti concorrenti. Jackie Stewart si era appena laureato campione del mondo per la terzo volta, al volante della splendida e velocissima Tyrrell 006 e l’ultimo appuntamento del mondiale in corso si sarebbe dovuto disputare su mitico tracciato del Glen, negli Stati Uniti.
In palio era rimasto ben poco. Con i titoli già assegnati, il vero obiettivo per i piloti era il terzo posto nella classifica a loro riservata, perché anche il secondo posto non era più in discussione. Emerson Fittipaldi, infatti, aveva già conquistato il velleitario titolo di vice campione. A contendersi l’ideale piazza sul podio due grandissimi piloti, che sarebbero poi rimasti uniti anche nella sventura: Ronnie Peterson su March e François Cevert su Tyrrell.
Sabato sei ottobre, qualifiche di Watkins Glen. La sfida per la pole position è un affare ristretto, un affare per due soli piloti: il francese della Tyrrell e lo svedese della March. Peterson ha il miglior tempo e Cevert decide di fare un tentativo per strappare la pole al collega, seppur soffra fisicamente a causa di una ferita alla caviglia, ricordo dell’incidente avvenuto in gara qualche settimana prima. Passato il traguardo, ecco la “Ninety”, curva destrorsa che immette nel breve tratto rettilineo, prima delle “Esses”. La Tyrrell viaggia che è una meraviglia, si immette nella sinistra-destra-sinistra ma a un tratto qualcosa non va. La vettura non reagisce ai tentativi di sterzata del francese, è un attimo, poi il buio.
La blue di Cevert sfiora il guard rail alla destra del circuito, viene sbalzata dall’altra parte, si capovolge e si incunea nel rail bilama di sinistra. L’impatto è tremendo, le conseguenze anche peggiori. Ai box arriva la notizia che una Tyrrell è stata coinvolta in un brutto incidente. Non può essere che François, Stewart è infatti ai box, senza casco e senza guanti.
La scena che si presenta davanti ai primi soccorritori è eloquente. Macchina divelta e corpo del trentenne straziato dai rail. I primi ad accorrere sulla scena dell’incidente, Scheckter, Pace e lo stesso Stewart, capiscono immediatamente la situazione. Anni più tardi, lo stesso tre volte iridato avrebbe dichiarato: “Non c’era più nulla da fare, era evidente. Ma ancora oggi mi sento in colpa. Ho rimorsi per non essere rimasto li con lui ancora, oppure per non avergli semplicemente tolto il casco”. Il legame tra i due era profondo, una bella amicizia che di solito rimane tabù tra compagni di squadra o si incrina al primo screzio.
Un destino tremendo, quello del francese. L’incidente al Glen privò Cevert della sua vita, oltre che del ruolo che per anni era stato di Stewart, perché al termine della stagione si sarebbe ritirato e avrebbe lasciato il suo posto all’amico. Cevert, ormai giunto alla soglia dei trent’anni, avrebbe avuto così l’occasione di puntare al titolo nell’età perfetta e consacrarsi finalmente tra i grandi della F1. Il transalpino, infatti, era stato fino a quel momento una grande promessa dell’automobilismo, ma ancora parzialmente inespresso perché subordinato allo spessore tecnico di Stewart. L’incidente a Watkins Glen ha privato la F1 dell’erede naturale dello scozzese tre volte campione del mondo e il pubblico di un astro nascente di indubbio valore.
Nonostante la perdita, questi quarant’anni non sono stati sufficienti per eliminarlo dal firmamento della F1, nonostante le poche vittorie, i pochi giri veloci e l’assenza dal palmarès iridato.
Ma questi, in fondo, sono solo dettagli.
Adieu, Françoise.