Test Red Bull – Pirelli: prove tecniche per il 2014?
La Red Bull ha portato in pista a Barcellona la RB7 per provare le gomme Pirelli 2014. Ma potrebbe esserci anche un altro scopo del test, un’ipotesi volutamente “diabolica”.
Già lunedì avevamo annunciato il test che la Red Bull e la Pirelli avrebbero svolto questa settimana (link articolo). Lo scopo, ufficialmente, era collaudare le coperture che la Pirelli porterà in pista per il prossimo Campionato 2014. Il test è cominciato nella giornata di ieri, giovedì 12 settembre, con Daniel Ricciardo (neo pilota RB per il 2014) al volante della Rb7, vettura campione del 2011. Sappiamo bene, infatti, che è possibile effettuare test con una vettura “vecchia” di almeno due anni; quindi non vi è dubbio sulla regolarità dell’evento.
Questo test, voluto a tutti i costi con la RB7, ci ha fatto venire qualche dubbio: e se la Red Bull avesse voluto fare delle prove per verificare il comportamento delle gomme e della vettura senza i benefici degli scarichi “soffianti”? Dal prossimo anno, infatti, le nuove regole impongono che le vetture siano dotate di un solo terminale di scarico, collocato in posizione centrale, inclinato di 5° verso l’alto e soprattutto posizionato tra 350 e 500mm al di sopra del fondo, quindi ben lontano da gomme e diffusore. Praticamente annullato del tutto ogni effetto benefico dei gas caldi.
La Rb7 fece degli “scarichi soffianti” la sua arma letale, riuscendo ad annientare la concorrenza con un retrotreno letteralmente incollato all’asfalto. Gli scarichi della monoposto, infatti, erano affogati nel fondo e soffiavano tra gomma e diffusore, provvedendo a sigillare quest’ultimo ai lati (FOTO). Situazione ben diversa da quella che si verificherà l’anno prossimo, quando gli scarichi dovranno essere ininfluenti con l’aerodinamica delle vetture.
Ora, alla luce di questa premessa, che senso avrebbe avuto svolgere un test con questo tipo di vettura? La risposta è semplicissima: assolutamente nessuno! Ma c’è un “ma”… La Rb7, infatti, si caratterizzava per un retrotreno estremamente rastremato e pulito, visto che, a differenza della Rb8 (dotata invece di tunnel e scivolo), gli scarichi scomparivano nel fondo senza “infastidire” l’aerodinamica; inoltre, la versione iniziale della vettura non prevedeva affatto gli scarichi “soffianti”, i quali erano collocati più centralmente (FOTO 1 – FOTO 2 – FOTO 3). La successiva Rb8, poi, nella sua versione pre-campionato, aveva gli scarichi in posizione alta e centrale ed orientati verso l’alto (FOTO), prima di darsi a tunnel e scivoli. La squadra, quindi, ha tutte le parti necessarie per configurare la vettura con gli scarichi in posizione centrale e lontano da diffusore e gomme, proprio come avverrà il prossimo anno.
Purtroppo non abbiamo foto ravvicinate della vettura durante il test, quindi non abbiamo possibilità di capire quale configurazione avessero gli scarichi durante la giornata. A voler essere maliziosi, però, si potrebbe ipotizzare che la Rb7 non fosse affatto dotata dei famosi “scarichi soffianti” (data la loro inutilità in ottica 2014), bensì di una configurazione con terminali più lontani possibile da gomme e diffusore. Lo scopo? Vedere come si comporta la vettura senza l’influsso degli scarichi con le gomme 2014 e, di conseguenza, acquisire dati importantissimi per la progettazione delle prossime vetture.
Va aggiunto, infatti, che, come confermato dallo stesso Paul Hembery, le gomme utilizzate sarebbero state prive di marchi e colorazioni, in modo che alla squadra austriaca restasse comunque l’incognita sul materiale concretamente utilizzato. Inoltre non era previsto alcuno scambio di dati tra squadra e gommisti. Qual è dunque l’utilità di un test simile e così “a scatola chiusa”?
E’ evidente che, alla luce di questo alone di “mistero”, la Red Bull fosse più interessata al collaudo di una particolare configurazione tecnica, più che a capirne davvero sulle gomme, di cui, come detto, non avrebbe conosciuto le specifiche.
Ovviamente si tratta solo di un’ipotesi “diabolica”, ma, in virtù di quanto abbiamo detto fin ora, non dovrebbe risultare troppo difficile intuire che lo scopo del test sia stato proprio in ottica progettuale futura. Come si dice in questi casi, “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca…”