Canada 2007, il primo autografo di Hamilton
La prima vittoria in Formula 1 ha sempre un gusto particolare, specie se conquistata nell’anno del debutto nella categoria.
10 giugno 2007. Una data impressa a fuoco nei ricordi di Lewis Hamilton. Proprio quel giorno, il giovane talento inglese, riuscì ad esprimersi al meglio riuscendo a coronare il sogno di cogliere la prima vittoria in Formula 1, nell’anno del debutto.
Nelle categorie inferiori Hamilton aveva stupito tutti grazie al suo immenso talento, ma gli spietati osservatori del Circus iridato erano pronti a bocciare la scommessa di Ron Dennis che aveva avuto il coraggio di affidare la McLaren numero due ad un giovane ventunenne, per di più al fianco dell’allora campione del mondo in carica Fernando Alonso.
I citati osservatori dovettero ricredersi.
Il talento di Stevenage conquistò la pole position proprio davanti ad Alonso, mentre in terza posizione si piazzò un ottimo Heidfeld su Bmw, davanti alle due Ferrari di Raikkonen e Massa. L’altra Bmw di Kubica partì dall’ottava posizione e, suo malgrado, fu protagonista negativo di quella gara.
Alla partenza, Hamilton mantenne la posizione, mentre il suo compagno di scuderia Alonso, autore di una pessimo spunto, arrivò lungo alla prima curva facendosi sorpassare da Heidfeld.
Per Fernando, la gara canadese fu una vera e propria sofferenza. Al giro 15, nella furia di rimontare nei confronti di quel compagno di squadra sempre più irriverente, andò nuovamente lungo alla prima curva, ed al giro 18 rifece nuovamente lo stesso errore che consentì a Massa di superarlo e piazzarsi in terza posizione.
Il nervosismo di Alonso si scontrava con la freddezza di Hamilton che guidava indisturbato la gara con ben diciannove secondi di vantaggio su Heidfeld. Il ragazzino si comportava come un pluricampione del mondo e Ron Dennis vedeva la sua scommessa diventare una splendida realtà.
Il giro 22 vide il crash di Adrian Sutil ed il conseguente ingresso della safety car. Il semaforo rosso in corsia box non impedì a Massa e Fisichella di entrare ugualmente per rifornire le loro vetture ormai a secco di carburante. Ciò comporto a fine gara una penalizzazione per i due piloti.
Il rientro ai box della safety car durò poco. Al giro 28 un contatto tra la Toyota di Trulli e la Bmw di Kubica fece schiantare violentemente la monoposto bianco blu contro i muretti di protezione. Una vera e propria esplosione di carbonio in prossimità del tornantino, con la cellula di sopravvivenza che fece il suo sporco lavoro e consentì al pilota polacco di uscire praticamente incolume da quel botto pauroso.
La safety car fu costretta a tornare nuovamente sul tracciato, ma ciò non impensierì Lewis Hamilton, ancora al comando di una gara che, giro dopo giro, sentiva sempre più sua. Se Hamilton era il protagonista indiscusso tra i 22 piloti in pista, la argentea vettura di sicurezza provava a rubare il primato delle inquadrature all’altrettanto argentea McLaren.
Giro 54: un altro crash, questa volta di Liuzzi, inaspettatamente in quarta posizione. Il botto costringe infatti Maylander a riaccendere i motori della vettura di sicurezza per far placare i bollenti spiriti in pista. Rientrata la safety car per l’ennesima volta, in testa Hamilton si involò solitario verso la sua prima, storica vittoria in Formula 1, mentre alle sue spalle un incredulo Wurz su Williams conquistò il terzo gradino del podio. Ed un ancora più sorprendente Takuma Sato, sulla Super Aguri, riuscì a sopravanzare Fernando Alonso issandosi al sesto posto.
Il commento più lungimirante in quella magica giornata venne da un ex campione del mondo britannico, Damon Hill, che disse “Non dovremmo sottovalutare che cosa è riuscito a realizzare questo ragazzo in così poco tempo”. Il commento di Hill mise a tacere gli ultimi scettici sul cristallino talento di Stevenage che si ritrovò in lotta per il mondiale sino all’ultima, sciagurata, gara dell’anno.
Una data impressa a fuoco nei ricordi di Hamilton, ma anche per un certo Sebastian Vettel, all’epoca semi sconosciuto terzo pilota Bmw chem per il successivo Gran Premio degli Stati Uniti, fu chiamato a sostituire l’infortunato – ma miracolato – Kubica.
Una data, quel 10 giugno 2007, che può considerarsi lo spartiacque tra la Formula 1 targata Schumacher – Alonso, e la nuova formula 1 dei baby fenomeni.