F1 Story: Spagna 2001, un boccone amaro per Hakkinen
Calma apparente. Così Mika Hakkinen sfogò la sua frustrazione al termine del Gp di Spagna 2001, perso a poche curve dalla fine per un guasto al motore Mercedes della sua McLaren.
L’appuntamento iberico passò alla storia per via della resa incondizionata della FIA all’elettronica. La Federazione, infatti, non essendo più in grado di stare al passo con le evoluzioni portate in pista dalle varie scuderie, decise di alzare bandiera bianca e concedere alle squadre di utilizzare tutto: dal controllo di trazione alla scalata automatica delle marce.
Le qualifiche videro primeggiare Michael Schumacher su Hakkinen di soli 85 centesimi di secondo, mentre in seconda fila si piazzarono i gregari Coulthard e Barrichello, seguiti a loro volta da un ottimo Ralf Schumacher, davanti a Trulli, Villeneuve, Frentzen e l’allora esordiente Raikkonen.
La domenica della gara, i colpi di scena non mancarono. Il giro di ricognizione vide la McLaren di Coulthard piantarsi sulla pista col motore ammutolito. Il pronto intervento dei meccanici riuscì a far prendere il via al pilota scozzese, ma dal fondo dello schieramento.
Lo start fu caratterizzato da una ottima partenza di Michael Schumacher davanti ad Hakkinen, Barrichello, Ralf Schumacher, Trulli e Montoya. Coulthard, entrato in contatto con Bernoldi, danneggiò l’ala anteriore e fu costretto ad una sosta in più ai box, compromettendo ancor di più la propria corsa.
I due grandi protagonisti della stagione 2000, Schumacher ed Hakkinen, tennero nel corso della gara un ritmo infernale ed inavvicinabile per il resto della ciurma.
Dopo la seconda sosta ai box, avvenuta per il tedesco di Kerpen al giro 43, il finlandese della McLaren iniziò a pestare duramente sul pedale dell’acceleratore al fine di guadagnare quanto più possibile sul campione del mondo in carica. Schumacher uscì dai box con una vettura che presentava delle strane vibrazioni al retrotreno che gli impedirono di raggiungere Hakkinen, ormai dominatore solitario del Gran Premio.
Il colpo di scena, tuttavia, era in agguato e si manifestò nel corso dell’ultimo giro. La McLaren di Hakkinen iniziò a rallentare e fumare dal posteriore, ed un incredulo Michael Schumacher riuscì a sopravanzare il rivale finlandese ed a conquistare una insperata vittoria davanti a Montoya e Villeneuve al primo podio con la BAR.
Hakkinen abbandonò la sua vettura nel prato e tornò mestamente ai box, rimediando un passaggio seduto sulla fiancata della monoposto gemella di Coulthard. Ad attenderlo in pit lane trovò Schumacher che lo abbracciò, quasi a volersi scusare di averlo privato di un successo più che meritato.
A posteriori si può pensare che quella concente sconfitta, accolta in modo zen dal finlandese, abbia innescato nella mente del due volte campione del mondo i primi dubbi sulla sua permanenza nel mondiale di Formula 1. Solo pochi mesi più tardi Mika confessò al mondo la sua decisione di volersi allontanare dalle competizioni perché stanco. Un addio che diede il via all’ascesa del giovane connazionale Kimi Raikkonen, ma che privò Schumacher dell’avversario più ostico incontrato nel corso di quel periodo della sua carriera.