Imola ’89: il sorpasso della discordia
La Formula 1 conta un’innumerevole quantità di duelli “fratricidi”, di acerrime battaglie tra compagni di squadra, di ordini di scuderia non rispettati. Tra i tanti, quello andato in scena ad Imola ’89 tra Senna e Prost.
La battaglia a cui abbiamo assistito tra Vettel e Webber in Malesia, con il tedesco che va a prendersi di forza la vittoria ai danni del compagno di squadra che lo stringe pericolosamente a muro, ha rievocato tanti eventi del passato. C’è chi ha rivissuto il dramma di Gilles Villeneuve e Didier Pironi ad Imola ’82, chi l’incidente tra Senna e Prost a Suzuka ’89, chi altri eventi simili che da sempre caratterizzano le corse della massima formula. Ma ce n’è uno in particolare che presenta tantissime similitudini a quello visto domenica in pista tra i due della Red Bull: Imola ’89.
La rivalità tra Senna e Prost era come un vulcano pronto ad esplodere, ma non aveva ancora raggiunto livelli critici. Senna portava il numero 1 sulla sua McLaren Mp4/5, dopo aver conquistato il mondiale nel 1988 proprio ai danni del “professore” grazie ad una corsa formidabile in Giappone. Prost cominciò ad avvertire la presenza ingombrante del compagno di squadra ed il box del team bianco-rosso diventava sempre più stretto. Tutti sapevano che il 1989 sarebbe stato l’anno della supremazia di Alain Prost o della definitiva consacrazione di Ayrton Senna: non c’era più spazio per entrambi.
Ad Imola, Senna ottenne la pole position precedendo Prost di un soffio; tutti gli altri erano ad oltre un secondo e mezzo di distacco dalle due McLaren, quindi si prospettava una grande doppietta per il team di Woking. Senna suggerì a Prost un accordo: non ostacolarsi alla prima curva (allora era la Tosa, ndr). Chi fosse arrivato primo alla staccata avrebbe mantenuto la testa della corsa. Prost accettò e, difatti, arrivati alla Tosa, si accodò al compagno di squadra, che era partito meglio di lui ed aveva conservato la pole.
Dopo tre giri, però, vi fu il grave incidente di Berger, con la Ferrari che andò dritta al Tamburello e fu avvolta immediatamente dalle fiamme. La corsa fu sospesa e vi fu una nuova partenza. Stavolta Alain partì meglio di Ayrton ed andò al comando, almeno fino alla Tosa, quando Senna, dopo avergli preso la scia, lo superò ed andò a vincere la corsa tra le polemiche. Facilmente immaginabile la delusione e la rabbia di Alain Prost al termine della corsa: fu tale che il francese, dopo l’apparizione di rito sul podio, disertò la conferenza stampa, senza rilasciare alcuna dichiarazione a nessuno.
Dal canto suo, Senna era convinto di stare dalla parte della ragione: “Alla seconda partenza lui partì più veloce di me, ma io gli fui immediatamente alle costole, approfittando della sua scia. Guadagnai facilmente velocità e feci la mia mossa ben prima della zona di frenata. In pratica, a mio avviso, avevo iniziato il sorpasso prima della curva e di conseguenza eravamo fuori dai termini del nostro accordo. Cosa avrei dovuto fare? Spostarmi perché ero più veloce di lui? In quell’accordo avevamo sempre stabilito che non avrebbero dovuto esserci manovre di sorpasso in frenata alla prima curva. Il sorpasso era cominciato mentre mi accostavo a Prost sul rettilineo e all’altezza della prima curva eravamo fianco a fianco“.
In realtà, più semplicemente, Senna fu infastidito dalla miglior partenza di Prost e volle subito rimettere le cose in chiaro. Probabilmente se non fosse successo alla prima curva sarebbe successo poco più avanti. Ma Senna avrebbe comunque vinto quella corsa se avesse avuto l’occasione. D’altronde, aveva cominciato a far breccia nel box della McLaren; gli serviva il colpo di grazia per far fuori Alain.
E probabilmente riuscì nell’intento. Anni dopo Prost dichiarò: “Non sono stati rispettati gli ordini di scuderia. Al termine della gara Senna andava giustificandosi che il patto non era più valido perché non si era trattato dello start, ma della ripartenza! E dunque il patto che avevamo stretto non aveva più senso. Come ho già detto in precedenza, aveva le sue regole, le sue idee , che talvolta erano veramente tanto tanto…strane direi, ecco. Il fatto è che era stata tutta una sua proposta quella di non combatterci a vicenda, fatto nell’interesse mio, della squadra oltre che suo. Io avevo accettato senza problemi. E da lì in poi mi sono detto: “E’ finita con lui ho categoricamente chiuso!”. Certo, continuavo a lavorare con lui a livello professionale perché eravamo nella stessa squadra,ma per quel che mi riguardava a livello personale, di rapporti umani, era tutto terminato. E di tutto questo ne risentì l’intera atmosfera nella squadra.”
E così fu. Senna guadagnava di giorno in giorno maggiori consensi di Prost in seno alla McLaren, tanto che Alain cominciò a guardarsi intorno e cominciò a trattare con Cesare Fiorio per un passaggio alla Ferrari. La situazione cominciò ad essere insostenibile a Monza quando Prost, pur avendo dieci punti in più in classifica rispetto a Senna, era praticamente già “separato in casa”. Tutti lavoravano con e per Senna, compresa la Honda. Però Prost vinse ed arrivò alle ultime due gare con 16 punti di vantaggio sul compagno. A Suzuka Ron Dennis ordinò ai due di non combinare disastri, di pensare al bene della squadra. Sappiamo tutti come andò a finire…