Rosberg: il “mediano” che si è ribellato al destino
Dalla Williams di papà Keke alla Mercedes che è un po’ casa sua, visto che Nico è a tutti gli effetti tedesco e non finlandese.
Sei anni e tre gare volate via in un soffio di vento gelido che l’aveva trasformato da giovanissima promessa a pilota incompiuto. Uno di quelli che aspetta sempre l’auto giusta. Quella, per intenderci, che per molti altri non è mai arrivata.
Rosberg jr è veloce, concreto, affidabile nell’abitacolo, disponibile e brillante fuori. Un tipo okay che è sempre piaciuto a tutti ma che non ha mai fatto impazzire nessuno.
Lo strano destino di chi sa fare tutto bene ma forse niente in modo eccellente. Eppure spulciando le statistiche il suo rendimento è stato sempre altissimo, soprattutto nei confronti dei compagni di squadra, incluso il sette volte campione del mondo Michael Schumacher.
“Una vita da mediano” insomma, uno di quelli che “non ha nè lo spunto della punta nè del 10 che peccato…”
Ma Nico sabato mattina ha deciso di non volerci più stare “lì nel mezzo“, ha abbassato la visiera con cattiveria e ha realizzato il giro più bello della sua vita corsaiola. Cinque chilometri di perfezione stilistica e agonistica, un danzare armonico e pulito tra le curve sinuose del tracciato di Shanghai per poi lanciarsi come un’iradiddio sui rettilinei.
Ha battuto Schumacher in qualifica dopo due passaggi a vuoto nelle prime gare. E’ ritornato davanti al kaiser nel giorno più importante.
Mettendo dalle qualificazioni una seria ipoteca su quella prima vittoria che sembrava irragiungibile, quasi una maledizione. Lui era il figlio d’arte dai modi gentili che raramente infastidiva gli avversari.
Una bravura al volante un po’ fine a se stessa, “anonima” a voler essere cattivi. Fino alla magica domenica di Shanghai. Che Rosberg non ha soltanto vissuto da dominatore incontrastato ma nella quale ha fatto soprattutto sentire la sua voce: “Ehi ragazzi ci sono anche io” avrà pensato sul podio stretto nella morsa dei dioscuri McLaren.
Nico si è ribellato con perentoria autorità al suo destino da piazzato di lusso. Le urla di gioia al traguardo più che per la vittoria sono arrivate per la liberazione da uno zero in casella immeritato, doloroso, ingiusto.
Il tedesco non sarà un numero 10 ma non è nemmeno quel centrocampista tutto legna e poca classe per il quale rischiava di passare. E’ un signor pilota che a parità di macchina può giocarsela con tanti campioni più blasonati.
E’ stato il primo campione della Gp2 (nel 2005), fa parte di quella generazione di talenti che ha visto sbocciare gente del calibro di Hamilton e Vettel. E se la Mercedes confermerà la competitività della Cina la vittoria di Rosberg rischia di diventare la prima di una lunga serie di soddisfazioni e non di restare semplicemente un episodico assolo.