Ferrari: le monoposto della “grande attesa”
“Schumacher ha dovuto attendere ben 4 anni prima di conquistare il suo primo mondiale con la Ferrari“. Con queste parole il presidente Luca Cordero di Montezemolo ha risposto alla Gazzetta dello Sport riguardo agli anni in rosso, privi di soddisfazioni mondiali, di Alonso.
Un attesa di quattro anni, dal 1996 al 2000, durante la quale la Scuderia è stata rifondata a livello di uomini e di tecnica, e che ha visto in pista vetture che hanno scritto la storia della casa di Maranello.
La prima rossa dell’era Schumacher è la F310, del 1996. Vettura sgraziata, enorme, aerodinamicamente superata, dotata di protezioni laterali per la testa esageratamente elevate. Disegnata da John Barnard, la prima vettura col V10 made in Maranello si caratterizza per il muso con un monopilone, sostituito a metà stagione da un classico muso alto con doppi piloni di sostegno dell’ala e dalle pance laterali, staccate dalla scocca e con un accenno di doppio fondo simile alla F92A. Innovativo il volante con la strumentazione digitale integrata che farà scuola in Formula 1. Curioso ricordare che a causa di un cattivo lavoro in galleria del vento, i piloti in rettilineo dovevano inclinare la testa di lato per poter consentire alla presa d’aria dinamica di far respirare meglio il motore. La vettura non consentirà a Schumacher di lottare per il mondiale visto lo strapotere Williams di quell’anno, ma regalerà a Schumacher tre gioie immense, ovvero le vittorie nel Gp di Spagna, del Belgio e d’Italia.
Anno 1997, a Maranello viene presentata la F310B, vettura chiaramente ispirata dalla Williams. La monoposto sarà l’ultima a portare la firma di John Barnard, al quale subentreranno Rory Byrne e Ross Brawn. Con Schumacher si riforma il trio delle meraviglie degli anni d’oro in Benetton. Lo sviluppo della monoposto è drastico, tra i vari elementi modificati ricordiamo la presa d’aria dinamica separata dal poggiatesta ed i deviatori di flusso davanti le ruote posteriori distaccati dai sostegni laterali dell’ala posteriore.
Nonostante il caratteristico disegno delle pance penalizzasse la penetrazione aerodinamica, Schumacher riesce a lottare fino all’ultimo con Villeneuve. Sul circuito di Jerez, ultimo appuntamento della stagione, i due sono distaccati in classifica da un solo punto. Il dramma sportivo consumatosi in terra spagnola scuoterà gli animi della Scuderia e dei tifosi per gli anni successivi.
Anno 1998, a seguito di una rivoluzione regolamentare tutti i tecnici partono da un foglio bianco. Il duo Byrne – Brawn presenta al mondo la F300, monoposto figlia della vecchia galleria del vento. La vettura si caratterizza per una svasatura evidentissima presente sulla parte superiore del telaio che in linea teorica sarebbe dovuta servire a pulire i flussi d’aria indirizzati verso il casco del pilota. Altra particolarità è data dal disegno delle pance: queste continuano ad avere un disegno molto squadrato con una svergolatura interna dovuta alla presenza del serbatoio benzina.
Anche in questo caso la vettura non è un fulmine di guerra, dovendosi confrontare in quella stagione con la stratosferica McLaren MP4/13, disegnata da un certo Adrian Newey. La sfida è tra due campioni diversi tra di loro. Da un lato il freddo e calcolatore Schumacher, dall’altro il veloce ma fragile Mika Hakkinen. Così come l’anno prima, anche nel 98 la Ferrari resterà in lotta sino alla fine, ma un errore del tedesco che fece spegnere il motore della monoposto alla partenza del giro di ricognizione e una successiva foratura con ritiro in gara, consegneranno il primo mondiale al finlandese volante.
L’ultimo anno di purgatorio per la casa di Maranello è il 1999. In un freddo mattino invernale viene svelata la F399, logica evoluzione della F300, caratterizzata da un particolare disegno delle pance, rialzate nella parte esterna, la vettura subisce una evoluzione costante nel corso della stagione. Tuttavia non sarà Schumacher a tenere vive le speranze di Maranello in quell’anno. Il tedesco, infatti, si frattura la gamba nel corso del primo giro del Gp d’Inghilterra. Toccherà ad un incredulo Irvine lottare contro Hakkinen. La stagione non sarà tuttavia facile, tra ruote misteriosamente sparite nel corso di un pit stop al Nurburgring ed i veleni per i deviatori di flusso considerati irregolari nel corso del Gp della Malesia. Anche in questo caso la Ferrari vedrà svanire il sogno mondiale all’ultima gara, sempre sul circuito di Suzuka, divenuto ormai croce e delizia dei tifosi della Rossa. Tuttavia verrà conquistato il mondiale costruttori, trofero che mancava nella bacheca di Maranello dal lontano 1983.
Nei 4 anni che fuorono necessari al tedesco per tornare campione iridato la Scuderia ha subito delle pressioni notevolissime, simili a quelle che hanno accompagnato i recenti test invernali, ma fu capace di creare un gruppo tecnico di primo livello e di tornare a fare la voce grossa anche a livello politico.
Di sicuro la Ferrari di oggi ha bisogno di ricreare i presupposti tecnici e politici per tornare vincente nel mondiale, ma i tifosi si augurano che Alonso impieghi meno tempo di Schumacher per fregiarsi del titolo di campione del mondo per la terza volta.