Melbourne 2001, l’anno degli esordi eccellenti
Poco meno di sette giorni ed i veleni e le polemiche che hanno alimentato i test invernali 2012 verranno spazzati via dall’unico cronometro che conta, quello della pista.
Il circuito cittadino dell’Albert Park porrà finalmente fine ai pruriti degli appassionati, rimasti per troppi mesi a bocca asciutta e sazierà finalmente la fame di Formula 1 divenuta ormai quasi esagerata. Se l’edizione del 2012 vedrà al via ben sei campioni del mondo, merita un ricordo anche la particolare edizione 2001 del GP australiano.
In quella occasione, la Ferrari schierava la F2001 con in bella vista il numero 1 conquistato l’anno precedente, grazie alla vittoria sul campo ottenuta contro la McLaren ed un indomito Mika Hakkinen, un ventennio dopo Scheckter.
Quel 4 marzo 2001, a Melbourne, si affacciavano al mondo della Formula 1 tre golden boy dell’era moderna. Il primo è Juan Pablo Montoya, campione Indycar nella stagione precedente, portato in F1 da Frank Williams per guidare la sua monoposto dotata del potente motore BMW. Il colombiano aveva in mente solo un obiettivo: sconfiggere il campione in carica Michael Schumacher. Nonostante qualche duello all’ultimo sangue tra i due, il suo restò solo un sogno.
Altro esordiente di lusso era Kimi Raikkonen. Peter Sauber si era innamorato di questo timido finlandese con alle spalle solo un anno in Formula Renault. Il patron svizzero ne aveva carpito subito il potenziale e decise di puntare su di lui. Raikkonen correva con una superlicenza “a tempo”, proprio per la mancanza di esperienza, che poi venne confermata nel corso delle successive gare. Kimi in Australia stupì tutti. Tredicesimo al via, fu autore di una gara tattica ed intelligente che lo portò al sesto posto finale e, quindi, a conquistare il primo punto mondiale della sua carriera.
Ultimo in ordine di apparizione è un certo spagnolo di cui sia Flavio Briatore che Giancarlo Minardi dicevano un gran bene: Fernando Alonso. Lo spagnolo si trovava alla guida di una poco competitiva Minardi, ma il suo talento emerse senza fatica fin da subito. In qualifica si qualificò diciannovesimo ed in gara riuscì a concludere al dodicesimo posto, mettendosi alle spalle gente del calibro di Fisichella e Button, al volante di una Benetton ormai in fase calante.
La gara fu una cavalcata in solitaria per Schumacher, autore nelle libere del venerdì di un capottamento passato alla storia. Alle sue spalle si infiammava la lotta per il secondo posto tra Coulthard e Barrichello, con quest’ultimo incapace di superare lo scozzese. Il rivale storico del Kaiser, Mika Hakkine, fu costretto al ritiro a causa del cedimento della sospensione che lo mandò contro le barriere.
Anche nelle retrovie la lotta era infuocata. Un contatto tra Villeneuve alla guida della BAR e Ralf Schumacher al volante della Williams causò il decollo del canadese, il quale si schiantò contro le barriere di protezione. La vettura ne uscì distrutta, ma il pilota campione del mondo ’97 ne uscì miracolosamente illeso. Non ebbe la stessa fortuna un commissario di percorso, investito dai detritri della BAR ormai fuori controllo, che in quella occasione perse la vita.
Quale modo migliore di ammazzare il tempo, in questa ultima domenica senza F1, rivedendo l’intera corsa? Buona visione!