La Ferrari e quella crisi che non c’è….
Vi ricordate l’Isola che non c’è di Peter Pan? “Seconda stella a destra…”. Be’ in Ferrari potremmo parlare di “Secondo box a destra…” per arrivare alla “crisi che non c’è”.
La Penisola che segue la Nazionale dei motori è incline a un disfattismo generale a tratti grottesco, pronta a trovare aspetti negativi sia nei giri percorsi dalla Ferrari nei test che in quelli non percorsi.
In verità non c’è nessuna crisi Ferrari, o quantomeno non c’è ancora se proprio siete dei pessimisti cosmici. Non c’è ad esempio qualla “preoccupazione di aver sbagliato macchina” che certi media, anche autorevoli, descrivono in tono allarmistico.
Ci può stare, e forse c’è, un lavoro frenetico e complicato per preparare una monoposto completamente stravolta nei principi. Dall’aerodinamica alle sospensioni. Tutta nuova e quindi leggermente più acerba rispetto a quelle rivali che hanno dato continuità al passato.
Detto ciò è normale essere affascinati dal rumore dei motori, dal cronometro e quindi dai test invernali. Perchè pur sempre di corse si tratta. Ci piace seguirli, commentarli, studiarli.
Ma non ci dicono niente. Sono come il calcio d’estate, la gente lo guarda e si appassiona perchè aspetta la Serie A ma in fin dei conti vale meno di zero. Il più spettacolare dei Trofei Tim o simili viene spazzato via nei ricordi dalla prima partita dove si assegnano i tre punti.
L’anno scorso nell’inverno della Formula 1 la Ferrari sembrava essere l’anti Red Bull per poi ritrovarcela in Australia 1,5 sec. dietro alle lattine. E la McLaren, persa com’era nel suo multi-scarico Octopus, pareva una vettura addirittura innocua. Ed era la medesima vettura che poi ha vinto sei gare.
La Ferrari, tra le pieghe di un lavoro avvolto nel mistero e certamente di difficile lettura, qualche segnale di vitalità l’ha dato. L’affidabilità in primis, e poi long run degni di nota con gomme morbide e dure.
Proprio le gomme dure sembrano spaventare davvero di meno, Alonso con la mescola “nemica” ha fatto segnare un ottimo tempo. E non era completamente scarico di carburante dato che ha realizzato la prestazione in uno stint di otto giri.
Si potrebbe partire da questo per raccontare il prestagione della Ferrari, ma anche dalla simulazione di Gp di Massa che con gomme (morbide) consumate girava su tempi più che dignitosi. Sempre Felipe, con gomme dure, ha mantenuto un passo più competitivo a parità di giri rispetto a quello di Button con gomme medie.
Tutto ciò non vale niente, perchè i carichi di benzina restano il grande mistero dei test, ma tant’è.
E’ davvero troppo facile e anche un po’ ridicolo parlare di difficoltà perchè la Rossa non aggredisce il cronometro. Se la Ferrari montasse le soft o le supersoft per staccare un tempone non cambierebbe niente.
“I titoli di giornali”, per dirla alla Fry, non portano punti. E se scervellarsi ai box provando mille regolazioni e assetti può servire a togliere un solo decimo di secondo, be’ tutto ciò vale molto di più rispetto ad un giro lanciato per la gloria provvisoria. A quale tifoso interessa veramente vincere un’amichevole di calcio ad agosto?