Red Bull Rb8: è il dettaglio che fa la differenza
Inutile chiedersi perchè sia la più fotografata e studiata: è la Red Bull RB8, la vettura del team campione del mondo, progettata da quel geniaccio di Adrian Newey. Basta solo questo per capire perchè tutta l’attenzione degli altri team, degli addetti ai lavori e dei tifosi si concentra con così tanto accanimento verso questa monoposto.
Se per gli altri team l’argomento principe al momento delle presentazioni è stato “scalino si, scalino no”, per la RB8 si è andati decisamente più in là, quasi come se il noto scalino fosse la preoccupazione minore degli avversari di Newey. Ed infatti, la nuova vettura anglo-austriaca è un vero concentrato di dettagli interessantissimi, altro che scalino! In verità, anche questo, in linea con il trend di inizio stagione, è ovviamente balzato subito all’occhio di tutti per una curiosa feritoia di dubbia utilità, che però ne nasconde un’altra non ben visibile ancor più equivoca.
Ma guai a concentrarsi su un dettaglio solo! Come Newey ci ha ben abituato ormai, ogni singolo centimetro della monoposto richiede il massimo sforzo degli ingegneri e nulla può essere lasciato al caso. Quindi procediamo con ordine, tentando di svelare ogni piccolo dettaglio di questa vettura, cominciando proprio dal discusso scalino del muso.
Quella feritoia, inaspettata ed inaspettabile, ha infatti scatenato la fantasia di tutti relativamente alla sua utilità. Guai a credere che serva a rinfrescare Vettel e Webber, come affermato dallo stesso Newey. Non raffredderà certo il kers, e allora a cosa serve quella maliziosa feritoia? La risposta la possiamo solamente ipotizzare (lungi da noi spacciarci per ingegneri aerospaziali) osservando la foto della scocca priva del musetto; non vi è alcun foro nella scocca nella parte superiore, quindi l’aria che entra dalla fessura non finisce da nessuna parte, ma resta lì, e svolge quindi un’altra funzione: lo scalino dovrebbe funzionare come un Gurney flap, generando due vortici controrotanti immediatamente sul cockpit; la diminuzione della pressione in quella zona causata dai vortici aiuta a mantenere il flusso attaccato al profilo della scocca, senza che si verifichi un “distacco di vena”.
La fessura dubbia è invece quella invisibile posta sotto al musetto (FOTO); qui i buchi nella scocca ci sono eccome, ma quale utilità abbiano lo sa, purtroppo, solo Newey. In teoria potrebbero raffreddare l’elettronica posta in quella zona, forse il kers; ma potrebbero anche finire nello splitter o addirittura nel diffusore, e qui la fantasia si spreca.
Oltre alle fessure e agli scalini, c’è un altro elemento degno di nota: le derive poste al di sotto delle sospensioni anteriori. Anche questi particolari presentano un taglio netto che svolge la solita funzione di generare vortici e mantenere la vena fluida il più possibile legata ai profili sinuosi, indirizzando il flusso in maniera precisa. Tuttavia, la Red Bull non è la sola ad avere quest’appendice, ma solo sulla RB8 si può riscontrare una ricerca del dettaglio così scrupolosa. Questa zona, inoltre, riveste un’importanza fondamentale, in quanto tutti i flussi provenienti dall’avantreno vengono poi variamente indirizzati verso il fondo, verso le pance e verso il retrotreno. La pulizia di questi flussi può risultare davvero determinante.
Tralasciando la forma delle bocche di ingresso dei radiatori e della solita cura dimagrante subita dalle pance, estremamente rastremate sia nella parte inferiore che verso il cambio, ci spostiamo verso il retrotreno, che presenta numerosi dettagli meritevoli di attenzione.
La posizione degli scarichi è senza dubbio singolare (FOTO): questi sono posizionati in prossimità dell’asse longitudinale della vettura e soffiano in direzione del canale che si crea tra diffusore, supporto ala posteriore e paratie della stessa, sfruttando anche il braccio superiore della sospensione, opportunamente rivestito, per indirizzare i gas roventi. Niente protuberanze, niente inclinazioni particolari, solo massima pulizia per incrementare al massimo il passaggio di aria in questa zona così delicata. La ricerca esasperata del dettaglio la si nota osservando le prese d’aria dei freni posteriori, opportunamente sagomate per sfruttarle come elementi aerodinamici. In questa zona, tra la paratia dell’alettone e la gomma, sono presenti ben sette profili, tutti diretti a raccogliere la grande quantità di aria che attraversa il posteriore per generare deportanza e “caricare” gli pneumatici (FOTO).
La chiusura non poteva che essere dedicata al diffusore, croce e delizia di ogni progettista. Oltre al già noto Gurney flap, che percorre tutto il bordo del diffusore, è possibile notare i sensori della temperatura fissati al supporto dell’ala posteriore, segno evidente che i gas di scarico attraversano proprio quella zona. Le paratie dell’ala, rasentando il diffusore, provvedono a “sigillare” il canale che si crea tra ala e diffusore, ed è proprio in quell’area che vengono “sparati” i gas di scarico, creando certamente un “effetto venturi” che risucchia l’aria proveniente dal fondo della vettura, generando quindi carico aerodinamico.