Pazzesco Webber e che partenza Schumi: magie a Spa!

Un gesto magnifico, il sorpasso più bello della gara e forse uno dei più entusiasmanti  del 2011. Mark Webber nel tessere la sua rimonta belga si fa grande interprete di quella sottile linea   psicologica con la quale deve fare i conti un pilota da corsa.

Istinto purissimo contro il dovuto autocontrollo. Universi opposti che devono per forza di cose trovare un punto di incontro nello stretto abitacolo di una monoposto lanciata a trecento orari. Un processo alchemico nel quale le componenti si mescolano, trasformando la guida in magia.

La razionalità diventa sentimento, la ragione diventa cuore. L’adrenalina sale e conta solo mettere le ruote avanti a quelle dell’avversario. E’ la lucida follia che ci fa amare le competizioni. Una lotta contro sè stessi e contro i propri limiti, fisici e mentali.

Piede pesante, tecnica, coraggio. In questo caso entrando quasi affiancati e all’esterno nella terribile compressione dell’Eau-Rouge.  Fernando Alonso è soltanto vittima incolpevole e sacrificale di un disegno superiore.

Mark vede il Ferrarista uscire davanti a lui dalla pit-lane. Tiene aperto il gas gettandosi come un forsennato a caccia dello spagnolo;  le ruote si sfiorano, il punto di corda, leggermente largo, è trovato per un pelo. La Rb7 scivola sinuosa e e l’australiano vince la sfida del Raidillon.  “Non male per un numero due” (cit.), è proprio il caso di dirlo.

Emozionante davvero, per fare una cosa del genere ci vuole stomaco nel senso letterale del termine. Il sorpasso di Webber è davvero il “numero” di giornata, ma non è l’unica azione degna di nota  su una pista che dà spazio al talento e all’inventiva. Un circuito meraviglioso nelle sue pieghe dove bisogna stupire per meritare. 

Ecco allora che da mani nei capelli è anche la partenza da almanacco di Schumi, come non se ne vedevano da tempo. Roba da playstation si usa dire oggi.

Scattare dall’ultima fila e recuperare in un giro qualcosa come undici posizioni. Indenni da incidenti, bagarre, polvere e detriti. Sorpassando uno dopo l’altro interi manipoli di increduli piloti.

Freddissimo a La Source, spietato sul Kemmel. Un giro divino sul quale il fenomeno di Kerpen ha costruito la sua splendida rimonta. A quarantadue anni e su una Mercedes Gp, che non è esattamente il fulmine per antonomasia. E non è un videogioco, è tutto vero. 

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