Crashgate: Renault paga, Piquet racconta
Sono passati pressappoco due anni e due mesi dai fattacci di Singapore 2008. Gran Premio rocambolesco, vinto da Alonso su Renault grazie al “provvidenziale” intervento, ben poco casuale, di una saefety car.
Sappiamo come si sono svolti i fatti, i vertici dell’allora team Renault chiesero alla seconda guida Nelsinho Piquet di provocare un incidente per far uscire la vettura di sicurezza e avvantaggiare il compagno di team nelle strategie di gara. Detto fatto, Alonso vince la gara, Piquet si schianta contro un muro a quasi 150 km/h, la mortificazione dell’essere pilota in quanto tale, l’annientamento dell’orgoglio di chi è pagato per le sue abilità e non per dimostrare appositamente di non averne proprio .
Si è parlato tanto del fatto “politico” e spesso si è sottovalutato il fattore umano. Scarso o forte che poteva essere, un ragazzo di ventiquattro anni è stato costretto a un botto pauroso di quelli che un pilota esorcizza da mattina a sera e dei quali non vorrebbe mai rendersi protagonista quando abbassa la visiera.
La Renault però, ha chiesto formalmente scusa alla famiglia Piquet e ha acconsentito a un sostanzioso risarcimento danni al pilota per il torto subito. Danni morali, immaginiamo.
E’ lo stesso Piquet Jr. a distanza di due anni a raccontare gli spiacevoli attimi di un week-end che difficilmente dimenticherà “Briatore e Symonds erano nervosi, il team era in una brutta situazione e c’eravamo qualificati malissimo. Erano agitati quando mi dissero che se mi fossi schiantato al momento giusto sarebbe cambiato tutto. Io ero sotto pressione perchè ero sempre criticato in quel periodo e più che alla mia salute pensai a fare qualcosa che mi sembrasse buono per la squadra, oggi ovviamente non lo rifarei, in quel periodo ero fragile. Ricordo ancora in gara che chiedevo sempre qual era il giro pronto a fare una cosa che non credevo potessi riuscire a fare. Alla fine avevo il pieno controllo della vettura durante il crash, sembrava un sogno strano, io che tocco con la ruota posteriore il muro e accelero per completare l’incidente, sentivo stringermi in pancia, ho avuto paura ma l’adrenalina era tanta. Mi scuso per quello che fatto, perchè ho capito che non avrei mai dovuto accettare.”
La Formula 1 Nelson l’ha ugualmente persa l’anno dopo, silurato nel 2009 dalla Renault, a nulla è servito per il prosieguo della sua carriera l’ indecente atto di fedeltà di Singapore. Con le scuse ufficiali della Regiè si chiude definitivamente una pagina triste per la Formula 1; meschino chiedere un sacrificio tanto grande a un pilota, altrettanto indegno accettare.