Vettel esalta la Red bull: Campione del Mondo
Probabilmente mentre la Ferrari segnava uno dei più clamorosi autogol della storia della F1 con quel pit stop anticipato Sebastian stava pensando a quella biella Renault che gli aveva tarpato le ali in Corea. Quel motore andato in fumo pareva la fine del sogno, invece mai come in F1 le cose possono cambiare molto velocemente. Aiutare Mark Webber? Macchè, Sebastian Vettel rimboccatosi le maniche ha colto cinquanta punti nelle ultime due gare, ha dominato a Yas Marina dalle qualifiche e si è laureato Campione del Mondo per meriti propri e anche per colpe altrui.
Tagliato il traguardo il tedesco è scoppiato in lacrime, come sul podio e a stento è riuscito a tenere a freno l’emozione ai microfoni nel dopo gara “Che stagione durissima, sono stato in testa al campionato mezza volta soltanto ma poi mi sono laureato campione quando contava, ho sempre creduto in me stesso ma adesso sono davvero senza parole. E’ un giorno speciale per me sapevo di dover vincere a forza ma davvero non pensavo….ho capito che le cose si erano messe bene quando ho sentito il mio ingegnere un po’ nervoso che mi diceva di gestire con attenzione le gomme e la macchina, io devo ringraziare tutto il team, uno per uno e sicuro dimenticherò qualcuno; il loro apporto è stato incredibile…vincere così poi, con questa concorrenza…”
Sebastian Vettel è il campione più giovane della storia della F1, a 23 anni è ancora un ragazzino, eppure guida già come un veterano, ma soprattutto guida come un fulmine. Che fosse un predestinato lo si è capito dalla sua prima stagione di Formula 1 con la Toro Rosso nel 2008, ad appena ventun anni infatti si carica il team di Faenza sulle spalle portandolo a risultati ogni oltre aspettativa, sette volte a punti consecutivamente e una vittoria a Monza leggendaria per le condizioni nelle quali è maturata. In quel piovoso 14 settembre 2008 la Formula 1 ha conosciuto questo ragazzo cresciuto sulla pista di go-kart di Michael Schumacher, tremendamente veloce, spavaldo e con la faccia da furbetto. Non a caso dopo la sua vittoria italiana tutti parlarono della nascita di una stella, appunto.
Da lì la promozione al team principale dei bibitari, la Red Bull, con il preciso obiettivo di vincere il titolo Piloti sotto la sapiente regia del mentore Helmut Marko e del progettista/stratega Adrian Newey. Un 2009 di apprendistato ai vertici e una piazza d’onore alla fine contro le imprendibili Brawn Gp e eccoci a questo pazzo 2010 che alla fine dopo mille vicissitudini lo vede felice trionfatore.
Non che per il neo campione sia stata la più facile delle stagioni; il ruolo di great pretender cucitogli addosso dall’inverno Sebastian lo ha sofferto non poco correndo una prima parte di stagione a corrente alterna. Sempre velocissimo ma confusionario e incline all’errore, vittima di errori suoi e della squadra per il tedesco questa sembrava la classica stagione no dove ci sei con il piede ma non con la testa.
D’altronde a ventitrè anni giocarsi il campionato contro gente navigata come Button e Alonso non è cosa semplice e la pressione a Seb ha giocato brutti scherzi, basti pensare all’incidente col compagno rivale Webber in Turchia e alla stupidaggine di Budapest. “Troppo giovane, inesperto, difetta di temperamento”, gliene abbiamo e gliene hanno dette di tutti i colori ma dopo l’errore più grave, la gratuita carambola sulla McLaren di Button a Spa c’è stato uno scatto di maturità improvviso, perentorio, prepotente ma soprattutto fondamentale. Una gara di intelligenza rara a Monza con una vettura in difficoltà e poi prestazioni di assoluto rilievo; un secondo posto a Singapore, quattro pole e tre vittorie anzi tre domini, un finale di mondiale che è stato un crescendo wagneriano, Sturm und Drang “tempesta e impeto” per rimanere in terra teutonica.
Eccolo Vettel, lacrime e felicità, un 2010 da incorniciare con dieci pole, dieci podi complessivi, cinque vittorie, l’allievo di Schumi che riporta il titolo in Germania. Sebastian il predestinato è il nuovo che avanza e che si crogiola nel caldo cielo di Abu Dhabi che mai come questa volta è sempre più blu, cheapeau.