Vamos Alonso, è la meritata resa dei conti

Que Sera, Sera..Whatever Will Be, Will Be…quel che sarà, sarà, cantava qualcuno. Ed è questo lo spirito con cui Fernando Alonso deve affrontare la trasferta negli Emirati Arabi, con la consapevolezza di aver lavorato davvero bene, di aver già vinto la sua sfida personale, come già abbiamo scritto.

A tenere banco nel circus alla vigilia di Abu Dhabi è principalmente la questione degli ordini di scuderia in Red Bull come se fosse già stabilito per diritto acquisito che sul circuito di Yas Marina assisteremo a un monologo dei bibitari, un uno-due non più da conquistare ma agli occhi di molti già conquistato, quasi si trattasse di un atto dovuto quando invece c’è un intero week-end che assume i contorni di una finale ancora tutta da giocare.

Certamente la Red Bull ha le potenzialità per portarsi a casa vittoria e campionato ma la Ferrari è lì, poche storie. La F10 non avrà la stabilità e l’aderenza della Rb6 eppure Fernando Alonso si presenta all’ultima gara in testa alla classifica Piloti di otto punti, frutto di un finale di campionato strepitoso, podi e vittorie in sequenza, prestazioni che definire costanti è semplicemente riduttivo.

Insomma ad analizzare le presunte strategie dei tori si finisce per dimenticare il risultato oggettivo della pista mentre Alonso merita la giusta considerazione, la considerazione che si deve a chi è leader di un mondiale mai scontato, difficile e tiratissimo; così come la giusta considerazione merita tutto il team del Cavallino capace di trasformare in corso d’opera una vettura buona in una vettura potenzialmente iridata.

Il destino della Ferrari non passa per le scelte di Horner, di Vettel o di chicchessia ma è semplicemente nelle mani di Alonso. Fernando, fin qui incantevole, se arriverà secondo sarà per la terza volta campione del mondo e se non ci riuscirà pazienza, lui per rendimento è stato il miglior pilota dei cinque contendenti al titolo ma spesso in F1 questo non è sufficiente, spesso a vincere è la miglior vettura, senza rimpianti e senza astrusi calcoli, è così e va accettato.

Non si facesse strada però l’idea di una Rossa in lotta per regali altrui; Alonso e il team si trovano lì per il proprio valore, l’opportunità di giocarsi il mondiale se la sono conquistatata sul campo e in fabbrica, vincendo gare e sviluppando una macchina ora finalmente completa.  Giù la visiera e pochi conti, a Matador servirà cuore, testa e soprattutto tanto piede per andare in scena nell’ ultimo atto di questa sua prima stagione in rosso, stagione da ricordare al di là del risultato finale.

Lascia un commento