Pagelle d’Australia: argento con tocco rosso tra pochi intimi
La F1 2015 inizia com’era finita, con l’impero di Stoccarda che colpisce ancora. Da segnalare la gara pimpante di alcuni rookie e l’esordio con podio di Sebastian Vettel in Ferrari. Il tutto in una cornice australiana mai così desolante e mesta con solo quindici vetture al via.
Lewis Hamilton 10 e lode Ormai schiavo del personaggio “rapper”, a tal punto da presentarsi sul podio con gli occhiali da sole, stile tamarro fine anni ’90 in discoteca, si comporta al contrario in modo impeccabile e perfetto quando abbassa la visiera. Il 2015 ci ha presentato un Hamilton convinto, convincente, finalmente forte non solo di piede, ma sopratutto di testa. Tanto da demolire Rosberg già al sabato, andandogli a minare le certezze con una qualifica capolavoro e gestendo poi la gara a suo piacimento. L’elastico voluto con Nico un segno di maturità, a Melbourne gli dei della F1 sono con lui, splendido come Achille contro Ettore. La trentaquattresima vittoria non è un punto di arrivo, ma una rampa di lancio… INAVVICINABILE
Nico Rosberg 8,5 E be’, ragazzo, le ragioni di una sconfitta così vattelapesca, perché il secondo abbondante di distacco sotto la bandiera a scacchi dice nulla dei diversi valori in campo espressi dagli alfieri Mercedes. Fa quasi tenerezza questo Rosberg, che con fair play non può far altro che ammettere pubblicamente la superiorità – netta – del compagno di squadra. Tutto ciò gli fa onore, ma non classifica, e il rischio è quello di essere relegato a comprimario di lusso nello show di una tigre affamata. Per ora prende e porta a casa un decoroso secondo posto. ATTAPIRATO
Sebastian Vettel 9 Lui innamorato perso della sua nuova squadra, la prende per mano e la esalta nei limiti di una competitività che ha tutta ancora da venire. L’inizio, però, è valido, vero, concreto. E si fa a sua volta indizio di qualcosa di importante. Per la Rossa numero 5 è subito seconda fila e podio, con una gara impeccabile, attenta, soprattutto veloce, altro che “Vettel meno competitivo del predecessore” e altre chiacchiere da bar. Non fa sconti a Raikkonen in partenza, bracca e beffa la Williams di Massa, gestisce le gomme e il consumo della benzina per prendersi un podio che è oro. E poi il team radio e le dichiarazioni in italiano, quei sorrisi e quegli abbracci con il team che la dicono lunga. E’ l’uomo giusto. FERRARISTA NATO
Felipe Massa 7,5 Ottimo terzo in qualifica dietro le Mercedes, buona la partenza. Lui e la Williams danno la sensazione di poter fare il salto di qualità da un momento all’altro, senza però riuscirci mai. Il suo Gp d’Australia è un podio sfumato o, meglio, un piazzamento – quarto – più che positivo in assoluto, ma che lascia un po’ d’amaro in bocca. Perché il muretto sbaglia strategia, Felipe prova a reagire, ma Vettel non si fa sorprendere e quella Rossa tanto vituperata nel 2014 è d’improvviso davanti, un balzo che inquieta Grove e ridimensiona momentaneamente qualche aspettativa di troppo. CHI SI ACCONTENTA, GODE?
Felipe Nasr 9 Da decimo in griglia a quinto al traguardo, con una partenza inaspettatamente efficace e un passo gara che lo è ancora di più. Il ventiduenne brasiliano è la vera sorpresa di Melbourne; un talento che non voleva sbocciare, tacciato di essere solo un pilota con la valigia. Invece abbiamo ammirato un ragazzo che guida pulito, consistente nei tempi, freddo da paura alla sua prima apparizione tra i big. Il tutto con una Sauber nata bene, ma travolta dalle polemiche. E’ vero, il Banco do Brazil lo sponsorizza e gli garantisce il sedile, ma la banca pare averci visto bene eccome. SORPRESA
Daniel Ricciardo 7 Il suo atteggiamento, a differenza di una RB11 nemmeno lontana parente delle lattine che furono, è quello del leader e del top driver. Daniel sa di dover soffrire, non perde mai il sorriso (non è una novità!), si sforza di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno. Fa da parafulmine e il suo sesto posto – a ben dodici secondi dalla Sauber – è da considerarsi prezioso per una squadra in piena difficoltà. LIMITA I DANNI
Nico Hulkenberg 6,5 Non è l’Hulk brillante che conosciamo, il pilota capace di passare dai sorpassi della F1 ai prototipi. A Melbourne corre una versione in tono minore , che si accontenta dell’ordinaria amministrazione, complice (meglio dire a causa) di una monoposto – la VJM08 – in palese ritardo. Eppure dalla tredicesima piazza, complici i ritiri e le assenze, Nico si arrampica caparbio fino alla settima piazza, dimostrandosi ancora una volta un pilota di rara consistenza. NON DELUDE
Marcus Ericsson 6 Il pilota svedese, dopo un anno in Caterham, riesce a conquistare i primi punti iridati della sua carriera, con un ottavo posto che per lui è tanta roba. Non ha la classe di Nasr, nè probabilmente la capacità di stare in top ten con una griglia al completo, ma si fa trovare pronto in una gara un po’ “pazza” e dimezzata, togliendosi anche lo sfizio di superare un osso duro come Perez. FA IL MASSIMO
Carlos Sainz 8 Insieme a Nasr, l’altro ragazzo terribile di giornata, che si prende di forza parte della copertina del Gp. Scatta forte dalla quarta fila, tampona ingenuamente Raikkonen alla prima curva, dal quale viene infilato all’ottavo giro dopo una bella lotta. Da lì in poi è praticamente perfetto per concentrazione e ritmo. La squadra gli fa perdere un’eternità al pit-stop, lui recupera a testa bassa, e alla fine risale la china fino al nono posto. Avrebbe meritato molto di più, e va “perdonato” per l’incidente con Kimi. Ci sono da anni piloti come Maldonado e Perez che si buttano in curva come se non ci fosse un domani, lui da esordiente corre già con una certa maturità. BRAVO DAVVERO
Sergio Perez 4,5 Un punticino per il messicano, penultimo al traguardo, “capace” di ingaggiare un sanguinoso duello con una McLaren che vale pochissimo, e di girarsi anche in testacoda per una delle sue entrate di curva prepotenti. Abbastanza inguardabile. CASINISTA
Jenson Button 7 Per lo stoicismo, l’attitudine, il carisma con cui si arrangia e barcamena in una situazione impossibile, surreale, umiliante. Lui, campione del mondo, con una monoposto che gira più di quattro secondi più lenta della pole position. Il Gp è un grande test, un prolungamento delle prove invernali. L’obiettivo è quello di finire la gara e JB per poco non finisce a punti. La cosa più bella? Non abbassa mai il piede nei duelli, anche se non può nulla. CHAPEAU
Kimi Raikkonen 8 Incollato a Sebastian in qualifica, lo spunto al semaforo è buono, e va segnalata la sua lealtà nei confronti del compagno di squadra alla prima curva. Fin troppo “morbido”, lascia sfilare l’amico per ritrovarsi lui tamponato dietro e a destra, sballottato tra comprimari che lo trascinano in acque torbide, da cui uscirebbe facilmente se non fosse per un problema durante la sua prima sosta. Ma Kimi reagisce, il passo gara con le soft è impressionante, il finlandese torna per uno stint il fuoriclasse dal ritmo a tamburo battente. Ma l’errore durante il primo pit è in realtà un orrore – un guasto al dado – esiziale, inopportuno, fatale. Scende malinconico dalla vettura, consapevole però di aver fatto una grande gara. BENTORNATO
Valtteri Bottas 6 d’ufficio L’aggressivo pilota finlandese si piazza in terza fila, subito dietro il connazionale Raikkonen, ma la sua prestazione è quasi certamente influenzata da un mal di schiena che lo tormenta e che lo costringe a dare forfait per la gara. INFORTUNATO
Max Verstappen 5 Il primo fine settimana della carriera è duro, da disputare e – perché no – da digerire. Soffre le prestazioni di Sainz, perde su tutti i fronti il confronto interno, risale posizioni in gara, ma è costretto al ritiro per un guasto alla PU quando tocca con mano la zona punti. E la pressione, sul “minorenne” della F1, cresce a dismisura… MOLTO DA DIMOSTRARE
Pastor Maldonado 5,5 A muro dopo la prima curva, un’eventualità quotata più o meno 1,05 dai bookmakers. Cosa curiosa è che non ha apparenti colpe, e Maldonado vittima e non carnefice fa comunque notizia. Ma chissà perché è il primo a distruggere una monoposto in gara nel 2015. Top ten in griglia ma…NULLA ACCADE PER CASO
Romain Grosjean 6 Un guasto al motore Mercedes (incredibile!) lo mette ko al secondo giro. Ma è davanti al compagno in qualifica. INGIUDICABILE
Daniil Kvyat 4,5 Non prende parte alla gara per noie tecniche al motore Renault, ma la qualifica è disastrosa. Non c’è traccia del pilota veloce sul giro secco ammirato nel 2014 sulla Toro Rosso. DA RIVEDERE
Kevin Magnussen sv Il suo mondiale rischia di essere finito ancor prima di iniziare, con un ritiro nel giro di uscita dai box con il motore in fumo. SFIGATISSIMO
Manor 2 Non ci si può fregiare del titolo di squadra di F1 se non si hanno nemmeno i soldi per comprare i software necessari ai pc. Senza i quali le monoposto non possono nemmeno partire. LE COMICHE
Monisha Kaltenborn 3 Come i contratti che fa firmare a tre piloti diversi, senza ragionare sul fatto che un accordo ha forza vincolante tra le parti. E rischia moltissimo, ad esempio di mandare in frantumi un potenziale tecnico ritrovato. Il tutto per superficialità e confusione. Per questo (sinora) bravo team principal il processo civile in Australia, con tanto di figuraccia in mondovisione, resta una macchia indelebile.
Giedo Van der Garde 3 Un altro genio, il pilota olandese, mosso probabilmente come un burattino da sciacalli che nulla hanno a che fare con la F1. Sbandiera un contratto valido, e forse sin qui ha ragione, vuole correre e sembra guidato da ragioni nobili: la carriera da pilota. Ma poi scopriamo, udienza dopo udienza, che il pilota non ha nemmeno “rinnovato” la superlicenza, e che quindi non avrebbe potuto correre comunque. Penosa la pantomima di venerdì, quando entra nei box Sauber e si impossessa della tuta di Ericsson, con tanto di nome dello svedese sul cinturino, con i meccanici attoniti e un po’ schifati che fanno finta di sistemargli il sedile. Alla fine, vai a vedere, sarà la solita questione di soldi. CHE PENA
Honda 2 Una menzione a parte, in negativo, merita il grande motorista giapponese, che ha fatto irruzione sulla scena a suon di slogan e proclami, per poi presentarsi con una PU depotenziata e senza ibrido per non rischiare il ritiro e probabilmente…altro! McLaren trascinata nel baratro, ma la squadra va giudicata nell’insieme, dato che il progetto è fortemente integrato e le colpe vanno divise. SERVE UNA SCOSSA
Fernando Alonso sv Non è il grande assente, è di più. La sua è un’ombra lunga, che si snoda minacciosa sul Circus. Perché manca agli appassionati un pilota carismatico e velocissimo, e spaventa i colleghi un’assenza ancora avvolta nel mistero più totale, conseguenza di un malore che c’è stato, ma è blindato nei confusi ricordi di Nando o nelle stanze dei bottoni di un team omertoso come pochi. TORNA PRESTO
F1 dimezzata 4 Non può piacere, non può piacerci, una Formula 1 in cui partono in quindici e arrivano in undici, con squadre ferme ai box e presenti solo ad onor di firma, e altre impresentabili o sull’orlo del fallimento perchè soffocate dai debiti. Magra consolazione: senza le assenze improvvise di Kvyat, Magnussen e Bottas le monoposto sarebbero state 18. CRISI VERA