Symonds: “Auto da 1000 cv? Bello ma… serve a questa F1?”
Dopo un decennio di difficoltà, la Williams nel 2014 ha trovato un impressionante cambio di passo, che le ha consentito di giungere nove volte a podio e di chiudere terza in classifica il campionato costruttori. In una intervista a Formula1.com, Pat Symonds, Chief Technical Officer e chiave di volta della risurrezione della scuderia di Grove, spiega cosa è stato fatto per risalire la china, i motivi per cui crede che la Williams possa tornare ai fasti del passato e cosa vede nel promettente Valtteri Bottas…
Domanda: Pat, lei in Formula 1 è passato dall’essere zero a essere un eroe, e ora probabilmente è una delle figure più ricercate del paddock..
Pat Symonds: “Spero di non essere mai stato uno zero…” (ride)
D: Mettiamola così: lei ha avuto un impatto pari a zero in Formula 1 per un certo periodo, perché non c’è stato.. (nel 2009 Symonds si dimise dalla Renault dopo essere stato coinvolto in un’inchiesta FIA relativa al contestato Gp di Singapore 2008, che potete ricordare qui, ndr)
PS: “Vero. E ora mi sto godendo la permanenza in Williams. È un grande team. Sì, naturalmente è bello quando sei conteso, ma per essere onesti, faccio le cose che mi va di fare. E mi piace lavorare qui, mi piacciono le persone e mi piace ciò che stanno provando a ottenere. Sono felice qui”.
D: Qual è il suo segreto per la resurrezione della Williams? Claire Williams dice spesso che nei successi che il team ha trovato nel 2014 lei ha giocato la parte del leone..
PS: “Beh, quando sono arrivato in Williams (luglio 2013, ndr) mi sono reso conto che c’erano delle grandi risorse dal punto di vista umano, ma non erano organizzate bene, dunque molti degli sforzi si concentravano nelle direzioni sbagliate. Ciò che io ho fatto non è stato dire loro come progettare una monoposto, ma mettere in chiaro che ‘in questo modo si lavora’. Quando ho cominciato a vedere le persone lavorare insieme, ho iniziato a pensare alle performance. Ora c’è un po’ più di disciplina nel modo in cui la Williams lavora, e le persone sono molto più produttive. Non ho fatto nessun miracolo – tutto sta nel fatto che c’erano già ottime persone quando sono arrivato, io ho solo cominciato a utilizzarle opportunamente. Questo ha fatto la differenza”.
D: Le Williams hanno lottato contro il declino per circa un decennio, ma nello spazio di un anno sono diventate le potenziali concorrenti numero per Mercedes in vista della stagione 2015. Quali sono stati, secondo lei, i tre cambiamenti cruciali?
PS: “Innanzitutto la comunicazione. Mettere grande enfasi sulle performance della vettura e del team, piuttosto che su quelle in galleria del vento, e cose di questo di tipo. La terza cosa è stata spingere le persone a prendere decisioni senza paura. Questi sono stati i tre aspetti più importanti per rimettere in piedi la Williams”.
D: Quando è arrivato in Williams, è rimasto sorpreso dalle condizioni in cui si trovava la squadra? Dopo essere stata il punto di riferimento per tanti anni, alla fine del 2013 era nona nel campionato costruttori..
PS: “Sì. A metà degli anni 90, quando ero alla Benetton, la Williams era il nostro rivale più forte. Dunque sì, rimasi un po’ sorpreso quando, arrivato a Grove, mi resi conto che certe cose non erano davvero cambiate da quei giorni lontani. Non tanto dal punto di vista tecnico, quando per l’atteggiamento. Non era cambiato l’atteggiamento. Quello mi sorprese. Quando arrivai trovai che ci fosse più da fare rispetto a quello che avevo pensato”.
D: Adesso i lavori in galleria del vento e la progettazione virtuale della monoposto dominano. Sta cercando di riportare la progettazione della vettura in pista, nel mondo reale?
PS: “Sì, è esattamente quello che intendo. Molte volte le persone sono troppo chiuse nei simulatori e in galleria del vento senza pensare davvero cosa significa avere la monoposto sul tracciato. Ritengo di avere portato un po’ più di integrità in quello che facciamo, nel focalizzarci sulle performance della macchina reale”.
D: Anche se non ha mai perso davvero contatto con il mondo della Formula1, lo sviluppo si è evoluto rapidamente mentre lei era fuori dal giro. Come si è tenuto al passo? Soprattutto considerato che molti che non hanno mai perso un colpo non sono riusciti a trovare il ritmo..
PS: “Ah sì, è stata dura tenere il passo. Ho passato un anno e mezzo a non far nulla – o a fare davvero poco – che riguardasse la Formula1. In quel periodo c’è stato un grosso cambiamento regolamentare. Ma quando fai un passo indietro e guardi le cose dall’esterno vedi cose che probabilmente non avevi notato e che invece diventano molto chiare. Quindi guadagni da un lato, perdi dall’altro. Naturalmente se abbassi le saracinesche per un certo periodo è difficile tornare, ma sono sempre stato un tipo che ha fatto attenzione alle cose e che ha cercato di tenersi informato sulle cose. Quindi tornare non è stato poi questo gran problema”.
D: Le vetture dello scorso anno non erano esattamente bellissime da vedere. Quelle di quest’anno hanno un aspetto migliore, quindi è possibile coniugare le tecnologie più evolute con il design..
PS: “Sì, lo è. Concordo sul fatto che le vetture dello scorso anno non apparissero belle. La Williams era una di quelle belle, ad essere onesti. Le monoposto del 2015 hanno decisamente un aspetto migliore, ma la macchina che vince sembra sempre più bella!” (ride)
D: I piloti sognano le monoposto da 1000 cavalli… condivide questo sogno?
PS: “È possibile avere questo tipo di macchine e neppure particolarmente difficile. Non direi che sogno queste monoposto, sono un realista, non un sognatore. Al momento quello di cui abbiamo bisogno è una soluzione decente dal punto di vista del business e non perdere altri team, perché tutto è così costoso. Queste sono le preoccupazioni più importanti. Monoposto da 1000 cavalli – grandioso! Ma è la cosa giusta per la F1 in questo momento? Non ne sarei sicuro. Credo che quello che abbiamo fatto con le power unit per il 2014 sia stata assolutamente la cosa giusta da fare, magari non abbiamo fatto abbastanza. Ma le macchine da 1000 cavalli non solo la cura istantanea. Le vetture che partecipano alla Toyota Le Mans hanno 1000 cavalli, ma non per questo sono più spettacolari di una macchina di Formula 1. Lo scorso anno ci sono state delle belle gare, quindi concentriamoci sulle corse e non limitiamoci a seguire un pio desiderio”.
D: Se il gioco si farà duro, Mercedes continuerà a fornirvi la stessa power unit che utilizza lei? Non si dice che la carità bisogna prima di tutto farla in casa propria?
PS: “Sì, comincia a casa propria. Ma sappiamo che abbiamo la stessa power unit. Le regole stabiliscono che tutte le power unit devono essere le stesse. Fisicamente l’hardware è esattamente lo stesso. Come poi viene usato il motore dipende da noi. Quindi dipende dalle nostre capacità ingegneristiche e dalle valutazioni del rischio. Sono molto soddisfatto della Power Unit e della relazione che abbiamo con Mercedes”.
D: È stata citata una sua frase in cui lei afferma che se la Williams vuole andare avanti ha bisogno di più fondi. Dove state cercando e in quanto stima il gap tra quelli che hanno le tasche profonde e la Williams?
PS: “In realtà io ho detto che se vogliamo vincere in maniera consistente abbiamo bisogno di più fondi. Possiamo ancora andare avanti, con il nostro budget possiamo ancora fare miglioramenti. Credo che sia sbagliato far passare il concetto per cui non si può fare bene con piccoli budget. Abbiamo battuto Ferrari lo scorso anno e probabilmente abbiamo metà del loro budget. Dunque queste cose possono essere fatte, bisogna solo lavorare con un po’ più di intelligenza. Ci sono cose che vorresti fare che non puoi fare se il tuo budget è inferiore. Ma siamo chiari: la Williams non ha un piccolo budget, ha un budget sano. Ma alcuni team con cui lottiamo hanno budget estremamente ampi e quando ti trovi in una competizione in cui l’attenzione al dettaglio è tutto, è meglio che usare le proprie risorse con più intelligenza degli altri. In definitiva i soldi non comprano i risultati”.
D: Lei ha lavorato con Ayrton Senna, Michael Schumacher e Fernando Alonso. Ora ci sono Valtteri Bottas e Felipe Massa. Cosa ne pensa della loro coppia e dove vede il “gene del campione”?
PS: “È difficile valutare precisamente i piloti. Il primo top driver con cui ho lavorato è stato Senna negli anni 80, poi c’è stato Schumacher negli anni ’90 e Fernando negli anni 2000. Ogni pilota a circa 10 anni di distanza. Ora sono passati di nuovo 10 anni dalla prima vittoria con Fernanndo, e abbiamo Valtteri che molti credono capace di far bene. Tenga in considerazione il fatto che 10 anni in F1 sono una vita, quindi gli attuali requisiti richiesti a un pilota sono cambiati significativamente. Lei ha scelto la parola “gene” e credo sia azzeccata. È un fattore che accomuna tutti gli sportivi. Al momento ci sono diversi fattori importanti: non solo e non tanto il desiderio di vincere – quello ce l’hanno tutti – ma alcuni di loro hanno una passione bruciante, la convinzione assoluta di farcela. Credo che attualmente ci siano piloti dannatamente veloci, ma che a volte dubitano di se stessi – e nel momento in cui uno sportivo dubita di se stesso, è già sconfitto. Quello che ho visto in grandi piloti con cui ho lavorato, lo vedo anche in Valtteri. Pensa di avere quasi diritto a diventare un campione. Ha altri tratti del cosiddetto “gene del campione”: l’attenzione al dettaglio e l’etica del lavoro. Sono cose che non arrivano facilmente. In Valtteri vedo tutte queste cose che ho visto in altri negli ultimi 30 strani anni. Quindi ho molte speranze che diventi un campione. Felipe è molto più interessante da valutare. Molti sanno che Felipe era in grado di vincere un campionato, perché ci è andato vicinissimo nel 2008. Dopo l’incidente in Ungheria molti pensarono che fosse finito. Quello che abbiamo capito in Williams è che siamo riusciti a risvegliarlo – e non è una remota possibilità che, se riusciamo costruirgli una macchina sufficientemente buona, Felipe possa vincere. Nell’ultima parte della stagione 2014 è stato una rivelazione. È stato il Felipe che non avevamo visto per anni”.
D: Prima ha detto che lei non sogna, che è un realista, ma su cosa fantastica il realista?
PS: “L’unica cosa su cui fantasticare è vincere il campionato. Quello che realisticamente vorrei vedere è mantenere e migliorare ciò che siamo. Nell’ultima stagione è stato grandioso arrivare terzi. È stato un peccato che la Williams non abbia vinto una gara lungo la strada, quindi sarebbe bello vincere quest’anno. E credo che possiamo di nuovo finire nei primi tre. Sono un tipo che si pone obiettivi ambiziosi e il mio obiettivo ambizioso per questa stagione è andare meglio che nel 2014”.
D: Questo per il 2015. Ma spera di essere un campione con Williams un giorno o l’altro?
PS: “Assolutamente. Devo vincere un altro campionato prima di andare in pensione!”