Incognita Red Bull: pro e contro di un rinnovamento epocale
Senza Sebastian Vettel e con un Adrian Newey meno partecipe la Red Bull è un team quasi nuovo, ma per niente appagato.
La Red Bull si nasconde, in tutti i sensi. Camuffata, mimetica, curiosamente zebrata nella livrea, ma anche nei nelle prestazione. E’ una “lattina” che si rinnova, lavora sottotraccia e non dà punti di riferimento. Guai però a sottovalutare la squadra che ha dominato per quattro anni la scena, portandosi a casa ben otto titoli iridati (quattro mondiali Piloti e quattro Costruttori).
A Jerez la Red Bull è rimasta nell’ombra, sempre nel mezzo, senza acuti degni di nota. Eccetto un folle pomeriggio senza ala anteriore, Milton Keynes ha scelto un “profilo basso”, ha girato relativamente poco (una sessantina di giri al giorno per Ricciardo e Kvyat) senza però fare drammi e lamentando qualche problema con l’ERS, poca roba però in confronto ai test del 2014, nei quali la PU era stata un vero e proprio disastro.
La squadra anglo-austriaca, lo ricordiamo, è stata l’unica a battere la Mercedes in tre gare l’anno scorso. Solo questo dovrebbe bastare a tenerla sempre in considerazione, a non snobbarla “mediaticamente“.
Tuttavia questa Red Bull a modo suo ha dato un taglio netto rispetto al passato, con alcuni pro e alcuni contro. Di positivo c’è l’entusiasmo e l’esplosività di un pilota come Daniel Ricciardo, la cui velocità unita ad una certa aggressività di guida, ne fanno un pilota di sicuro affidamento. Pollice alto poi per aver trattenuto Rob Marshall, per evitare una vera e propria diaspora di tecnici. E infine c’è un rapporto migliorato, privilegiato, unico con Renault. Il costruttore francese, fornitore di Red Bull e Toro-Rosso, non è più solo il motorista, ma è uno stretto collaboratore. E l’integrazione piena tra telaio e Power Unit nella Formula ibrida paga eccome.
Di contro però c’è questo leggero disimpegno del vulcanico Adrian Newey, che ha lasciato il testimone della direzione tecnica a Marshall e non si occuperà più a tempo pieno della monoposto. La RB11 è tutta farina del suo sacco, giurano a Milton Keynes. Gli dobbiamo credere, ma è chiaro che un Newey mentalmente più lontano e l’assenza di un pilota leader come Vettel non sono novità di poco conto. E la Red Bull ha perso anche un altro grande aerodinamico come Peter Prodromou (ora progettista McLaren). La coppia piloti, poi, non può essere paragonata ad altre corazzate presenti in griglia, a meno di un favoloso exploit del giovanissimo Kvyat.
Attualmente la copertina è tutta per Mercedes (a ben donde), Ferrari, McLaren, Williams, mentre sulla carta questa “nuova” Red Bull sembra meno competitiva, ridimensionata quasi. Ma dal camouflage di Jerez può uscire davvero di tutto, lo insegna la storia recente. Quella di un team i cui risultati strepitosi degli ultimi anni, la capacità di reazione e la voglia di vincere hanno annichilito la concorrenza. Red Bull: incognita si, minaccia forse, spacciata mai.