Ferrari, il rispetto della storia per ritrovare se stessa…

Alla vigilia dei test invernali, una riflessione sulla “nuova” Ferrari.

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Diario di bordo Ferrari, anno zero. “Ritorno al futuro” per McLaren con tanto di parodia, (un tentativo di) ritorno al passato, alle più profonde e nobili origini per la Rossa di Maranello, con questa SF15-T dal nome un po’ così e dalla presentazione dimessa, semplice, alla quale fa però da contraltare un’incontrollabile ambizione, che si scorge negli occhi dei protagonisti.

Il vantaggio di questa “nuova” Ferrari è che ci si può parlare; sarà solo una sensazione, ma sembra che questo nuovo corso – dopo un’iniziale scetticismo – si stia facendo apprezzare per la limpidezza delle intenzioni, per la chiarezza e per il rispetto che dimostra nei confronti del mito. Si è creato una sorta di dialogo emotivo con i tifosi, un feedback inaspettato dopo le dimissioni di un Montezemolo benvoluto e difeso a spada tratta dai più.

Prima ancora di vincere questa Ferrari ha un compito se possibile ancora più difficile, quello di tornare a farsi amare dagli italiani, tornare a rappresentare quella “Nazionale dei motori” tanto snobbata dai puristi quanto essenziale, fondamentale, per un team che esporta l’Italia e di tricolore respira.

Per far questo gli uomini della GeS dovranno ricordare giorno dopo giorno cosa significhi quello stemma raffigurante il Cavallino Rampante, quale differenza sussista tra la Scuderia e le altre squadre. Dal classico magazziniere al più importante degli ingegneri le parole d’ordine dovranno essere senso di appartenenza, abnegazione, spirito di sacrificio. La stessa “sinergia” di cui parla un emozionato Maurizio Arrivabene, il team principale “tabaccaio” che subito si è fatto voler bene, per la spontaneità con la quale ha esclamato “La SF15-T è sexy” con gli occhi che gli brillavano.

Lo stesso entusiasmo che traspare dal sorriso e gli occhi di Sebastian Vettel. Proprio lui meriterebbe un capitolo a parte, per la felicità e al contempo la serietà con cui ha intrapreso la sua missione rossa. Un pilota così motivato – perché è in questa banale parola che si racchiude la forza di uno sportivo – è uno stimolo in più a far bene e a far risplendere la Ferrari. Vedere Sebastian girare a dicembre, al freddo, su una F2012 ha esaltato i più, figuriamoci vederlo impegnato in un Gp, con la sua voglia contagiosa di scriverla davvero la storia, non per slogan.

L’appello alla Ferrari è che, sempre piedi per terra, possa risalire la china facendo tesoro di un’atmosfera finalmente positiva e di un ambiente finalmente unito. Sul cofano motore campeggia lo stemma dell’Alfa Romeo e la mente va molto lontano, a quando Enzo Ferrari “preparava” le Alfa da corsa.

“Ho ucciso mia madre” scrisse il Drake all’indomani della prima vittoria in F1 della Scuderia Ferrari nel 1950. Anche Marchionne a modo suo “ha ucciso” una Ferrari ultra-vincente (nessuno dimenticherà mai l’epopea Montezemolo) affinché però risorga più forte. E il richiamo all’Alfa Romeo, certamente voluto per esigenze di marketing, ci piace leggerlo anche in altro modo: come la riscoperta e il rispetto per una storia talmente vincente e leggendaria da doversi assolutamente ripercorrere. Magari non da subito, ma la strada forse è quella giusta; per ora ci bastano i sorrisi di Vettel e Raikkonen.

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