Sias: “Monza andrà avanti anche senza la F1”

Francesco Ferri, Direttore della società che gestisce l’Autodromo di Monza, annuncia un piano di rilancio dell’Autodromo che può anche fare a meno della F1, nel caso non si trovasse un’accordo con Ecclestone.

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Si lavora senza sosta per mantenere il Gran Premio d’Italia a Monza oltre il 2016. Ma se ciò non avvenisse, ecco che la Sias ha già una sorta di “Piano B” per non lasciarsi cadere nel baratro.

Francesco Ferri, direttore della società che gestisce l’autodromo, ammette chiaramente: “Monza andrà avanti anche senza la Formula 1. Il 2017 arriverà comunque, con o senza Bernie Ecclestone. Se non dovessimo ottenere il prolungamento del contratto per il GP (che scade nel 2016), useremo un piano alternativo per il mantenimento della pista, di un certo numero di gare e lo sviluppo di attività complementari alle corse. E’ un atto di responsabilità e lungimiranza”.

Più volte Ecclestone ha affermato che Monza è tra le gare meno remunerative per il sistema F1 e i 20 milioni di euro per ospitare la gara pesano come un macigno alle già vuote casse della Sias. Il prossimo febbraio, comunque, sarà presentato il piano industriale di rilancio della pista, che si muoverà in diversi settori, con interventi a livello strutturale, finanziario e promozionale. Come spiega Ferrari: “L’autodromo scommetterà su Expo 2015. Non solo confidiamo in una ricaduta positiva sul pubblico del GP d’Italia del prossimo 6 settembre, ma appena riprenderà la bella stagione trasformeremo l’Autodromo in una struttura capace di ospitare numerosi eventi per famiglie e turisti”.

Insomma, il futuro di Monza non è forzatamente legato alla Formula 1, nonostante questa rimanga la punta di diamante. Così, Ferri tende a sottolineare: “Guardiamo con grande interesse all’esperienza dello sponsor unico che ha ridato vita al circuito di Zeltweg”. Un modello di imitare, mentre si segue la strada della politica per defiscalizzare l’operazione d’ingresso della Regione Lombardia nella proprietà dell’autodromo, bocciata in Commissione Bilancio del Senato il mese scorso. “Uno stop tecnico e non politico”, lo hanno definito. Ma sarà uno scoglio superabile?

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