Trulli sui piccoli team: “L’improvvisazione un male per la F1”
[Esclusivo] L’ex pilota di F1 apre l’edizione 2014 del Motorshow e si lascia andare a qualche commento sulla situazione dei piccoli team, con cui proprio lui ha chiuso la sua lunga parentesi nel Circus.
Jarno Trulli è il padrino di questa edizione 2014 del Motor Show di Bologna che ha aperto oggi le porte al pubblico. Parecchia gente è arrivata ai padiglioni di BolognaFiere per assistere all’apertura dell’evento, che riparte quest’anno con la spinta giusta: quella ‘elettrica’ della Formula E, la massima espressione del motorsport ecosostenibile. A margine dell’evento, abbiamo scambiato due chiacchiere con il pilota italiano, impegnato in Formula E, insieme a Michela Cerruti, con la squadra che porta proprio il nome del talento pescarese.
D: Jarno, abbiamo visto che la Formula E ha regalato molte emozioni nelle prime due tappe disputate, eppure c’è ancora molto scetticismo da parte dei puristi del motorsport che snobbano la categoria…
JT: “Partiamo dal presupposto che chi è amante del motore classico, non può appassionarsi ad una vettura elettrica. Ma chi è un intenditore ed amante delle gare, può farlo. Perché è questo che la Formula E rappresenta: l’essenza delle corse, ma con motori elettrici ad emissioni zero. Anche io ero scettico la prima volta che ho guidato la macchina e, invece, ora sono consapevole che può regalare delle belle emozioni, nonostante non possa dare lo stesso sound di un classico motore a scoppio. Ma qui parliamo di un concetto di corse totalmente innovativo. Chi si avvicina al mondo dell’elettrico pensando di poter ritrovare le stesse sensazioni che ha provato altrove, sbaglia”.
D: Ci pare di capire che tu non stia rimpiangendo il periodo della Formula 1, specialmente dopo la parentesi fallimentare in Caterham. Recentemente hai definito queste piccole squadre come dei costosi autonoleggi: come vedi la situazione di questi team che sembrano spesso improvvisati?
JT: “Improvvisati è forse l’aggettivo adatto. Purtroppo, aveva ragione Bernie Ecclestone quando diceva che alcune squadre erano disorganizzate e facevano fatica a stare in pista. Questi team non danno niente alla Formula Uno. Fungono solamente da apripistaper giovani piloti, spesso senza meriti sportivi, che hanno però tanti soldi a disposizione. Questo danneggia fortemente l’immagine della Formula 1”.
D: Qualche giorno fa, il Presidente della FIA – Jean Todt – ha però detto che non c’è preoccupazione da questo punto di vista e che i piccoli team ci sono sempre stati e, con loro, anche questi problemi.
JT: “Sì, è vero, i piccoli team ci sono sempre stati. Ma erano tutti dignitosi. Prendiamo l’esempio della Minardi che portava in Formula 1 dei giovani, non paganti, ma con del talento. Gran parte di questi sono poi cresciuti nell’ambiente. Mentre non mi pare che nessun pilota della Caterham o della Marussia possa essere in grado di fare il salto di qualità. A mio avviso, la Formula 1 dovrebbe essere fatta solo da veri professionisti o, almeno, da costruttori seri. Il grosso sbaglio che la F1 ha fatto è quello di lasciar scappare altrove i costruttori. Questo ha segnato la fine dell’epoca d’oro della categoria, che io ho avuto l’onore di poter vivere. Oggi la situazione è totalmente diversa, con un paio di costruttori veri e tanti altri piccoli che tentano di restare a galla”.
D: Che idea ti sei fatto sul rapporto della FIA sul caso Bianchi?
JT: “Alzo le mani. Perché per poter giudicare devi conoscere i fatti e lì, è chiaro, li conoscono solo loro. Certamente è una tragedia che non sarebbe dovuta accadere, però la fatalità è sempre dietro l’angolo e qualcosa è andato storto”.