Ecclestone contro Caterham: “Non vogliamo mendicanti”
Il patron della Formula1 non usa mezzi termini per commentare la campagna di crowd funding lanciata dalla Caterham per assicurarsi la presenza al Gp di Abu Dhabi: “Penso sia un disastro. Non vogliamo mendicanti”. Intanto la prossima settimana Ecclestone discuterà della situazione dei piccoli team con il direttore della CVC, Donald McKenzie.
2.35 milioni di sterline, circa 4 milioni di euro. E’ quanto la Caterham spera di raggranellare con la campagna di raccolta fondi #RefuelCaterhamF1 dalla generosità dei propri fan e da aspiranti sponsor dell’ultima ora. La cifra (ad oggi è stato raccolto più di 1 milione di sterline) dovrebbe essere spesa per la trasferta del team di Leafield ad Abu Dhabi, ultimo appuntamento del 2014 e condizione imposta da Bernie Ecclestone per ritrovarsi ai nastri di partenza della stagione 2015.
Ma il patron della Formula1 non vede per nulla di buon occhio la trovata dell’attuale amministratore della Caterham – “commissariata” il mese scorso a causa della grave situazione finanziaria – Finbarr O’Connell. Secondo Ecclestone se il team non può permettersi la Formula 1, allora non dovrebbe essere in Formula 1. “Sta ai fan decidere cosa vogliono fare. Forse alcune persone decideranno di investire nella squadra. Personalmente ritengo sia un disastro. Non vogliamo mendicanti. Se le persone non possono permettersi di stare in Formula 1, allora è meglio che trovino qualcos’altro da fare”, ha detto Ecclestone. “Se siedo a un tavolo da poker e non posso permettermi le puntate, vengo fatto fuori e devo andarmene”.
Molto critico sulla raccolta fondi Caterham anche Alex Wurz, ex pilota di Formula 1 e oggi presidente della GPDA, il sindacato dei piloti. “Sin dai tempi in cui sono approdato in Formula 1, e sono passati un bel po’ di anni, è stata sempre dura per i team finanziare la propria attività. Tuttavia alcune squadre spendono più di quello che hanno. Conoscono la propria condizione finanziaria e volontariamente entrano in Formula 1 e non gestiscono al meglio le proprie risorse. Per squadre come queste, non ho molta compassione”, afferma Wurz.
Diversi sono gli opinionisti che bollano come “cinica” la campagna di crowd funding della Caterham. A esplicitare quali potrebbero essere le vere ragioni del team di Leafield è, ad esempio, Will Buxton, inviato della tv americana NBC Sports: “La raccolta fondi servirebbe solo a far andare la Caterham ad Abu Dhabi, a farla terminare 10° in classifica costruttori, a prendere i conseguenti 11 milioni di dollari, a pagare i creditori e a chiudere i battenti”.
Tuttavia le difficoltà finanziarie dei piccoli team rimangono un problema attualissimo. Così, dopo la levata di scudi di Austin e la poi non confermata ipotesi del boicottaggio del Gp degli Stati Uniti da parte di Force India, Sauber e Lotus, Bernie Ecclestone cercherà di dare delle risposte.
La prossima settimana Ecclestone incontrerà Donald McKenzie, direttore del CVC – il fondo proprietario dello sport che ogni anno ripartisce tra le squadre un premio di circa 900 milioni di dollari, dei circa 2 miliardi di introiti – per concertare delle proposte da far valutare ai team. Esclusa in ogni caso l’opzione, che secondo il boss della Lotus Gerard Lopez era stata messa sul piatto proprio da Donald McKenzie, di riservare un tesoretto da 100 milioni di euro alle tre piccole scuderie “ribelli”. “Non ci è concesso farlo”, ha dichiarato Ecclestone a Sky UK. “Il solo modo in cui questo potrà mai avvenire è se gli altri team acconsentiranno a condividere una parte delle proprie risorse. Ricevono quasi un miliardo, dunque, forse, potrebbero spezzettare un po’ dei propri introiti tra loro”.
Dopo un’iniziale apertura nei confronti dei problemi dei piccoli team ad Austin, il patron della Formula 1 è tornato sulla linea oltranzista a Interlagos: “‘Siamo costruttori’, mi dicono. Io gli ho risposto che non possono permettersi di essere costruttori”, continua Ecclestone. “Vi dico io quale sarebbe la strada seguire. E’ molto semplice. Non spendere così tanto. Dovrebbero cominciare a gestire il business della Formula 1 come un business, e non come un hobby“. E sull’incontro con il direttore della CVC della prossima settimana, chiarisce: “Parlerò con Donald di qualcosa di completamente diverso. I piccoli team non sono nella posizione di decidere“.
Con il rischio defezioni da parte delle piccole squadre, torna alla ribalta la questione terza vettura: secondo gli accordi contrattuali tra FIA e FOM, Red Bull, Mercedes e Ferrari dovrebbero schierare in pista una vettura extra se la griglia dovesse diventare troppo scarna e se fosse loro chiesto di farlo. Ma Ecclestone nega questa eventualità: “No. Al momento non c’è stato un accordo per la terza vettura“. Apre, invece, all’opzione “auto clienti” e all’idea di istituire due differenti classifiche per i team: “Potrebbe essere un’idea affiancare al campionato costruttori un campionato per le squadre. Nel campionato delle squadre, i team corrono con le stesse vetture e gli stessi motori. Questo sarebbe davvero tornare ai vecchi tempi, quando avevamo un motore DFV un campio Hewland e noi facevamo solo il telaio“.