Caterham, duri a morire. Ravetto: “Guardiamo al futuro”
La stagione 2014 è stata molto complicata per la Caterham. Tra problemi in pista, diversi piloti ad alternarsi sul sedile della CT05 e, non ultimo, un improvviso cambio di proprietà nel periodo estivo, a tenere le redini della scuderia di Leafield c’è adesso l’italiano Manfredi Ravetto, che, preso il testimone da Christijan Albers durante lo scorso Gp di Monza, è chiamato a guidare il team verso acque più tranquille. Come prevede di ribaltare le fortune della Caterham il neo Team Principal? In un’intervista a Formula1.com, Ravetto svela i suoi piani.
D: Manfredi, può raccontarci la storia della vendita della Caterham e il suo coinvolgimento in essa?
Manfredi Ravetto: “Posso dire che non sono stato coinvolto quando è avvenuta la vendita. Semplicemente un venerdì notte ho ricevuto una telefonata dal mio vecchio e buon amico Colin Kolles, che sta rappresentando i nuovi azionisti, e lui mi ha detto: “Affare fatto, sali a bordo!”
D: Si è sorpreso nel ritrovarsi improvvisamente in Formula 1 dopo le precedenti esperienze nella Midland/Spyker e in HRT?
MR: “Un po’. Sin da quando abbiamo terminato il nostro rapporto con la HRT nel 2011, Colin ed io abbiamo parlato con vari investitori e abbiamo avuto l’opportunità di trovarci in negoziazioni con diversi altri team, ma non è mai accaduto nulla. Personalmente devo ammettere – parlando “on the record” o no – che, nel frattempo, ho costruito la mia vita molto lontano dalla Formula1, ad esempio acquistando una squadra di calcio in Italia. Dunque si, sono stato un po’ sorpreso dal ricevere questa telefonata”.
D: Qual è la situazione del team in questo momento? Il precedente proprietario, Tony Fernandes, non avrà lasciato senza avere le sue buone ragioni…
MR: “La mia sensazione è che, con i precedenti proprietari che avevano già staccato la spina in modo tanto evidente, il team non credeva nella possibilità di correre a Silverstone. Ma non solo siamo stati in grado di gareggiare a Silverstone, ma abbiamo fatto i test e ce l’abbiamo fatta fino a Singapore. Allo stesso tempo abbiamo anche portato dei significativi sviluppi sulla vettura – miglioramenti in termini di ristrutturazione – e continuiamo a combattere. Ma vorrei essere chiaro: prendiamo quello che viene. Siamo molto tranquilli. Ritengo che sia stato fatto un piccolo miracolo per portare il team dove si trova adesso. Penso anche che il piccolo miracolo sia stato fatto migliorando la vettura e stando davanti alla Marussia in termini di velocità e molto vicini a Lotus e Sauber”.
D: Quanto dureranno i miracoli?
MR: “Spero che presto ci siano dei momenti di stabilizzazione. Questo è il nostro obiettivo: stabilizzare le condizioni del paziente!”
D: Il che lascia presagire che lei ritenga possibile che il team ce la faccia nel 2015...
MR: “Al momento stiamo testando la nostra vettura del 2015 a Colonia, nella galleria del vento della Toyota. Certamente non puoi portare la tua vettura a Colonia solo per la tua attitudine estremamente positiva (ride). Puoi fare una cosa del genere solo con un’iniezione di liquidità – cosa che abbiamo provveduto a fare. E se ci siamo comportati così significa che siamo completamente convinti di essere qui il prossimo anno. Lasciatemi spiegare il nostro ragionamento: un team di Formula1 e la possibilità di stare in Formula1 sono un bene inestimabile, e dunque devi fare il massimo per proteggere questo investimento”.
D: Quali sono i prossimi passi del piano di sopravvivenza?
MR: “Stiamo cercando di continuare a sviluppare la nostra attuale vettura. Vogliamo introdurre qualche altra novità perché il decimo posto nel campionato costruttori è il nostro obiettivo. La P10 è di fondamentale importanza per noi, ma non è vitale. Abbiamo comunque un piano, al di là di come finirà, perché vogliamo dare un futuro alla compagnia. Abbiamo ristrutturato il dipartimento tecnico e lo abbiamo posto sotto la gestione di John Iley e del suo staff, e non era così prima che arrivassimo noi. E sono già venuti fuori dei dati molto interessanti. Ma naturalmente non realizzeremo una vettura da titolo iridato”.
D: Può spiegare qual è il punto debole della Caterham secondo il suo punto di vista? Lei ha avuto modo di vedere in azione diversi piccoli team e sa cosa li tiene vivi…
MR: “Bella domanda, non me l’ha mai chiesto nessuno. Le darò una risposta chiara: questo è un piccolo team che è stato strutturato come una mega, pazzesca, supersonica scuderia – e le cose così non funzionano. Bisogna essere realisti. Non so quali fossero gli obiettivi dei precedenti proprietari, ma tutto ciò non è sostenibile – e ha dimostrato di non esserlo”.
D: Lei ha ereditato la posizione di Team Principal dopo le improvvise dimissioni di Christijan Albers. Cosa ha messo sul tavolo per svolgere questo compito?
MR: “Sono un uomo fortunato e non sono sicuro che questo significhi essere fortunati quando si diventa team principal! Porto in dote una gigantesca volontà di lavorare e la mia attitudine a risolvere velocemente questioni di qualsiasi tipo. Non per trovare una soluzione veloce ai problemi, ma per essere la soluzione veloce”.
D: Fino ad adesso il “consulente” Colin Kolles ha partecipato agli incontri dei team principal in qualità di rappresentante della Caterham. Perché? Le indicazioni erano quelle di un semplice ruolo di consulenza...
MR: “Si, sta partecipando a questi incontri perché lui è il rappresentante degli azionisti. Sostanzialmente è lui ad avere l’ultima parola, ma non è coinvolto direttamente nelle faccende quotidiane della scuderia. Vedo la sua posizione molto simile a quella del dottor Helmut Marko nell’ambiente Red Bull”.
D: Può dire qualcosa sulla struttura proprietaria del team? Si sa che è un consorzio di investitori di provenienza svizzera e mediorientale…
MR: “Sarò molto onesto – non posso essere più onesto di così – e se ci sono cose che non conosco, allora ovviamente si suppone che non debba essere a conoscenza di tutto. Funziona così: è come un club di persone. Sono state messe insieme dal dottor Kolles. E’ un gruppo di individui molto danarosi che hanno semplicemente deciso di giocare meno al casinò. Non hanno ambizioni in Formula 1, perché hanno i propri business, e si dividono in maniera abbastanza uguale tra la Svizzera e Dubai. E perché rimangono nell’anonimato? Le farò un esempio. Se io conosco un nome e questo nome circola – se dicessi, ‘C’è dietro il signor Bianchi’, allora sicuramente il signor Neri direbbe: ‘Perché il signor Bianchi è diventato famoso ed io no?’ Allora il signor Verdi direbbe: ‘Non erano questi gli accordi! O veniamo tutti allo scoperto o nessuno, ma io non sono d’accordo!’ Non vogliamo che si venga a creare una situazione di questo tipo. Non vogliamo esporre i nostri azionisti. La situazione attuale ci garantisce la libertà totale di lavorare senza interferenze”.
D: Quindi è un club clandestino di gentlemen?
MR: “Diciamo così. Presumo si incontrino la domenica per pranzo e si godano la corsa”.
D: Il team cambierà nome?
MR: “Al momento non sono questi i piani, che io sappia. La storia della Formula1 è caratterizzata da cambi di denominazione – e la mia storia in Formula1 è tappezzata di cambi di denominazione – ma adesso non è una priorità”.
D: E per quanto riguarda la line-up piloti per il 2015? Ha in mente qualcuno di speciale?
MR: “Abbiamo qualcosa in mente – e naturalmente stiamo pensando a un mix: un pilota di esperienza e un giovane. Non vogliamo perdere Marcus (Ericsson) perché il team ha investito in lui per il suo anno da rookie e ora vogliamo raccogliere i frutti del nostro investimento, cosa che riteniamo lui possa fare. Per quanto riguarda Kamui (Kobayashi), lui sa di avere le porte aperte in Caterham. Ovviamente sa anche che deve rendere quest’anno. Deve aiutarci a ottenere il decimo posto a cui stiamo puntando”.
D: Quali saranno i vostri prossimi passi?
MR: “Mancano poche corse alla fine della stagione e grossi cambiamenti sono quasi impossibili, dunque stiamo lavorando principalmente negli uffici, dal punto di vista commerciale. Il dipartimento tecnico si sta concentrando sul 2015, e la squadra corse va avanti basandosi gara per gara. Dopo Abu Dhabi respireremo un poco e cercheremo tutti di conoscerci un po’ meglio, cosa che è molto difficile da fare quando si piomba nel bel mezzo della stagione”.
D: Le piace il suo ruolo?
MR: “È questo il mio problema: la risposta è sì. Mi sto godendo ogni singolo istante di tutto questo, ogni singolo difficile attimo!” (ride)
D: Quindi la rivedremo sempre qui il prossimo anno?
MR: (fa spallucce)