F1 Story | Giappone 1997, un gran premio tinto di giallo

97jap_032

Suzuka, 12 ottobre 1997. Il circuito giapponese, tracciato da pelo sullo stomaco, è il palcoscenico del penultimo atto della sfida all‘O.K. Corral tra Michael Schumacher e Jacques Villeneuve. Un duello tra uomini opposti. Freddo, calcolatore e lavoratore instancabile il tedesco, scanzonato e tutto cuore il canadese figlio d’arte. Una sfida che viene ancora oggi ricordata dagli appassionanti di tutto il mondo come epocale e che ha raggiunto proprio a Suzuka i tratti della guerra fredda.

Il sabato mattina, durante le prove libere, la Tyrrell di Jos Verstappen rimase senza benzina. L’olandese non potè far altro che scendere dalla propria vettura restata ormai ammutolita lungo il rettilineo principale. I commissari sventolarono subito le bandiere gialle per segnalare il pericolo, ma Villeneuve, Frentzen, Herbert, Barrichello, Schumacher e Katayama ignorarono la segnalazione continuando ad affondare il piede destro sull’acceleratore. L’episodio segnò singificativamente quel gran premio.

Tutti e sei i piloti furono, infatti, chiamati in direzione gara e si beccarono una reprimenda. Tutti sollevati e sereni, tranne Villeneuve. Il canadese veniva già da due precedenti ammonizioni. La terza reprimenda ebbe conseguenze disastrose.

I commissari decisero che Jacques non avrebbe partecipato al Gran Premio per squalifica. Il circo della Formula 1 esplose in una nube di polemiche e di accuse. Villeneuve, infatti, arrivava all’appuntamento giapponese con ben 9 punti di vantaggio su Schumacher ed aveva bisogno di conquistare un solo punto per laurearsi campione del mondo.

La sanzione inflitta dai commissari riapriva clamorosamente il discorso mondiale.

La Williams presentò subito ricorso ed i commissari decisero di riammettere il canadese sub judice, in attesa della successiva e fondamentale decisione del consiglio FIA.

Villeneuve trasformò la rabbia per quella sanzione assurda in una pole position strabiliante, davanti alle Ferrari di Schumacher ed Irvine. Il canadese affrontò le 19 curve del circuito con l’occhio della tigre, vittima, a suo dire, di una federazione troppo vicina alla Ferrari.

La domenica Jacques scattò dalla pole position cercando di costringere all’errore la rossa numero 5 di Schumacher. Uno zigzagare esagerato, tendente a costringere il tedesco all’errore ma, come già detto, il tedesco era un freddo calcolatore e non cadde nella provocazione di Villeneuve preferendo accodarsi alla Williams numero 3.

Il duello tra i due protagonisti del mondiale vide protagonista inatteso di quella gara Eddie Irvine. L’irlandese quel 12 ottobre si trovava in uno stato di grazia mai visto, frutto anche dei suoi trascorsi nelle formule minori giapponesi. Al secondo giro un sorpasso magistrale su Hakkinen e su Schumacher alla seconda esse lo portò in seconda posizione, pronto ad aggredire il leader della gara.

Fu sufficiente un solo giro ad Irvine per raggiungere la preda Villeneuve e metterla alle proprie spalle con un sorpasso prodigioso all’esterno della triangle chicane. Eddie continuò la sua fuga indisturbato, mettendo tra se e gli inseguitori ben 12 secondi di distacco in 13 giri, mentre il resto del gruppo lottava con le curve del circuito giapponese mantenendo un ritmo troppo lento per l’irlandese.

Il giro numero 16 vide Irvine richiamato ai box per un pit stop che lo fece uscire quarto alle spalle di Frentzen. Il giro successivo fu la volta di Schumacher. I ragazzi in rosso furono velocissimi e Michael fece subito registrare il giro più veloce, un campanello d’allarme per il box Williams che richiamò subito Villeneuve.

Il candese uscì dai box davanti al tedesco ma Schumacher, con un repentino sorpasso all’interno, riuscì a scavalcare il rivale. Ai box Ferrari la doppietta così come era impostata non andava bene, e fu chiesto ad Irvine di sacrificarsi. Eddie iniziò a rallentare sensibilmente sino a farsi superare da Schumacher per poi imporsi come un muro invalicabile davanti a Villeneuve.

Il ritmo blando tenuto da Irvine fece perdere un secondo al giro a Villeneuve, ed il box Williams decise di intervenire anticipando la seconda sosta del canadese. La Ferrari ormai marcava a uomo il team di Sir Frank e decise di copiare la strategia per Irvine. Si sacrificò così un secondo posto certo, a favore di un Frentzen che iniziò a far segnare giri veloci per riprendere Schumacher.

L’aggancio non riuscì e Michael conquistò la quinta vittoria stagionale, mentre Villeneuve tagliò il traguardo in quinta posizione.

Come detto, il risultato di Jacques era sub jucide. Fu la FIA a rigettare l’appello della Williams ed a cancellare i due punti conquistati dal canadese che consentirono a Schumacher di superarlo nella classifica generale per un solo punto.

78 punti Schumacher, 77 Villeneuve ad un solo gran premio dalla fine. Il duello non poteva avere un finale migliore, ma l’ingerenza della Federazione in quel gran premio fece storcere il naso ai puristi del motorsport.

Lascia un commento