Il Leone di Singapore? Quest’anno è Hamilton!

La quattordicesima prova del Mondiale 2014 non regala particolari emozioni: Hamilton fa il bello e cattivo tempo in pista, con alle spalle le Red Bull che blindano il podio con un pizzico di fortuna, beffando Alonso. E in tutto questo, Rosberg rimane letteralmente fermo col volante in mano, a guarda un mondiale che prende ora una piega diversa.

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Lewis Hamilton, 10: La vittoria di Monza – decisa più o meno a tavolino – lo ha fatto svoltare nelle prestazioni, ma il punto cardine di questa sua nuova leadership nel mondiale dedicato ai piloti la si deve all’aspetto mentale. La prova è arrivata nelle Qualifiche, dove è riuscito a star davanti a Nico (Rosberg) per un’inezia, ma sufficiente per prendersi la partenza al palo e dominare il fine settimana. Sì, perché il pilota britannico ha fatto tutto ciò che doveva fare in un solo fine settimana e lo ha fatto alla perfezione. Ha il merito di aver spremuto la sua W05 Hybrid anche con gomme SuperSoft ampiamente finite e aver condotto lo stint di gara più bello dell’anno e, sicuramente, uno dei più belli nel corso di una carriera che aspetta il secondo titolo mondiale. Perché aspettare ancora per vedere un altro titolo iridato sarebbe per lui – ma anche un po’ per noi – un delitto. In poche parole: PERFETTO.

Sebastian Vettel, 8,5: E’ vero, su questo tracciato è sempre stato un missile, tant’è che sono sue le tre vittorie nelle ultime tre edizioni. Ma il quattro volte iridato compie una gara da campione, bruciando al via Ricciardo, prendendosi la posizione su un corretto Alonso e poi gestendo alla perfezione la sua RB10 negli ultimi giri, a gomme finite. Il tracciato di Singapore è asfalto ostico per manovre e sorpassi facili, ma il tedesco ha il merito di prendersi il secondo posto tenendosi alle spalle due campioni (sì, perché non si può definire diversamente Ricciardo) e portando a termine una gara degna del suo lignaggio. Francamente, di un risultato così da parte del suo campione in carica, la Formula 1 ne aveva un gran bisogno. BENTORNATO.

Daniel Ricciardo, 8: Questa volta l’australiano fresco di vittoria al Trofeo Bandini e di un bel quinto posto in rimonta a Monza mostra qualche limite, su di una pista che non favorisce i sorpassi e che lo relega alle spalle del compagno di squadra. Poi, a fine gara, scopri che Daniel ha rischiato seriamente di finire secondo con una RB10 azzoppata da problemi all’unità motrice V6 Renault e ai freni, che lo hanno costretto  a una seconda parte di gara in sofferenza, ma che non lo hanno privato dell’ennesimo mattoncino per costruire la scala che potrebbe portarlo entro breve a essere considerato uno dei piloti più forti dell’era moderna. STOICO.

Fernando Alonso, 8: A Singapore la F14-T si è mostrata meno trattore del solito, ma grande merito va sicuramente al pilota di Oviedo. Spettacolare la partenza, che lo fa transitare dopo tre curve al secondo posto, salvo poi cedere la posizione a Sebastian Vettel per aver tagliato la chicane alla prima staccata dopo il via, ma in sostanza il via fantastico resta. Dopo il primo pit stop vede Ricciardo scavalcarlo per via di un’ottima strategia del muretto bibitaro e deve cedere così la terza posizione sino al traguardo. La bella gara dello spagnolo sta però nel poco distacco patito sia dalla Mercedes di Hamilton (un’astronave), sia dalle due Red Bull, che transitano sotto la bandiera a scacchi a pochi decimi di secondo davanti al due volte iridato. SO CLOSE…

Felipe Massa, 7,5: In gara non lo inquadrano mai. A un certo punto bisogna chiedersi chi stia occupando la quinta posizione, perché la bianca martinata del brasiliano non si vede proprio. Il duello per le prime posizioni infiamma (duello platonico, eh… Su questa pista…) e lui, staccato dai primi quattro, conduce una gara solitaria quanto di sostanza e piena di carattere perché, mentre Bottas lotta e si sbatte per qualche punto, lui conduce una gara intelligente, utile per far mantenere al suo team il terzo posto nella classifica costruttori. Dopo il podio di Monza, sembra che Felipe abbia davvero svoltato. Ci voleva. SORNIONE E CONCRETO.

Sergio Perez, 9: E’ in un momento di grande forma, il messicano, e allora eccoti un vero e proprio “baile mexicano” messo in scena nel teatro sotto luci artificiali della Repubblica di Singapore. Se nessuno si è affogato nel soporifero pomeriggio domenicale lo dobbiamo soprattutto a Sergio Perez, che prima è autore di un contatto con Sutil che lo ha costretto a rientrare per sostituire l’ala anteriore sbriciolata e finita sotto la vettura (con annessa Safety Car), poi ha dato vita a un rimontone entusiasmante, con tanto di entrate al fulmicotone negli ultimi giri che ne hanno esaltato le doti da guerriero. Niente da dire, con il su ingaggio e quello di Nico Hulkenberg, la Force India ha fatto bingo. I SORPASSI (N°1)

Kimi Raikkonen, 6: “L’alunno è bravo, ma potrebbe applicarsi di più”. Quante volte avete sentito questa frase nella vostra vita? Per quanto riguarda Kimi non lo sappiamo, ma siamo certi che molti tifosi credano nelle doti del finlandese, ma siano altrettanto costernati da alcune fasi di gara a dir poco abuliche. Certo, la F14-T sembra tarata apposta per Alonso e Kimi non gradisce l’anteriore della “monoposto” 2014 del Cavallino Rampante, ma da Raikkonen ci si aspetta di più. Magari non tanto dal risultato finale (dopo una stagione così…), ma sotto il profilo dell’intensità nel corso del Gran Premio. Buoni i segnali dati nelle libere (come al solito, sembra di essere tornati al periodo pre-Schumacher a Maranello) e anche in Qualifica, ma la gara – spesso la seconda parte – si tramuta per il finnico in una processione sino al traguardo con tanto di stazioni Quaresimali annesse. A questo punto non gli resta che fare un salto al supermercato e comprare un po’ di GARRA.

Nico Hulkenberg, 8: Non ce ne vogliano i primi classificati del GP (dove GP, in questo caso, potrebbe facilmente suonare come Gran Porcata) di Singapore, ma Nico sfoggia una bella gara dopo una fase centrale di campionato un po’ in sordina. Parte alla grande, recupera posizioni e compie il più bel sorpasso della corsa, su di una “pista” chiamata “la Montecarlo d’Oriente” mica per nulla. Kvyat nulla può e Hulkenberg si è preso una buona dose di punti che ha mosso in maniera sensibile la classifica della Force India. Patisce infine troppo la strategia (errata per lui, non per Perez) ed è costretto a cedere il passo al compagno di squadra, ma sino a poche tornate dal termine era tra i protagonisti assoluti del GP, fermato solo dal pesante decadimento dei suoi pneumatici, giunti a fine vita a pochi chilometri dal traguardo. IL SORPASSO!

Jean-Eric Vergne, 9: Il protagonista della domenica. Senza se e senza ma. Il francese è alla ricerca di un sedile per il 2015 e sfodera una prestazione maiuscola, soprattutto nella seconda parte di gara, culminata con il sesto posto assoluto. Il francese è inoltre protagonista di una serie di recuperi esaltanti dopo un’altra penalizzazione, occorsa nelle prime fasi di gara. JEV, ci hai evitato l’emulazione di Tafazzi per minuti e minuti, ci hai fatto evitare la ronfata pomeridiana, ci hai fatto chiedere com’è possibile che Gutierrez possa ancora essere in F1 nel 2015 e lui no. Insomma, GRAZIE. I SORPASSI (N°2).

Kevin Magnussen, 5: Sì, lo sappiamo, è andato a punti, non ha fatto danni, è stato ordinato. Ma ha preso punti per pura turbochiappa, condita dalla gomma posteriore sinistra della Williams di  Bottas, altrimenti altro nulla per il giovane di casa McLaren. Da Woking hanno fatto sapere di essere più contenti del comportamento della Mp4-29 in questa parte della stagione, ma i fatti dicono altro. Jenson Button (6, per una prima parte di gara buona, poi il ritiro) è stato costretto a parcheggiare la vettura a bordo pista anzitempo, il danese l’ha portata al traguardo, ma nelle fasi calde si è tirato fuori dalla mischia, cogliendo un punto per sfortune altrui. Va bene darsi una calmata, ma Kevin, dosa meglio il VALIUM.

Valtteri Bottas, 5,5: La sua gara ha avuto la medesima consistenza di un chewingum a gusto lungo: La scarti, la metti in bocca e mastichi. E’ inizialmente succosa e dolce, per poi lasciare spazio alla freschezza e… Basta. Ecco, così vogliamo riassumere la gara del finlandese, costretto a cedere la sua posizione da Top Ten per una gomma posteriore sinistra afflosciatasi come il gusto di una gomma americana. Valtteri era al limite e sulle tele da un pezzo. Inoltre la bagarre per la sesta posizione ha avuto il suo peso, ma averle prese da Massa in un modo tanto netto ci fa calare ampiamente il suo voto, nonostante la sua corsa non sia stata da buttare. WAITING FOR SUZUKA.

Pastor Maldonado, 6: A tre quarti della corsa abbiamo pensato di aver avuto una pesante allucinazione post pranzo domenicale, che può sempre giocare brutti scherzi dopo una pennichella tra il nulla, due sussulti e ancora il nulla. Maldonado a punti? Nei primi dieci Pastor? Ebbene sì. Poi ci siamo svegliati noi o si sono svegliati gli altri tanto che il venezuelano ha dovuto segnare il passo a piloti nettamente più veloci grazie a una strategia azzeccata. Pastor ha dovuto così accontentarsi di un mesto dodicesimo posto, ma davanti al compagno di team Romain Grosjean (5, perché mai realmente in corsa. Ormai ha il pensiero alla prossima stagione. E come non capirlo?) dopo un inizio di fine settimana difficile. Pastor, se ci sei davvero, la prossima volta batti un altro colpo. Anzi, meglio di no. SOGNO? AH, NO, SON DESTO.

Daniil Kvyat, 5: Ragazzi, bisogna spiegare a ‘sti russi che a Singapore se non bevi non vedi (il traguardo). Daniil lo vede e ha il merito di farlo, perché l’impianto che dovrebbe permettere al pilota di bere durante la corsa è andato in tilt sin dal via, lasciando il poco algido Rookie a gola secca e nel clima della Repubblica è un suicidio vero. C’è però un dettaglio non trascurabile: Vergne lo ha asfaltato per davvero con una gara maestosa e a parità di mezzo. E’ giovane il ragazzo, si farà. Nel frattempo invitiamo Daniil a prendersi una bella bibita con noi nel post gara. Magari una RED BULL…

Marcus Ericsson, 6: Ha finito davanti a Kobayashi (SV,non partito) e alle due Marussia. Potremmo dargli la sufficienza e così è. Anche perché potrebbe essere l’ultima sua pagella del 2014, così come quella del compagno di team e della Caterham (4, perché dal 2010 sono riusciti non solo a non fare punti, ma ad andare più piano della Marussia. Notevole). QUASI BENE.

Jules Bianchi, 5: Sta davanti al compagno di team, ma abbiamo l’impressione che molti professionisti sarebbero in grado di farlo. Inoltre rimane alle spalle dell’unica Caterham superstite. Non una gara memorabile. RIPASSARE, PLEASE.

Max Chilton, 4,5: Classico esempio di pilota con alle spalle un padre-ATM (il bancomat dove potete prelevare i contanti, per intenderci). Non vorremmo che il padre si spostasse a fine anno e lasciasse posto a Rocco Siffredi, per dire… GUARDATI ALLE SPALLE.

Nico Rosberg, 6,5: Sufficienza piena per il tedesco, perché in Qualifica non centra la pole per soli sette millesimi e in gara è costretto al ritiro per cause esterne alla sua condotta nel fine settimana orientale. Perdere la testa del mondiale piloti a questo punto della stagione potrebbe però rivelarsi fatale, con Hamilton in grande ascesa e lui che dovrà dimostrare di avere la testa giusta per rimontare e risorpassare l’ex amico di tante battaglie giovanili. CI VUOLE CALMA E SANGUE FREDDO.

Sauber, 3: Annata disastrosa, con una vettura a dir poco sbagliata e due piloti dal poco talento e dalla troppa esuberanza. Incredibile constatare quanto sia stato apatico Gutierrez (4). Quanto sopporterà ancora la Temex? Per non parlare di Sutil (3,5), capace di rovinare la gara prima a Perez (involontariamente, ma in pista non corre solo lui) e poi la propria, prendendosi una penalità evitabilissima. EMMENTHAL.

Marco Mattiacci, 5: Capiamo che il nuovo corso Marchionne preveda l’ottimismo, ma dire che “questo risultato riscatta quanto fatto a Monza” ha il sapore di una presa per i fondelli mica da ridere. L’unico riscatto che la Rossa potrà mettere in pista sarà a partire dal prossimo anno. Non sarà certo un quarto posto (che sa più di beffa, tra l’altro) a estinguere il fine settimana nero passato nel Gran Premio di casa. A volte è meglio rimboccarsi le maniche e basta, anche se siamo certi che il manager lo abbia già fatto. MA ANCHE NO.

Gran P(irlata, porcata, ecc…)remio e pista di Singapore, …: Tra luci artificiali, pista ricavata da vicoli veneziani e muri dei peggiori sobborghi di Caracas, lustrini e paillettes, noi ci asteniamo da dare un voto a quella cosa chiamata Gran Premio andato in onda ieri. Lasciamo a voi il giudizio (scrivete pure il vostro voto qui sotto!). Noi, nel frattempo, siamo addormentati sul divano in attesa del bacio di un principe azzurro che possa svegliarci dal torpore e dall’avvelenamento agli occhi subito ieri dalle ore 14:00. Speriamo che il principe si sbrighi: non vorremmo passasse prima Ecclestone… CI ASTENIAMO, E’ UN ATTO DI FEDE.

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