F1 Story | Monza 2006: Schumy vince, abdica ed emoziona
Al Gran Premio d’Italia 2006, Schumacher riesce a vincere e riaprire la lotta al titolo mondiale. Ma, al termine della corsa, annuncia il ritiro dalla Formula Uno.
Ci sono momenti nella vita di una persona che devono essere vissuti per assaporare ogni minima sfumatura delle emozioni che riescono a regalare e per ricordare, a distanza di tempo, quelle sensazioni indimenticabili. Il momento cui oggi rendiamo omaggio ha una data stampata a fuoco sulla pelle di tutti i ferraristi, 10 settembre 2006. Il Gran Premio di Italia di quella stagione, infatti, regalò un mix di emozioni difficilmente rivissute in altri eventi simili.
Tutto ebbe inizio sin dalla vigilia della gara, quando le voci di corridoio annunciavano, senza alcuna ufficialità, l’addio di Michael Schumacher al mondo della Formula 1. Il campione tedesco, venerato come un dio dai tifosi della Rossa, evitò qualunque tipo di commento nel corso del weekend, focalizzato sull’obiettivo principe di quella stagione. Recuperare lo svantaggio in classifica dalla Renault di Fernando Alonso e conquistare l’ottavo titolo iridato.
Sin dalle qualifiche il clima si arroventò. La pole position fu conquistata per soli due millesimi di vantaggio su Schumacher da Kimi Raikkonen su McLaren, mentre Alonso fu retrocesso in decima posizione a causa di un presunto, ma mai concretamente dimostrato, blocco nei confronti della seconda guida Ferrari Felipe Massa.
La controversa decisione dei commissari fu fortemente criticata dallo spagnolo e dall’allora team manager della Renault, Flavio Briatore. Furono mostrati alla stampa i fotogrammi delle qualifiche dove, secondo i componenti del team anglo francese, si evidenziava la assoluta regolarità di comportamento dell’asturiano ma, nonostante la strenua difesa in mondovisione, l’orientamento dei commissari non cambiò di una virgola.
L’unica scelta per Alonso era quella di sfogare la sua rabbia in gara.
Allo spegnersi della luce rossa, Raikkonen e Schumacher si involarono in solitaria seguiti dalla BMW di Kubica e da Felipe Massa, mentre alle loro spalle Fernando Alonso scattò come una molla guadagnando un paio di posizioni. Kimi riuscì a mantenere il distacco su Schumacher ad un secondo, mentre il resto del gruppo si allontanava sempre di più con Kubica, primo degli inseguitori, staccato di 7 secondi dopo appena cinque giri, mentre Alonso si vedeva costretto ad ammirare il retrotreno della Honda di Jenson Button.
Il primo momento clou della gara arrivò al giro numero 15. Raikkonen rientra ai box e Michael, con pista finalmente libera, iniziò ad effettuare veri e propri giri da qualifica per aumentare il vantaggio sul pilota finlandese. Due giri velocissimi, degni del talento cristallino del pilota tedesco, che consentirono alla rossa numero 5 di effettuare il pit stop e ripartire proprio davanti al finlandese della McLaren.
In testa alla gara, per la prima volta nella storia della F1, si trovò un pilota polacco – Robert Kubica, per l’appunto – talento emergente di casa BMW. Il giro numero 21 vide proprio il giovane Robert rientrare ai box per effettuare rifornimento e cambio gomme. In quel momento l’esplosione del tifo ferrari in circuito fu assordante.
Schumacher si trovò al comando della gara, seguito da Raikkonen. Michael iniziò a spingere ed a dare il tutto per tutto per distanziare Kimi. Al trentesimo passaggio, con 3.2 secondi di vantaggio sul finlandese, Schumacher fece un dritto nel tentativo di doppiare la Toro Rosso di Scott Speed. Una incomprensione di un attimo, capace di far tornare alla memoria la toccata con le gomme della prima variante avvenuta 10 anni prima che, tuttavia, non impedì al tedesco di cogliere il primo successo con la Rossa a Monza.
Nessun danno per la vettura e testa della corsa ancora saldamente nelle mani di Schumacher che, anche dopo la seconda tornata di pit stop, si trovò a guidare le danze seguito da Raikkonen. Quando ormai mancavano solo 10 giri al termine della gara, ecco arrivare il colpo di scena. Alla fine del rettilineo principale esplose il V8 della Renault di Alonso. Un fragore sovrastato soltanto dall’urlo dell’intero autodromo consapevole che la remuntada di Schumacher era cosa concreta.
L’olio lasciato dal propulsore francese tradì Massa, che scivolò sul liquido e, saltando sul cordolo, bucò una gomma. Un giro intero a bassa velocità per tornare ai box significava solo una cosa: l’addio al podio. Lo sventolare della bandiera a scacchi sancì la vittoria di Schumacher davanti a Raikkonen e Kubica, ma fu l’immediato annuncio del ritiro dalla Formula 1 del tedesco che rimase scolpito nella memoria di tutti.
Le immagini di Todt, Montezemolo e della moglie Corinna visibilmente commossi in corsia box mentre Michael abbracciava e ringraziava tutti, fecero il giro del mondo e indicavano una sola cosa. La Ferrari da quel momento in poi, avrebbe dovuto camminare sulle sue gambe, priva del condottiero che l’aveva risollevata dopo anni di sconfitte.
Sul podio, Schumacher, osannato dalla marea rossa, abbracciò Raikkonen, suo sostituto per la stagione 2007, indicando quelle migliaia di tifosi impazziti quasi a voler cedere simbolicamente il testimone.
Quel 10 settembre 2006 i tifosi ferrari vissero un’altalena di emozioni. Il contrasto tra gioia e malinconia, tra felicità per una vittoria decisa e smarrimento per l’addio ad un campione unico, restano indelebili nel cuore di tutti gli amanti della rossa grati a Michael per aver dedicato tutto se stesso nell’impresa di far tornare la Ferrari un team vincente.