F1 Story | GP Spagna 1994: la Williams rialza la testa
Damon Hill, compagno di squadra di Senna, due gare dopo la scomparsa del brasiliano, conquista la prima vittoria stagionale e si lancia ufficialmente nella lotta al titolo contro Schumacher.
Annus horribilis il 1994, vero e proprio spartiacque tra una Formula 1 fatta di velocità, circuiti da pelo sullo stomaco e rischio ad ogni curva ed una serie fatta di monoposto iper sicure, circuiti standardizzati e marketing dominante. Con ancora sulle spalle la cupa atmosfera di Imola e lo sconcerto per lo schianto di Karl Wendlinger a Monaco, il Circus si trasferì in terra catalana cercando di dare un senso ad un movimento motoristico nell’occhio del ciclone.
Gli uomini del team Williams si presentarono in circuito con la testa ancora piena di pensieri e di domande, consapevoli, tuttavia, che lo spettacolo doveva continuare ed era doveroso rendere la FW16 competitiva quanto prima. Per sostituire Senna si puntò sul collaudatore Coulthard, giovanotto scozzese che di importante aveva solo la mascella ed era a secco di gare nella massima formula. Anche in casa Simtek si dovette ricorrere ad un sostituto per cause di forza maggiore. La scelta ricadette su Andrea Montermini, italiano dal piede pesante e desideroso di cogliere al volo l’opportunità di guidare una Formula 1. La Sauber, orfana di Wendlinger, decise di schierare l’unica monoposto mettendola nelle mani del tedesco Frentzen, dotandola di protezioni poste ai lati dell’abitacolo. Una soluzione posticcia, ma che avrebbe dato il via a quel “movimento per la sicurezza” che ha portato alle odierne monoposto.
Se non fosse bastato quanto accaduto ad Imola e Montecarlo, il destino decise che anche in Spagna era necessario mandare un altro segnale di quanto quelle vetture fossero ormai inadeguate per le velocità raggiunte.
Fu Andrea Montermini, su quella Simtek che fu di Ratzenberger, a schiantarsi in piena velocità nell’ultima curva prima del rettilineo principale. Vettura distrutta, pilota salvo ma con la caviglia destra fratturata.
Niki Lauda – all’epoca supervisore della GPDA – si scagliò apertamente contro Montermini accusandolo di non essere pronto a guidare una Formula 1. Messe da parte le polemiche e – per quanto possibile, le tensioni – i piloti tornarono in pista per l’ultimo turno di qualifiche. Il leader del mondiale, Schumacher, segnò la prima pole stagionale davanti a Damon Hill, Mika Hakkinen, JJ Letho, Rubens Barrichello ed al duo ferrarista Alesi – Berger.
Tutti attendevano una gara dominata dal tedesco, ma l’esito fu ben diverso ed inaspettato.
Allo spegnersi del semaforo verde, Michael scattò benissimo, seguito come un’ombra da Hill. La Williams, che fino alla gara precedente sembrava difficile da guidare, si era finalmente trasformata in una vettura competitiva, così come ci si attendeva ad inizio stagione.
Il duello tra Hill e Schumacher continuò finchè la Benetton Ford del tedesco non accusò problemi al cambio. Nello specifico, Michael si trovò con una monoposto dotata soltanto della quinta marcia. Una situazione paradossale che, sebbene gli fece perdere il comando della gara, non scoraggiò il tedesco. Decise che si poteva continuare ed iniziò ad affrontare il circuito percorrendo traiettorie diverse, imposte dalla mancanza del freno motore.
Nessuno pensava fosse possibile completare la gara in quelle condizioni, ma Schumacher smentì tutti, conquistando un preziosissimo secondo posto, davanti alla sorprendente Tyrrell Yamaha di Mark Blundell ed alle spalle di colui che sarebbe diventato il rivale numero uno per il titolo, Damon Hill.
Ai box Williams le lacrime tornarono a solcare i volti dei meccanici e del resto del team che volle dedicare la prima vittoria stagionale ad Ayrton Senna, mentre in molti aumentava il rammarico e la tristezza per la mancanza del pilota brasiliano.