Monaco ’84, il capolavoro di Senna dagli occhi di Symonds
Pat Symonds, oggi Direttore Tecnico della Williams, racconta il Gran Premio di Monaco 1984. L’inglese era ingegnere di pista di Senna quando sfiorò la vittoria del GP di Monaco 1984.
Quando si parla di Senna è automatico riportare la memoria al Gran Premio di Monaco 1984. Ayrton era un rookie e guidava una modestissima Toleman. Ma sotto il diluvio di Montecarlo, riuscì a risalire la china fino al secondo posto e solamente l’esposizione della bandiera rossa gli impedì di raggiungere e superare Alain Prost, in quel momento al comando.
Quel giorno se lo ricorda bene anche Pat Symonds, oggi Direttore Tecnico della Williams, ma che nel 1984 era proprio l’ingegnere di posta di Ayrton. Parlando con l’agenzia Reuters, Symonds racconta: “Non ce lo saremmo mai aspettati. Non credavamo neanche minimamente ad una possibilità di successo nel breve periodo. Ma quando abbiamo visto girare Ayrton, eravamo tutti sorpresi. Tutto andava pe ril meglio e Senna era quasi riuscito a vincere la gara. E’ stato un susseguirsi di emozioni surreali. E dopo l’euforia dei primi momenti, abbiamo iniziato a pensare che forse ci saremmo meritati anche la vittoria, per come stava andando la corsa”.
A differenza di quanto si dica spesso in giro, Senna non amava guidare sul bagnato. E le sua prima gara in kart in quelle condizioni fu un vero disastro, tanto che Ayrton andava in pista ogni volta che si aspettava il diluvio, nel tentativo di migliorare. E i risultati vennero fuori, con il tempo…
Symonds continua il suo racconto sottolineando: “Sapevo quanto fosse bravo Ayrton e che avrebbe fatto davvero bene con noi. Era una persona che sapeva fare tesoro del proprio talento. E quando iniziammo a lavorare, ci accorgemmo subito di quanto fosse preparato. Non sembrava assolutamente un debuttante e la F1 era il suo ambiente naturale”.
Ma a dare ancora più importanza alla prestazione di Ayrton in quel Gran Premio di Monaco 1984, ci pensa proprio Symonds che conferma una delle leggende che girano da un po’ di tempo su quella Toleman: “Un braccetto delle sospensioni anteriori era crepato, probabilmente a causa di un colpo violento sul cordolo, ma nessuno soprà come sarebbe finita quella gara, se si fossero percorsi tutti i giri stabiliti. Era un inconveniente serio ma, comunque, non avrebbe causato il ritiro”.
Da quel giorno, Ayrton si fece largo con forza nel Circus della Formula 1. E Symonds ne rimase affascinato: “Ci sono molti piloti in grado di spingere al massimo una vettura, ma per farlo devono utilizzare il 100% delle proprie capacità mentali. Ayrton era diverso. Sapeva andare più veloce di chiunque altro e allo stesso tempo ricordava ogni minimo dettaglio del giro. A quei tempi non avevamo una telemetria con molti dettagli, ma i dati ce li forniva lui. Era veramente fenomenale, aveva una competitività naturale. Era molto sicuro delle proprie possibilità, ma questo non lo faceva mai cadere nell’arroganza. Non mostrava timori reverenziali nei confronti dei piloti che erano da più tempo in F1: semplicemente, pensava che si trovavano lì per essere battuti”.