Pagelle Gp di Cina, Hamilton alla vetta del celeste impero…
..ma non ancora a quella del campionato. In una stagione 2014 che è già testa a testa tra i due piloti Mercedes, con tutto il resto della baracca a fare da comparsa, Lewis Hamilton domina in maniera imbarazzante. Stringe i denti Nico Rosberg. A prendersi un po’ di gloria, stavolta, c’è anche Fernando Alonso, che ritrova lo scatto in partenza e il podio.
LEWIS HAMILTON 10 e lode – Davvero, c’è poco da dire quando un pilota gestisce un weekend con una simile maestria. Ed è vero che la sua W05 è di un altro pianeta. Ma è anche vero che sul bagnato, sabato, Lewis rifila 1.3 secondi al compagno di squadra. In gara, poi, gira costantemente più veloce degli altri, pur consumando meno benzina degli altri, e senza soffrire di graining. Vince la sua terza gara consecutiva, conquista il suo terzo successo a Shanghai. IMPERATORE della Cina 2014
NICO ROSBERG 7 – Complessivo di un weekend in cui non tutto ha girato come doveva o come poteva. Al sabato il biondo tedesco non apprezza il comportamento della vettura in frenata e pasticcia sul bagnato, tanto da rimediare un testacoda in Q3 e un quarto posto in griglia. In gara si pianta allo start, rischia il patatrac con Valtteri Bottas ed è costretto alla risalita. Che si compie fino al secondo posto, senza telemetria, ma con una vettura che riesce a sopravanzare gli avversari con una disarmante nonchalance. E’ ancora primo in classifica piloti. Ma già sente IL FIATO SUL COLLO di Lewis Hamilton
FERNANDO ALONSO 9 – E’ tornato, o forse non se n’è mai andato. Nel momento più difficile per la Ferrari, fresca di cambio di direzione sportiva e con una F14T che non solo non è bella, ma troppo spesso non balla, l’asturiano tira fuori dal cilindro una di quelle prove che ridanno morale. In un circuito che è decisamente più congeniale alla vettura rispetto al terribile Bahrain, Alonso ritrova lo scatto felino in partenza e, nonostante una gran rimbalzo contro le gomme di Felipe Massa, artiglia la terza piazza provvisoria. Si sbarazza di Sebastian Vettel anticipando la propria sosta, ma la seconda piazza è pura utopia: Rosberg lo passa fischiettando e il finale, con Daniel Ricciardo che arriva di gran carriera con gomme ben più fresche, è al cardiopalma. Ma alla fine arrivano il gradino più basso del podio e il terzo posto in classifica piloti. EL MATADOR, siempre
DANIEL RICCIARDO 8 – Spreca la prima fila con una partenza inopinata e la sua gara si fa in salita. Il primo stint su gomme soft non è dei più brillanti, ma riesce a gestirlo a lungo e con un’ammirevole cautela, e questo farà la differenza. Per la seconda volta consecutiva si ritrova a lottare con Sebastian Vettel che (stavolta con assai meno convinzione rispetto al Bahrain) gli lascia strada su ordine dei box per motivi strategici. L’obiettivo è prendere Alonso e il podio. Ricciardo lo manca, per poco, ma in compenso continua a guadagnare RISPETTO e attenzioni da parte del team. Che non è poco se a fianco hai Sebastian “il Pupillo” Vettel.
SEBASTIAN VETTEL 7 – Altro weekend molto difficile per il quattro-volte campione del mondo, che continua a dover gestire le intemperanze della sua RB10 e lo smacco di vedere il giovane compagno di squadra viaggiare con un altro ritmo. Vettel scatta molto bene al via, accodandosi a Lewis Hamilton, ma la sua gara si trasforma in un calvario: soffre mostruosamente di graining e lamenta una lentezza snervante sul rettilineo. Ciononostante trova la forza per far soffrire Nico Rosberg al giro 23, rendendogli difficilissimo il sorpasso. Ma il ritmo non c’è: deve far passare Ricciardo, perché “lui va su due soste”, ma quando chiede di cambiar gomme il box gli sbatte la porta in faccia, richiamandolo un secolo dopo, nel momento in cui una Caterham lo “sdoppia”. Alla fine va anche lui su due soste. Il perché rimarrà un mistero. Il FANTASMA DI WEBBER aleggia sulla sua testa, in tutti i sensi.
NICO HULKENBERG 7 – Se l’obiettivo era gabbare le prestanti Williams, la missione di Nico Hulkenberg in Cina è perfettamente riuscita. Il tedesco della Force India porta avanti una gara senza scossoni: parte tranquillo dall’ottava piazza, approfitta dei guai di Bottas alla partenza e di quelli di Felipe Massa al pit stop, e si tiene stretta una sesta posizione che significa quarto posto nel mondiale piloti. CORIACEO, come sempre
VALTTERI BOTTAS 6,5 – Giunge alla bandiera a scacchi esattamente da dove aveva cominciato: settimo. Ma in mezzo, che fatica! Al via tocca l’ala anteriore di Nico Rosberg (per sua fortuna senza far danni) e sprofonda in decima posizione. Si sbarazza facilmente di Raikkonen e Grosjean, ma si ritrova davanti Nico Hulkenberg. Nonostante un ritmo più incisivo, non riesce ad averne ragione per i successivi 45 giri. CAPARBIO, ma non abbastanza
KIMI RAIKKONEN 5,5 – Ennesimo weekend difficile per il finlandese di casa Ferrari, alle prese con una vettura che presenta tanti problemi tecnici e che, probabilmente, non si adatta alla sua guida. Solo che stavolta l’ottavo posto stride molto di più, perché l’altra F14T è sul podio. Il weekend di Iceman comincia male, con un problema all’idroguida che gli fa saltare un’intera sessione di libere; continua peggio, con una qualifica in cui non supera il taglio del Q2 per problemi alla scalata di marcia; si chiude così così, con un risultato che è al AL DI SOTTO DELLE ASPETTATIVE
SERGIO PEREZ 7 – Mette una gran pezza a delle qualifiche tremende (Checo non va d’accordissimo con la sua Force India su pista bagnata ed ottiene il sedicesimo tempo) con una gara solida e senza colpi di testa: al via guadagna diverse posizioni, lambisce la zona punti e, nel momento che conta, si sbarazza di Kvyat. Nono posto, punti importanti, FIDUCIA che sale
DANIIL KVYAT 7,5 – A chi alle soglie delle scorso autunno millantava che la Formula1 avesse trovato l’ennesimo russo con portafogli pieno, il giovanissimo del Circus risponde con grande signorilità nuovamente sul campo: Kvyat si porta a casa un decimo posto che per la Toro Rosso significa un punto in classifica e per lui la scalata a un futuro roseo. INVESTIMENTO che frutta, e frutterà
JENSON BUTTON 5 – Che Shanghai non sarebbe stata la pista preferita della MP4-29, Jenson Button l’aveva previsto prima ancora che cominciasse il weekend. Ma nessuno si sarebbe aspettato questo tonfo da parte della McLaren, il secondo consecutivo. Il pilota inglese parte male e la sua vettura non riesce a gestire il folle degrado degli pneumatici. Il ritmo non c’è e se stavolta non arrivano i punti non è per colpa dell’affidabilità. Il pensiero va alla strada pericolosissima imboccata lo scorso anno, in questo periodo. NEL TUNNEL, di nuovo
JEAN-ERIC VERGNE 5 – Per la terza volta consecutiva si pianta in partenza, sprecando un’ottima nona piazza al via, frutto di una bella qualifica. Risalire dal quattordicesimo posto è proibitivo per chiunque. Sul finale si tiene alle spalle Kevin Magnussen, ma alla bandiera scacchi il risultato non è di quelli che esaltano. Che stia soffrendo la dieta ferrea (che quest’anno sta facendo penare i piloti di una certa stazza) o il talento del coinquilino di box, il francesino di casa Toro Rosso sembra abbia ripreso (anche lui) la strada senza uscita imboccata lo scorso anno. NEL TUNNEL, di nuovo
KEVIN MAGNUSSEN 5 – Vedi quanto scritto sopra per Button, ma con la difficoltà di avere una quindicina di anni di esperienza in meno FUOCO DI PAGLIA?
PASTOR MALDONADO 5,5 – Il pilota venezuelano ha ormai un’aria da martire cristiano: dopo aver ripercorso le orme di Lewis Hamilton nel 2007, schiantandosi al venerdì nel corridoio della pit lane senza un perché, perde al sabato il secondo motore (su cinque che ha a disposizione in un anno) e non può prendere parte alle qualifiche. In gara, pur partendo dal fondo, riesce un po’ a risalire la china, portando la E22 superstite al traguardo in quattordicesima posizione, ma davanti alla sua bestia nera: Esteban Gutierrez. VIA CRUCIS (senza lieto fine pasquale)
FELIPE MASSA 5,5 – una media tra il suo 8 e il 3 (generoso) che si prende il box Williams. Perché è vero che il brasiliano giunge quindicesimo al traguardo, ma è anche vero che avrebbe meritato di essere molto più su. Massa scatta sesto dalla griglia con un balzo felino all’esterno (sfila Nico Rosberg, non certo la 313 di Paperino); si butta poi all’interno, finendo per fare pinball su Fernando Alonso. Ricomincia dalla sesta posizione. Ma alla prima sosta l’imponderabile lo attende al varco: i meccanici scambiano le due ruote posteriori e le montano al contrario. Il pit stop dura una vita e mezza. Rientra ultimissimo e non gli resta che risalire e scuotere la testa INCREDULO
KAMUI KOBAYASHI 6 – di buon auspicio. Perché è l’unico ad aver pagato dazio dal cambio di classifica dopo il pasticcio della bandiera a scacchi: il suo sorpasso ai danni di Bianchi all’ultimo giro avrebbe decretato vincitrice la Caterham nella lotta senza esclusione di colpi con la Marussia. E INVECE NO..
MAX CHILTON 5 – Continua a essere il re dell’affidabilità, ma a questa cosa ci ha abituati. La notizia, in Cina, è che non arriva ultimo a traguardo.
ROMAIN GROSJEAN 8 – di buonissimo auspicio. Con una E22 che fa acqua da tutte le parti, il francese proprio sull’acqua tira fuori in qualifica un gran passaggio al Q3, che gli vale la partenza dalla quinta fila. Allo start scatta bene e, nonostante si ritrovi a correre senza la quarta marcia, riesce a tenere la nona posizione e un cliente scomodissimo come Kimi Raikkonen. Ma il cambio della sua Lotus non regge. WHAT A BIG BIG SHAME
FINALE DI GARA 3. Dopo qualche ora di riflessione, la FIA anticipa il finale di gara al giro 54 (56 i giri percorsi dai piloti), in accordo con l’articolo 43.2 del regolamento sportivo. La causa: doppia bandiera a scacchi. Ma la prima sbandierata, dice la stessa FIA, è avvenuta alla fine del giro 55. CONFUSIONE. A palate.