Gp del Bahrain: lotte in casa, acqua di rose e cotillon
In un campionato che alla terza gara sembra già segnato dall’implacabile dominio Mercedes (team e motori), la prima del Bahrain in notturna regala emozioni forti e inaspettate: un duello al cardiopalma tra Hamilton e Rosberg; una lotta serratissima per il terzo posto; diversi faccia a faccia tra compagni di squadra dai risultati per nulla scontati. Peccato per i non pervenuti: McLaren e Ferrari.
LEWIS HAMILTON: 10 e lode – Domina nelle libere, si fa soffiare la pole position per un errorino in frenata, ma si riprende allo start, con tanto di interessi. Scatta fulmineo dal lato sporco della pista e arriva alla staccata davanti al rivale di una vita, nonché attuale compagno di squadra. Si difende da Rosberg in tutti i modi possibili e immaginabili, anche quando sul finire monta gomme meno performanti. “Sai cosa ho pensato?”, dice a Rosberg nel retro-podio, dopo averlo stritolato in un abbraccio. “La nostra prima gara in Italia, quando io sono stato dietro per tutto il tempo e alla fine ti ho superato. Ho pensato: ‘Stavolta lo farà lui. All’ultimo giro giro spingerà’”. Alla prossima puntata. PUMA
NICO ROSBERG 10 – Con il piglio sagace che sembra essere suo marchio di fabbrica, si porta a casa una gran pole position tra le luci di Sakhir. Uno spunto poco felice alla partenza lo condanna a rincorrere tutta la gara. Ma che rincorsa, ragazzi. Non molla un attimo Lewis Hamilton, dandogli massimo due secondi di vantaggio e piazzandosi alle sue calcagna come un bracco. In due frangenti tenta l’attacco vero, quello corretto, ma molto maschio. Per qualche effimero secondo sembra farcela: l’incrocio di traiettorie e la determinazione di Hamilton dicono no. Il suo bilancio? “La corsa forse più entusiasmante di tutta la mia carriera”. GIU’ IL CAPPELLO al leader del campionato.
SERGIO PEREZ 9 – La variabile che non ti aspetti te la trovi sul gradino più basso del podio del Gp del Bahrain. Con una Force India vellutata con gli pneumatici e ispiratissima in ogni condizione (sul rettilineo, sul passo gara, sul giro secco), Checo ritrova se stesso dopo due gare di invisibilità, una stagione difficilissima in McLaren e una serie di bocconi di fiele ingoiati sul finire del 2013. Sorprende con un gran piazzamento in qualifica, sorprende nella prima parte di gara, sorprende anche il compagno Nico Hulkenberg con un sorpasso di grande agonismo fatto in un punto impossibile, in piena curva (il tedesco non la prende molto bene: “non mi ha lasciato spazio, mi ha buttato fuori dalla pista!” si lamenta col box). Ça va sans dire, SORPRESA!
DANIEL RICCIARDO 10 e bacio in fronte – Meglio di così, l’australiano, difficilmente avrebbe potuto fare. Con una Red Bull motorizzata Renault in debito di ossigeno rispetto a chi nel pacchetto ha la titanica Power Unit Mercedes, Daniel tira fuori un weekend maiuscolo e, finalmente, i primi meritatissimi punti in campionato. In qualifica rimedia un gran terzo tempo; in gara fa quasi un miracolo: scatta dalla tredicesima posizione (pegno per quell’unsafe release malese che lo vide assolutamente incolpevole) e parte con la risalita, trovando un ottimo ritmo, dopo un primo run su gomme morbide piuttosto interlocutorio. Il miracolo arriva nel finale: con delle gomme soft montate una vita prima, quando rientra la safety car supera uno dietro l’altro Button, il compagno di squadra Vettel e Hulkenberg. Quasi quasi sembra poter fare la festa a Sergio Perez. Timore reverenziale per il quattro volte campione del mondo? Nessuno. E’ NATA UNA STELLA?
NICO HULKENBERG 8,5 – La verità è ci ha abituati troppo bene. Tanto che quasi ci stupiamo che il compagno Sergio Perez abbia la meglio, gabbandolo mentre è in lotta con Felipe Massa. Ma Nico, con la Force India ora seconda in campionato, fa comunque un garone. Scatta infatti dall’undicesima posizione e si ritrova subito ottavo; passa Fernando Alonso e Jenson Button come se si trattasse di una passeggiata della salute e mette una pressione pazzesca alle Williams. Sul finale nulla può contro Ricciardo. Ma, dal momento che sin da inizio gara lamenta mancanza di grip e sottosterzo, mica male questa quinta piazza alla bandiera a scacchi. TERZO in classifica.
SEBASTIAN VETTEL 7,5 – In Bahrain il gatto nero di Mark Webber cambia obiettivo. Per Sebastian Vettel è un weekend stregato. In prova ha enormi problemi con la scalata di marcia, tanto da non riuscire a passare lo scalino della Q2. In gara smette di funzionargli il Drs e, nel mentre, i box decidono di offrirgli un tè coi biscotti al secondo cambio gomme. Nonostante tutto, non perde la pazienza e lavora per la squadra: da quattro-volte campione del mondo, non batte ciglio quando gli viene chiesto di lasciar passare Ricciardo. Tenacemente segue la sua gara di conservazione su due soste e, sbattendo la porta in faccia a Felipe Massa sul finale, si va a prendere un sesto posto. CAMPIONE nell’animo.
FELIPE MASSA 7 – soprattutto per lo spunto pazzesco avuto al via: si butta in mezzo e, da settimo in griglia, si ritrova terzo. Ma torna l’incubo Bottas: il finlandese si ferma prima di lui e lo sopravanza con l’undercut. Il brasiliano gli si accoda dietro e gli fa sentire il fiato sul collo, abbozzando un attacco. A nulla vale la bordata al muretto (“he is losing his tyres”, sta perdendo le gomme): nonostante la pressione delle Force India, ordini di scuderia, stavolta, non ne arrivano. Alla sosta successiva gli fanno il favore di fermarsi per primo. L’undercut riesce, ma la safety car fa sprofondare i suoi sogni di gloria. RITENTA, sarai più fortunato.
VALTTERI BOTTAS 5,5 – Spreca la seconda fila pattinando allo start e la sua gara si fa in salita. Il terzo posto provvisorio intorno a metà corsa è solo una pia illusione: la sua FW36 mangia letteralmente le gomme, e lui si ritrova sotto la pressione di un trenino micidiale composto dal compagno di squadra e dalle due Force India. Rischia lo strike su Raikkonen (e sarebbe stato sparare sulla Croce Rossa…) BOCCHEGGIANTE
FERNANDO ALONSO 6 – “Il team ha fatto un lavoro super [..]. Oggi la partenza è stata super, i pitstop sono andati bene e la strategia è stata ottima, in generale abbiamo tirato fuori il massimo”. Visto il pugno alzato sul traguardo per questo nono posto, il dubbio che ci sia un pelino d’ironia, nelle parole dell’asturiano, è lecito. La sufficienza è frutto del fatto che Alonso, di solito pasionario quando il vento tira contro, continua a mostrare uno stoicismo più che lodevole in questo inizio di stagione 2014, che riflette specularmente i disperati tentativi di metterci una pezza in pista, a questa F14T che sul rettilineo sembra una motoape. Causa calo di potenza rimedia una quinta fila. Stavolta scatta bene. Tiene il passo come può. Ma di più davvero non si può pretendere. PAZIENTE
KIMI RAIKKONEN 6 meno – Ci starebbe un “vedi sopra”, se non fosse che il finlandese, che stavolta parte quinto e dal lato pulito della pista, si addormenta tra una luce rossa e l’altra, sprecando una buona qualifica. Anche Raikkonen si becca la quasi sufficienza, per gli stessi motivi di Alonso: la sua strenua difesa nei confronti di chiunque gli capiti dietro – Force India escluse, che passano le Ferrari come se non le vedessero- è lodevole. Sarebbe bello sapere cosa gli passa davvero per la testa. IMPERTURBABILE (all’apparenza)
DANIIL KVYAT 6 – Con la piccola Toro Rosso, si qualifica meglio di Vergne (di nuovo) ed è protagonista di una gara solida, che conferma quanto di buono fatto vedere dall’esordio a questa parte. Purtroppo i contendenti per quel decimo posto, stavolta, sono troppi. SULLA STRADA GIUSTA
ROMAIN GROSJEAN 5,5 – Cantava Battisti: “Le discese ardite e le risalite sono un cielo aperto, e poi giù il deserto, e poi ancora in alto, con un grande salto…”. Tiene botta il francese, insieme alla sua Lotus, che fa male vedere ancora in questo stato. Ma si stringono i denti..
MAX CHILTON 7 – Stavolta, l’inglesino, non è il fanalino di coda del gruppo. Non solo continua l’incredibile striscia positiva (da quando ha debuttato ha concluso tutte le gare), ma con questo tredicesimo posto si porta a casa la migliore prestazione della carriera e la decima piazza in classifica costruttori per la Marussia. Con buona pace della Caterham… MEZZOFONDISTA
PASTOR MALDONADO 3 Butta alle ortiche con una delle sue solite inspiegabili intemperanze un weekend tutto sommato decente, dove stava galleggiando nei pressi della decima piazza. Lo strike in trasversale sulla vettura di Gutierrez è INQUALIFICABILE
JULES BIANCHI 5 – sverniciato (letteralmente) da Adrian Sutil, perde la testa poco dopo e tenta un ingresso spartano alla prima curva, centrando in pieno il tedesco della Sauber. Riesce comunque a portare la vettura a traguardo.
JENSON BUTTON 7 – e una pacca sulla spalla. Nel weekend del suo 250esimo Gran Premio, il portabandiera inglese si sarebbe meritato decisamente qualcosa di più di un ritiro per un problema tecnico. Button va lungo sulle due soste e mantiene, senza scossoni, un’onorevole sesta posizione, dati anche i valori messi in campo in Bahrain dalla sua Mp4-29. Ma alla ripartenza della safety car, arriva il DISASTRO IMMERITATO
KEVIN MAGNUSSEN 5 – Altro boccone di fiele per il giovane danese. Parte male, rischia di nuovo l’arrembaggio su Kimi Raikkonen, sprofonda nelle retrovie. La giornata di calvario si chiude con un problema al cambio. CRESCERE è dura, si sa.
JEAN-ERIC VERGNE s.v. – secondo ritiro per postumi da contatto in partenza (in cui, di nuovo, finisce a sandwich nelle lotte altrui). Altro che Lourdes. Qua ci vuole una combinata San Giovanni Rotondo-Loreto-Medjugorie.
ADRIAN SUTIL 4 – la vettura di casa Sauber non è certo un pezzo di Paradiso, ma per la seconda volta il focoso pilota tedesco fa peggio del giovane compagno di squadra in qualifica (dove rimedia pure una penalità che lo fa partire dal fondo). In gara si fa prendere dal nervosismo, andando a cercare spazio dove non ce n’è. Il risultato è un ritiro. L’ENNESIMO
SCUDERIA FERRARI 3 – si sapeva che il Bahrain sarebbe stata la pista peggiore per la vettura del Cavallino Rampante. Tra problemi in frenata, cali di potenza da parte del motore elettrico, velocità in rettilineo da calvario, assetto mangia-pneumatici e la ritirata di Montezemolo, è DEBACLE su tutti i fronti. Meno uno: il cuore del team e la tenacia dei piloti.
L’ABBANDONO DEL BOX FERRARI DA PARTE DI MONTEZEMOLO 1 – La ciliegina sulla torta nel weekend disastroso della Ferrari. Un gesto che è un po’ metafora dell’Italia degli ultimi decenni, lasciata sul più bello a gambe all’aria da chi dovrebbe guidarla, con le azioni e con lo spirito, fuori dalle sabbie mobili. “Vedere una Ferrari così lenta sul rettilineo è un grande dolore. Adesso tutti a Maranello devono mettere una marcia in più, soprattutto i motoristi. Ci sono tante cose da provare questa settimana, ma non mi piace vedere dov’è la Ferrari in questo momento”. ARMIAMOCI… E PARTITE
PADDY LOWE la nostra sincera riconoscenza – “L’abbiamo deciso a inizio stagione. Avremmo sempre permesso ai due piloti di lottare tra loro”, ha dichiarato ieri il direttore tecnico esecutivo di casa Mercedes poco dopo la bandiera a scacchi. Il risultato, al di là del dominio imbarazzante quantificato in un secondo e mezzo al giro di distacco sugli avversari, sono stati dei ruota a ruota al cardiopalma che hanno regalato preziosissime atmosfere da fine anni Ottanta. GRAZIE, Paddy!
GP del BAHRAIN 9 – E dal tilkodromo che non ti aspetti, arriva una delle gare più belle degli ultimi anni. Sorpassi a ripetizione e scontri fratricidi ridanno gioia e un barlume di speranza allo spettatore medio, ancora assai scettico sulla piega presa da questa Formula 1.