Ferrari, tre punti… di sutura: storia di un calvario annunciato
Il Bahrain si conferma terra arida di soddisfazioni per la Scuderia Ferrari. Mentre a Maranello ci si scervella nel tentativo di far funzionare tutto in armonia, gli avversari raccolgono vittorie. Tutto lascia pensare ad un altro anno di lacrime e sangue.
Come detta la morale, il Capitano dovrebbe essere l’ultimo ad abbandonare la nave che affonda. Ieri, invece, abbiamo assistito a qualcosa di diverso: il Presidente Montezemolo, visibilmente deluso dalle prestazioni della F14T, ha lasciato la pista ancor prima che la bandiera a scacchi mettesse fine al calvario Ferrari. Probabilmente ha dovuto per via di impegni istituzionali ma, simbolicamente, il Presidente che va via sconsolato a gara in corso suona come una sorta di resa. Una bandiera bianca alzata che l’orgoglio non vuol far tirare fuori e la si nasconde dietro la schiena, mentre si recita la solita frase “Adesso a Maranello si deve cambiar marcia”. Arrivato per sostenere la squadra, il Presidente non ha retto nel vedere le due F14T lentissime sui rettilinei del Bahrain e, chissà, magari si era già portato avanti pensando a quello che potrebbe succedere in piste come Monza. Meglio prepararsi psicologicamente.
Ma c’è veramente sorpresa nel vedere la Ferrari arrancare in questo modo sul circuito del Sakhir? No. Almeno, non avrebbe dovuto essere una novità. Sarebbe bastato guardare attentamente cosa era già successo durante i test invernali per rendersi conto che trazione e velocità di punta, sulla F14T, erano ancora i punti deboli e che – in un tracciato come quello del Bahrain – le power unit Mercedes avrebbero letteralmente messo il Turbo alle proprie squadre.
Pat Fry, al termine della corsa di ieri, ha detto: “Oggi non potevamo chiedere di più alla nostra vettura e ai nostri piloti, perché qui è emerso come il nostro maggior limite sia nella velocità di punta. Questo ci ha costretti ad una gara in difesa e anche se nella sezione centrale del tracciato – quelal con più curve – la F14T si è dimostrata competitiva, ciò non è bastato per attaccare i nostri avversari”. Ma dov’è la novità? Ora i tifosi ferraristi sono infuriati ed è partita la solita caccia alle streghe, gridando ad alta voce di licenziare tizio o caio. Come se i problemi del Cavallino Rampante fossero tutti imputabili ad una sola persona.
La colpa di questa grande illusione d’inizio campionato è anche di molti tifosi, rei di aver creduto alla “campagna di difesa al Cavallino” di gran parte della stampa italiana che, pur di vendere copie di un giornale o fare accessi ai rispettivi siti web, ha iniziato a inventare storielle ed arrampicarsi sui vetri, anziché prendere consapevolezza di una situazione difficile fin dai primi test. Adesso, però, sarebbe ora di andare a chiedere loro: ma nei test invernali, la Ferrari non era la vettura più veloce in rettilineo e per nascondersi avevano rilevato i tempi in settori diversi rispetto agli altri? Basterebbe riflettere sul motivo per il quale viene scritto di tutto e il contrario di tutto sulla Scuderia. Per certi versi è semplice: perché la Ferrari, nel bene e nel male, è il volano delle vendite di giornali di settore o delle condivisioni di un articolo in rete. Spesso, dunque, pur di far notizia ci si aggrappa a qualsiasi cosa, anche con il rischio di fare disinformazione.
Rischiamo di divagare e, dunque, torniamo alla gara di ieri. Senza mezzi termini, i 57 giri in Bahrain sono stati la definitiva conferma che la squadra non è arrivata preparata alla nuova era del Circus. Doveva essere una nuova occasione per rilanciarsi e, invece, ci si ritrova ancora alle spalle di vecchi e nuovi rivali.
Mercedes appare irraggiungibile e lo squadrone tedesco non ha ancora espresso tutto il suo potenziale. Quello della W05 è un progetto vincente in tutti i settori, sia dal punto di vista telaistico che del powertrain. Red Bull paga una power unit più lenta, ma compensa proprio con un telaio che sembra ancora ‘lo stato dell’arte’. E Ferrari? Resta ancora tutto indecifrabile, ma assolutamente non all’altezza degli avversari diretti, sia sull’aerodinamica che sulla power unit.
“A Maranello stiamo lavorando su soluzioni che possano garantire una migliore erogazione della potenza e migliore guidabilità”, conferma il Direttore dell’Ingegneria, Pat Fry. “Anche sul fronte aerodinamico stiamo cercando di migliorare l’efficienza della vettura. I dati raccolti oggi in gara saranno di riferimento nell’ottica dell’importante programma di verifiche che abbiamo pianificato per il test che si terrà nei prossimi giorni proprio qui a Sakhir”. C’è da crederci, perché stiamo parlando di professionisti d’alto livello che meritano il sacrosanto rispetto di ognuno di noi, incondizionatamente. Si può essere delusi dalla mancanza di competitività, ma bisogna a prescindere mantenere il rispetto verso chi lavora, per giunta ad alti livelli. Perché dalla propria cameretta, piuttosto che dal divano di casa, siamo tutti bravi a dettare la ricetta giusta per tornare in alto.
Wait and see, come direbbe lo stesso Raikkonen. Lui che si è dichiarato anche “Fiducioso nel futuro”. Non demoralizzatevi troppo e prendetela con filosofia. Allontanate la collera e provatea sdrammatizzare, come ha fatto l’utente Markvus della nostra community. Tra il serio e il faceto, ha voluto dedicare un’ode alla F14T, incarnando il pensiero di molti appassionati. Sì fa per scherzare, ça va sans dire…
Son trascorsi sette anni da quel giorno di splendore
quando vincer il Mondiale toccò al Santo Bevitore.
Da quell’ultima vittoria a San Paolo del Brasile
abbiam preso a flagellarci gli attributi col badile.
Si diceva fosse colpa della galleria del vento
se la Rossa avea lo sprint di un trattore controvento.
Dopo anni di soffiaggi, f-duct e diffusori
si auspicava fosse il turno di chi è bravo a far motori.
Era grande la speranza che a sospingere la Rossa
fosse un turbocompressore che portasse alla riscossa.
Ma dal primo rettilineo dopo l’inno della banda
il sospetto è che il motore sia più quello di una Panda.
Quando poi la strategia è soggetta al cielo grigio
sembra quasi che il muretto lo diriga Topo Gigio.
E se infin le prestazioni fanno torcer le budella
fate almeno una vettura che si possa dire bella!
La speranza è che dal cielo scenda il Drake e li bastoni
perché noi di questo strazio ne abbiam già pieni i …