Jenson Button: 250 e non sentirli
Il pilota inglese della McLaren, giunto alla sua quindicesima stagione in Formula1, festeggerà in Bahrain il suo 250° Gran Premio. A Button, veterano della stagione 2014, manca pochissimo per rientrare nel novero dei tre piloti più esperti di tutti i tempi: hanno corso più di lui Jarno Trulli (256 GP); Riccardo Patrese (257); Michael Schumacher (308) e Rubens Barrichello (326). In questa intervista rilasciata al sito McLaren.com, Jenson ripercorre la sua lunga avventura in Formula1. Un viaggio nel tempo e nella storia recente dello sport, per celebrare uno dei piloti più amati e stimati del Circus.
“Sei uno tra i cinque piloti della storia a raggiungere quota 250 Gran Premi. Cosa significa per te?”
JB: “Significa che sono in giro da un bel po’! Sono molto contento della mia carriera, anche se ci sono stati alti e bassi. Una delle cose di cui sono più orgoglioso è il modo in cui mi sono rapportato con i miei compagni di squadra. Ne ho avuti 10 in 15 stagioni, dunque ho avuto bisogno di confrontarmi ogni anno con il nuovo arrivato che sedeva virtualmente accanto a me. E’ una cosa molto divertente dello sport, perché nonostante tutto quello che hai ottenuto e i risultati raggiunti, devi sempre metterti alla prova, ancora e ancora”.
[Il primo compagno di Button, nel 2000, fu Ralf Schumacher. Poi arrivarono Giancarlo Fisichella (2001), Jarno Trulli (2002), Jacques Villeneuve (2003), Takuma Sato (2004/’05), Anthony Davidson (Malaysia 2005), Rubens Barrichello (2006, ’07, ’08, ’09), Lewis Hamilton (2010, ’11, ’12), Sergio Perez (2013), Kevin Magnussen (2014)]
“Quali sono, in ordine di preferenza, le più belle tra le tue 15 vittorie?”
JB: “La prima – Ungheria 2006 – è stata abbastanza speciale perché le condizioni erano impegnative e ha significato molto vincere la mia prima gara. Canada 2011, quando risalii dall’ultima alla prima posizione superando Sebastian Vettel all’ultimo giro, è stata un’altra vittoria speciale, come lo sono state quelle di Spa 2012 e Suzuka 2011. Se dovessi scegliere la migliore di tutte, direi Giappone. Suzuka è un circuito speciale e l’anno in cui vinsi, nel 2011, era quello dopo lo tsunami, e questo rese la vittoria particolarmente significativa.”
“Qual è stato il tuo miglior giro in qualifica?”
JB: “Il giro della pole a Monaco nel 2009 fu grandioso, come quello a Spa nel 2012, quando fui 4 decimi più veloce di tutti gli altri – e il mio compagno di squadra era un tipo niente male (Lewis Hamilton, ndr). Non posso non ricordare la mia prima pole position, ad Imola, nel 2004. Guidare una Formula 1 con motore V10 in quel circuito era spettacolare, perché ti ritrovavi sull’orlo del precipizio in ogni momento, e non potevi commettere alcun errore. Se dovessi scegliere un giro in particolare, direi quello ad Imola.”
“Qual è il miglior tracciato su cui hai corso?”
JB: “Imola – davvero un gran circuito. Mi piace il modo in cui ci si arrampica sui cordoli. Devi usare tutto lo spazio della pista, perché è stretta, ma non puoi permetterti di uscire dal tracciato, perché non perdona. Quando fai un bel giro lì, significa molto, perché sai che hai davvero spinto al limite”.
“Qual è stato il tuo sorpasso migliore?”
JB: “Ce ne sono stati molti di interessanti in ben 15 anni! Ma ce ne sono alcuni che spiccano: nel 2006 superai due vetture all’uscita della Curva 6 di Interlagos, e fu abbastanza emozionante perché è un angolo veloce. L’anno scorso ho anche superato all’esterno Adrian Sutil e Felipe Massa ad Austin. E’ un po’ la mia manovra: sorprendere due piloti in lotta tra loro, andando all’esterno! Ci fu anche un sorpasso a Fernando Alonso a Hockenheim un paio di anni fa. Eravamo in lotta da una decina di giri e fu davvero un ruota a ruota emozionante. Probabilmente questa è stata la battaglia più bella di tutta la mia carriera. Con rispetto reciproco, ma stavamo andando al limite.”
“Ricordi una gara in cui ti meritavi più attenzione di quella che ti è stata riservata?”
JB: “Spa 2013. E’ stata una bellissima gara per me. Sono finito sesto, ma ho fatto in modo di restare aggrappato alle macchine che avevo davanti e, alla bandiera a scacchi, ero solo a 13 secondi dal terzo posto. Non penso che la nostra vettura fosse molto competitiva, quindi è stata una corsa speciale. C’è anche Brasile 2009, la gara in cui ho vinto il Campionato del Mondo. L’ho conclusa quinto, ma ho dato tutto quello che avevo, perché la Brawn non era molto veloce sull’asciutto e risalii dalla 14esima posizione. Alla fine della gara tutti si concentrarono sulla questione “campionato”, ma è stata una delle mie gare migliori.”
“Qual è stato il momento più imbarazzante al volante di una Formula 1?”
JB: “Probabilmente in Cina nel 2011, quando mi fermai al box sbagliato. Anche quando ero lì, fermo al box Red Bull e i meccanici mi facevano segno di spostarmi, ero convinto di trovarmi nel posto giusto! Mi ricordo che mi ritrovai a chiedermi: “ma che problemi hanno?”, e solo allora mi resi conto di quanto stava accadendo.”
“Qual è la tua curva preferita?”
JB: “La Piratella, a Imola. E’ un curvone cieco velocissimo a sinistra, giusto prima che si scenda alle Acque Minerali. E’ davvero questione di un attimo che ci passi attraverso e poi subito a destra. Ma le curve non fanno i circuiti; sono le sezioni dei tracciati a rendere speciale un circuito. Le “esse” a Suzuka sono uno di questi casi. Quando esci da lì sulla cima della collina e smetti di trattenere il respiro, ti chiedi cosa sia successo. Becketts a Silverstone è un altro di questi punti. Poi c’è Spa, che sembra tutto una grande curva.”
“Chi è stato il tuo migliore compagno di squadra?”
“Il più interessante e stimolante tra i miei compagni è stato Lewis (Hamilton, ndr). Aveva un sacco di alti e bassi emozionali, ma era sempre molto veloce. Ha molto talento ed è stato bello averlo accanto. Era velocissimo in qualifica e c’erano giorni in cui guardavo i suoi tempi sul giro e dicevo: “Io non so come abbia fatto”. Ma c’erano giorni in cui lo battevo ed erano giorni molto speciali. In termini di ritmo gara non c’era molta differenza tra noi e entrambi dovevamo fare un lavoro perfetto per battere l’altro.”
“Chi è stato il tuo miglior rivale?”
JB: “I migliori sono quelli con cui ho corso più a lungo. Dunque Fernando (Alonso), Kimi (Raikkonen) e Mark (Webber). E naturalmente Lewis. Con tutti questi ragazzi è dura correre: spingi al massimo, ma sai che il testa a testa sarà leale. Non è così con molti dei nuovi piloti.”
“Puoi dire quale è stata la migliore tra le McLaren che hai guidato?”
JB: “La Mp4-26 del 2011. Non era una vettura bella da vedere, con i suoi sidepod a forma di U, ma una volta che ti abituavi ai diffusori soffiati era una macchina dannatamente veloce. La vettura del 2010 era anche speciale, con i suoi F-duct, ma la migliore è stata la Mp4-26.”
“Che consiglio darebbe il Jenson Button al 250° Gp al Jenson della prima gara in Formula1?”
JB: “Gli direi di prendere le cose come vengono, le buone con le cattive. Come molti piloti di Formula 1, non avevo vissuto molte difficoltà prima di arrivare in F1 e solo quando c’ero ormai dentro ho dovuto imparare a conviverci. Gli direi anche che vivrà dei giorni frustranti, ma che domani si potrà guardare indietro e rendersi conto che era già pronto per quei momenti.”
“Dicci una lezione che hai imparato in questi anni”
JB: “Non è una lezione, ma la cosa più bella che qualcuno mi abbia mai detto, e che è arrivata da mio padre. Mi diceva: ‘Potrai non essere il pilota più veloce del mondo… ma sei il migliore’. Queste parole hanno significato e continueranno a significare molto per me.”
“Quando ti ritirerai dalla Formula 1, c’è qualcosa in particolare che ti mancherà?”
JB: “Il momento in cui calo la visiera sugli occhi ed esco fuori dal garage. Quando Dave (Robson, l’ingegnere di pista) accende la radio e dice: “Bite point find, three burn-outs and launch”, proprio quel momento. Ci sei solo tu e il circuito. Mi mancherà.”