Penalità e giochi di squadra inutili: il GP dei bacchettoni
Nella giornata capolavoro di Lewis Hamilton, sono diversi gli episodi discutibili: penalità troppo dure e giochi di squadra che fanno discutere. Ecco il parere di Gianni Morbidelli sul Gran Premio della Malesia.
Il Gran Premio della Malesia ci ha mostrato un Hamilton in grandissima forma, a dir poco perfetto in questo weekend dove ha portato a casa praticamente tutto quello che c’era a disposizione: pole position, vittoria e giro più veloce. Una dimostrazione di grande superiorità, la sua e quella della squadra. Rosberg ieri ha contribuito sì alla doppietta Mercedes ma, come per sua stessa ammissione, in questa corsa era ben distante dalle performance di Lewis. Credo ci siano pochi dubbi: Hamilton sarà l’uomo da battere.
E, in tutta sincerità, credo che gli unici in grado di dare del filo da torcere alle mercedes siano proprio quelli della Red Bull Racing. A discapito di quanto tutti pensavano, la RB10 è una gran macchina e potrà mettere pressione agli avversari. Oserei addirittura dire che sarà l’unica antagonista della Mercedes in questo campionato, perché ha una base molto buona dal punto di vista telaistico e aerodinamico. Pecca ancora di una power unit non all’altezza della situazione, ma i margini di sviluppo sono decisamente ampi. Oltre a Vettel, Ricciardo ha dimostrato – ancora una volta – di avere un carattere forte oltre al talento, battagliando senza remore con il proprio compagno di squadra che di Mondiali in tasca ne ha già quattro. Peccato che la sfortuna lo abbia privato di punti importanti in chiave Mondiale e, a questo punto, è ancora senza punti in campionato. Questo gli peserà nel corso della stagione, perché i suoi avversari diretti ne hanno già accumulati abbastanza.
Per il resto, devo dire che sono rimasto ancora colpito dalla prestazione dei due rookie – Kvyat e Magnussen – giunti ancora a punti. Ma, soprattutto, è da rimarcare la prestazione di Nico Hulkenberg con la Force India. Merita un plauso per il suo modo di approcciarsi alle gare, per come combatte pur non avendo una vettura all’altezza degli avversari.
Per quanto riguarda la Ferrari, è decisamente lontana dalla vetta. Non mi sembra attualmente in grado di poter impensiere Mercedes e Red Bull. Questa impresa di Alonso, in realtà, non l’ho vista. E Raikkonen, anche stavolta, ha avuto una prestazione carente seppur influenzata dalla foratura dopo un contatto con Kevin Magnussen. Ed è su questo che vorrei un attimo concentrare la mia attenzione, perché credo che ieri la FIA sia stata un po’ bacchettona nell’assegnare le penalità.
Il contatto tra Raikkonen e Magnussen è del tutto involontario, frutto di un errore in staccata finito con un lieve contatto tra l’ala anteriore del danese e la ruota posteriore destra del finlandese, con conseguente foratura. Trovo che penalizzare Kevin con uno stop and go di 5 secondi sia fuori luogo, perché non sussiste la volontarietà dell’azione. In fondo, nessun pilota è intenzionato a tamponare quello davanti. Non hanno di certo delle macchine turismo, dove spesso accadono episodi simili, in cui un pilota spinge un avversario per cercare di fargli perdere la curva. Credo che questa penalità sia stata eccessiva, anche se è vero che Raikkonen è stato fortemente condizionato da quella foratura. Ma, a prescindere dal caso specifico, credo che azioni del genere non andrebbero sanzionate.
Perché, a questo punto, se vogliamo parlare di manovre al limite e volontarie, allora credo sia più discutibile la partenza di Vettel che, dopo pochi metri, ha stretto al muro Rosberg. Ecco, quella era una situazione a cui si dovrebbe fare più attenzione, perché c’è un comportamento scorretto e al tempo stesso pericoloso. Quello di Magnussen è stato solo un errore e non lo si può punire con uno stop and go. Esattamente allo stesso modo, trovo ridicola la dura penalità inflitta a Ricciardo per l’unsafe release. 10 secondi di stop and go e 10 posizioni perse sulla griglia di partenza alla prossima gara: cosa c’entra con l’aspetto sportivo? Non capisco il senso di penalizzare in maniera pesante un pilota solo perché il meccanico ha compiuto un errore o una negligenza. Andrebbe penalizzata la squadra, piuttosto. Faccio veramente fatica a comprendere queste scelte da parte di chi partorisce i regolamenti.
A proposito di situazioni assurde, ma cosa combinano in casa Williams? La fase finale del Gran Premio è stata esilarante. A pochi giri dal termine, il team ha dato ordine a Massa di far passare Bottas che era più veloce di lui. E la cosa mi ha fatto sorridere, perché pensavo alle sue recenti dichiarazioni dove diceva: “Il mio tempo da servo in Ferrari è finito”. Credo che la richiesta della Williams, in quella fase della gara, sia stata fuori luogo e di cattivo gusto nei confronti del suo nuovo pilota. Per certi versi è stato davvero imbarazzante. Sono un pilota anche io e se provo ad immedesimarmi in Felipe, è logico che mi passano in mente delle domande tipo: ‘Ma il team come e quanto crede in me?’. Nella testa di un pilota, dopo situazioni del genere, nascono dei dubbi pericolosi che lo allontanano dalla squadra. Un distacco che, nella maniera più assoluta, non aiuta.
In fondo, il rapporto che c’è tra un ingegnere e con la squadra è facilmente paragonabile a quello che può esserci tra la fidanzata o i propri familiari. Quando nascono delle piccole incomprensioni difficili da chiarire, queste poi pesano sul rapporto. Nel caso di Felipe, un distacco dalla squadra può influire sulla sua resa in futuro. Condivido la scelta di Massa di ignorare l’ordine di squadra e continuare a correre come se nulla fosse accaduto. In fondo, se Bottas fosse stato veramente più veloce, avrebbe almeno tentato a sopravanzarlo, cosa che poi non è avvenuta.
Felipe, nelle interviste post-gara, ha anche elegantemente glissato affermando di aver fatto la cosa che riteneva più giusta in quel momento. E la Williams non ha proferito parola nelle varie interviste ufficiali, perché la squadra – in cuor proprio – sa di essere nel torto. Se avessero dato l’ordine di squadra per dare occasione a Bottas di tentare l’attacco su Button, allora avrebbero avuto modo di giustificare quei team radio. Cosa che non hanno fatto e così, magari, si sentono un po’ in colpa ed hanno tentato di ridimensionare l’accaduto, ignorandolo.
Mi sorprende che una squadra come la Williams si sia lasciata andare ad una azione del genere in una fase simile del Campionato: queste sono situazioni delicate da gestire, oltre che particolari per i piloti che la vivono sulla propria pelle. Ogni pilota sente molto la competizione con il proprio compagno e, spesso, è contro di lui che vuol vincere ancor prima che pensare al resto del gruppo. Il perché è chiaro: se sei il leader, la squadra tiene molto più in considerazione le tue opinioni, ti dà più attenzione e tutti ti sono vicini. Bisogna stare attenti in certe situazioni: il filo è sottile, ma se lo si tira troppo è facile che si spezzi.