#8 Le pagelle del 2013: Ferrari, mal di qualifica

Altra annata di bocconi amari per i tifosi del Cavallino Rampante che, dopo una primavera incoraggiante che sembra preludere un combattimento ad armi pari con la Red Bull fino a fine stagione, vedono la F138 annaspare sulle Pirelli in kevlar e i sogni di gloria infrangersi contro l’amarissima trasferta extraeuropea di fine anno. Nel frattempo Felipe Massa scompare dagli schermi, mentre Fernando Alonso scompare in qualifica.

Massa - Ferrari F138La Ferrari (voto 7) guidata da (un sempre più aspramente criticato) Stefano Domenicali, in questo 2013 non si è fatta mancare nulla. Neanche il tradizionale sberleffo di Interlagos, che la perseguita da circa un lustro (ricordate la faccia del papà di Felipe Massa al taglio del traguardo di Lewis Hamilton, nel 2008, mentre già ai box della Rossa si stappava lo champagne?): stavolta a beffare la squadra di Maranello ci pensa la Mercedes di Ross Brawn che, con una chiamata al volo a Charlie Whiting, riesce nell’impresa di far beccare a Felipe Massa un pesantissimo drive through, che a fine gara costa tre posizioni, sei preziosissimi punti e il secondo posto nel campionato costruttori.  Ironia della sorte, la fiscale punizione finisce per avvantaggiare quello stesso team che, per i 1000 km di test segreti e vietatissimi sulle gomme Pirelli svolti al Montmelò tra il Gp di Spagna e quello di Montecarlo, era stato graziato dal Tribunalone Internazionale di Giustizia della F1 con una blanda squalifica dai YDT di luglio… Un epilogo amaro che chiude una stagione che, tutto sommato, era cominciata bene.

Nonostante gli inviti alla cautela di Domenicali (“sarei sorpreso se fossimo davanti”, diceva il team principal Ferrari lo scorso febbraio, “il nostro obiettivo è essere vicini ai nostri avversari”), la “Speranzosa” F138 che arriva in Australia sembra una vettura “di un altro pianeta” (parole di Alonso) rispetto alla F2012. In qualifica continua a non brillare; ma è fortissima allo scatto dal via, prestante sul passo gara, gentilissima con le PZero con costruzione in acciaio. Nonostante delle giornate “no” (come in Malesia e in Bahrain), in Australia, Cina e Spagna la vettura si dimostra ottima. Arrivano due belle vittorie, arriva l’entusiasmo.

Ma una rondine non fa primavera: sui circuiti lenti che prediligono una vettura ad alto carico aerodinamico, la F138 dimostra di soffrire tantissimo (vedi Montecarlo, quando Alonso si vede ripetutamente passare dagli avversari, nulla potendo neanche contro Adrian Sutil e Jenson Button) e la mazzata finale arriva con il ritorno del kevlar nelle Pirelli, in Germania. La stagione comincia a prendere una direzione ben precisa: ed è quella opposta alla vetta del mondiale.

Gli aggiornamenti sempre annunciati sulla vettura non arrivano e, quando arrivano, non funzionano – addirittura peggiorano le prestazioni. Felipe Massa, tra problemi tecnici, incidenti autonomi e scontri in pista, scompare letteralmente dai radar, lasciando al solo Fernando Alonso l’annoso compito di portare avanti il campionato della Ferrari. L’asturiano, da parte sua, si innervosisce (diverse le frasi controverse rilasciate alla stampa a ridosso della pausa estiva, che finiscono per metterlo in rotta di collisione con il presidentissimo Montezemolo) e soffre dannatamente al sabato, per poi tirare fuori regolarmente dal cilindro la gara della vita alla domenica. Le dichiarazioni rassegnate e dimesse di Stefano Domenicali fanno il resto, contribuendo a far scendere il morale sotto i piedi.
L’unico podio che arriva dalla trasferta asiatica è il secondo posto a Singapore del Matador, frutto di una sinergia tra la solita partenza perfetta dell’asturiano e una strategia rischiosa che paga. Con il mondiale andato per le terre già a metà anno, si deve difendere il secondo posto nel mondiale costruttori dal ritorno di Mercedes e Lotus. Il canto del cigno di Interlagos (con una seconda fila in qualifica finalmente ritrovata…) non basta. CALICE AMARO

Tecnica: Ferrari F138 – voto 7
F138_jerezLa Ferrari F138 è certamente una delle vetture più interessanti ad inizio stagione. I tecnici hanno affinato moltissimo il progetto dello scorso anno, traducendo il tutto in una vettura dall’aerodinamica pulita e filante. All’anteriore c’è ancora la sospensione pull-rod, ma scompare lo scalino in favore di un muso decisamente alto per incrementare la portata d’aria verso il fondo. Al posteriore la Rossa mantiene gli scarichi “Coanda”, ma tutta la parte terminale della monoposto si presenta piuttosto “dimagrita” rispetto allo scorso anno. Il diffusore adotta molti concetti in stile Newey (semiasse carenato, pinne verticali). E non manca qualche “sciccheria tecnica”, quella da “idea rivoluzionaria” che tanto piace alla critica, come la feritoia al di sotto del muso, di cui si fa un gran parlare nel corso dei test e che ha scatena la fantasia di addetti ai lavori e tifosi. Insomma, la F138 sembra proprio la vettura giusta per riportare i titoli a Maranello.

In effetti, il campionato della F138 comincia piuttosto bene a livello di prestazioni; la vettura si adatta bene alle nuove Pirelli in acciaio, è veloce e consente ad Alonso di lottare finalmente ad armi pari con la concorrenza, nonostante qualche imprevisto di troppo (prima l’ala anteriore in Malesia, poi il DRS inceppato in Bahrain). Il momento migliore arriva in Spagna, con la Ferrari che straccia la concorrenza. Ma il momento migliore per la Ferrari coincide anche con l’inizio…della fine. Poco dopo, infatti, comincia lo “spin-off” che vede protagonista la Pirelli, il quale culmina con il ritorno alla struttura in kevlar. La F138 è quella che subisce maggiormente il cambio gomme; nelle gare seguenti arrivano una marea di pezzi nuovi, solo pochi dei quali vedono la pista in gara. La Ferrari si perde tra scarichi corti e lunghi, deviatori a ponte, upper-flap e diffusori di tutti i tipi, senza mai riuscire a ritrovare la prestazione. Gli altri, invece, riescono a far funzionare la macchina e nel finale la Ferrari, da principale contendente al trono, si ritrova a lottare con Mercedes e Lotus per la seconda piazza, che, purtroppo per Maranello e tifosi, non arriva.
Ciò nonostante la F138 merita un voto positivo, perché, prima della storia delle gomme, la vettura si era dimostrata davvero competitiva e con un gran potenziale. Gioventù bruciata

I piloti

Alonso BarcellonaFernando Alonso, voto 9. E’ vero, quando sei vice-campione del mondo non vinci un bel niente. Tuttavia agguantare questo risultato con una vettura che, in alcuni frangenti del mondiale, rischia seriamente di essere la quarta forza del campionato, merita tanta stima. Dunque passino i mal di pancia del sabato, quando l’asturiano si incaglia in Q3, non lesinando mai qualche sbavatura nel giro che conta, e spesso facendo peggio del compagno di squadra Felipe Massa. Passino anche le dichiarazioni controverse di frustrazione che tante critiche gli tirano addosso (“Non parlo dei pezzi nuovi, spesso annunciamo novità che poi si rivelano essere fallimentari”; “Da quattro anni abbiamo una macchina un secondo più lenta del leader”;“Cosa vorrei per regalo di compleanno? Una di quelle macchine che ci stanno davanti”;“Siete dei sc…geni!” ). Fernando Alonso, quando il traffico e gli eventuali accidenti di pista lo consentono, è il TITANO della domenica a cui tutto un team si aggrappa: re delle partenze, maestro delle “remuntade”, leone sul giro quando può (ad Abu Dhabi si porta a casa il giro veloce, unico sberleffo che può concedersi contro Sebastian Vettel; e lo farebbe anche ad Interlagos se non arrivasse il niet di Andrea Stella), l’asturiano chiude la stagione con due vittorie (in Cina e in Spagna); 5 secondi posti (frutto di gran risalite); tre piazzamenti sul gradino più basso del podio e tanti tanti risultati utili.

Felipe Massa, voto 5,5. E’ amaro l’ultimo anno in Ferrari del brasiliano di San Paolo. E’ amarissima la sua ultima gara in Rosso, davanti al pubblico di casa, dove a negargli un (probabile) podio ci pensa una decisione dei commissari per il taglio della famigerata “fascia zebrata” posta all’entrata dei box di Interlagos. Felipe Massa comincia discretamente il suo campionato 2013 (imperiosa la rimonta in Spagna, quando nell’ultima parte di gara supera in successione Raikkonen, Rosberg, Ricciardo e Perez, e agguanta un terzo posto che è il suo miglior risultato stagionale), ma è all’altezza delle prestazioni del compagno di squadra soltanto in qualifica, dove in diverse occasioni dimostra di avere più lucidità. Tuttavia la sua stagione è un calvario caratterizzato da una serie di sfortunati eventi (doppia foratura in Bahrain; foratura a Silverstone; rotture varie ed eventuali delle ali a seguito di scontri con gli avversari) e da una più impressionante serie di incidenti: spiccano il doppio crash di Monaco e la gran botta nelle qualifiche canadesi. I due bei quarti posti a Monza e in India, uniti ai punticini raccolti qua e là, portano troppo poco alla causa Ferrari. Lo relegano inoltre all’ottavo posto in classifica piloti, superato in volata da un rinato Romain Grosjean. CALIMERO

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