Emergenza costi in F1. Mosley: “Avevo ragione”
L’ex Presidente della FIA sostiene che il Budget Cap avrebbe salvato la F1 se attuato nel 2009. Oggi, l’emergenza costi nella categoria rimane. Ecco cosa ne pensano i diretti interessati.
L’argomento tiene banco ormai da diversi anni e riesce ancora a non mettere tutti d’accordo, nonostante tutto. Stiamo parlando del controllo dei costi in Formula 1. Neanche i Top Team, al momento, sembrano salvarsi dai bilanci poco felici. Il caso più recente è quello del Team Lotus, in netta difficoltà economica, tanto da essere riuscito a perdere anzitempo Raikkonen e a ripiegare su scelte discutibili riguardo alla propria formazione di piloti, che hanno avuto come unico obiettivo la stabilità economica della squadra.
E’ proprio questo il pensiero del capo del team Lotus Renault, Eric Boullier: “In questo momento abbia i riflettori puntati su di noi, ma il problema non è solo nostro. Sono sicuro che, senza l’impegno diretto dei soci finanziatori, molte delle squadre presenti oggi sulla starting grid sarebbero scomparse da tempo”. L’apprezzato manager transalpino si riferisce al fatto che molti proprietari coprono il debito di gestione del proprio team di Formula 1 con risorse personali, permettendo alla squadra di andare avanti pur se il risultato di bilancio è negativo. Per le possibili soluzioni non sembra avere il jolly ma lancia un’idea: “Per essere competitivi in Formula 1 oggi è necessario spendere almeno il 50% di quanto fa un top team, ma vi assicuro che è ancora troppo alto. Forse serve abbassare i costi o aumentare i ricavi, ma qualcosa bisogna fare.”
Mentre l’idea di Boullier sembra riferirsi alla perpetua discussione tra Ecclestone ed i team per la spartizione degli introiti commerciali del Circus, un altro uomo Renault, l’ambasciatore del marchio Alain Prost, si concentra sul lato tecnico: “Vedo che una delle voci più alte di spesa di una squadra di Formula 1 è l’aerodinamica; in questo ambito la ricerca costa davvero molto, soprattutto per i costi legati alla costruzione, all’affitto ed alla gestione di una galleria del vento. Basti vedere quanto ha appena finito di fare la Ferrari per ammodernare la sua neppure vecchissima struttura di Maranello. Per me si dovrebbe trovare una via regolamentare per arginare l’influenza dell’aerodinamica sulla performance delle monoposto, cosa che di conseguenza ne ridurrebbe gli investimenti. Penso ad un fondo piatto uguale per tutti ed all’allargamento degli pneumatici per avere più grip meccanico.”
Non è dello stesso avviso il boss di Mercedes Motorsport Toto Wolff: “Per me è molto strano e brutto sapere di squadre che non pagano fornitori, dipendenti e staff. Ma perché si comportano così? A me non è mai accaduto di trovarmi in questa situazione, perché credo che ogni squadra debba attenersi al suo budget e non sforare mai, nemmeno alla ricerca della competitività assoluta.” Forse non tutti hanno a disposizione le cifre di cui dispone la casa automobilistica tedesca, ma l’affermazione del manager non fa una grinza dal punto di vista economico-finanziario.
Sarà che la Formula 1 debba essere vista come l’America’s Cup? Nessun limite di spesa: chi può, può. Chi non può…
Tuttavia, il contenimento dei costi in Formula 1 è un argomento piuttosto delicato. La categoria, nel 2009, rischiò seriamente di fermarsi come ha rivelato Donald Mackenzie, fondatore del gruppo CVC, detentore dei diritti commerciali di F1. “I negoziati con la FIA si sono rivelati molto difficili e hanno portato alla quasi chiusura della nostra azienda”, ha ammesso dalle pagine di Autoweek.
A dargli manforte è stato lo stesso ex Presidente della FIA, Max Mosley che – ancora oggi – sente che la sua proposta del Budget Cap era molto valida. Così racconta : “Nell’estate del 2009, la FIA non avrebbe voluto firmare, perché volevamo tenere sotto controllo i costi. Considerando che i grandi team avrebbero voluto autogestirsi, abbiamo pensato che non ci sarebbe stato nessun controllo. Eravamo interessati a questo limite perché pensavamo che far lievitare troppo i costi avrebbe ucciso la F1, ma non solo. Lo pensavamo anche per ragioni sportive. Se una squadra ha molte più risorse finanziarie di un’altra è come competere con un motore più grande rispetto alla concorrenza. Su una cosa convenivamo con la CVC, non sul metodo ma sulla sostanza: i costi dovevano scendere. Ma i team hanno insistito, minacciando di andarsene, che potevano gestirsi da soli. Siamo stati costretti ad accettari il patto che conosciamo come Resource Restriction Agreement, ma a quello che vedo nella F1 di oggi, qualcuno potrebbe dire che avevo ragione”.
Oggi fuori dalla Formula 1, lo stesso Michael Schumacher si è detto preoccupato per la salute finanziaria della categoria. “E’ davvero allarmante. Finanziariamente, la situazione è diventata molto difficile e la F1 dimostra di non essere immune al problema”.