L’ombra della corruzione sulla F1: Ecclestone, giorni contati?
Si aggrava la posizione di Bernie Ecclestone: oltre alle accuse pendenti per il caso Gribkowsky, il manager inglese ha ammesso di aver pagato tangenti a personaggi dal calibro di Alain Prost ed Eddie Jordan per la firma del Patto della Concordia ’98.
Davanti all’Alta Corte di Giustizia di Londra, è scoppiato l’ennesimo caso politico sulla Formula 1. Uno di quelli che allontana sempre più i tifosi da questo sport, stufi di sentir parlare di soldi e corruzione in Formula 1, anziché di ricerca tecnologica e competizione.
Durante l’udienza sul caso Gribkowsky, Bernie Ecclestone ha ammesso pubblicamente di aver pagato una tangente da dieci milioni di dollari a testa a personaggi del calibro di Eddie Jordan, Alain Prost e l’ormai defunto Tom Walkinshaw. I fatti si riferiscono al 1998, anno in cui i due erano responsabili degli omonimi team, mentre il terzo era al timone della Arrows. Soldi che finirono dritti nei conti personali dei manager: una bustarella per convincerli a firmare il Patto della Concordia di quell’anno.
“Erano versati per assicurarsi le firme a quel contratto, è vero?”, ha chiesto l’avvocato di controparte durante il processo. Ed Ecclestone ha risposto in maniera netta: “Sì”.
Quelle che comunemente vengono chiamate tangenti, Bernie Ecclestone continua a chiamarle commissioni. I soldi provenivano dalla Bambino Holdings, attualmente detentrice del 25% dei diritti della Formula Uno, mentre il rimanente 75% appartiene a CVC Capital Partners.
La situazione di Bernie Ecclestone, inoltre, si aggrava anche per un esposto di Gribkowsky alla polizia di Monaco, nel quale questo spiegava di aver ricevuto minacce fisiche da parte del manager inglese. I giorni di Ecclestone alla guida della Formula 1 sembrano essere davvero contati.