F1 Story | Williams FW14B, una vettura di un altro pianeta
Alla (ri)scoperta della Williams FW14B, una delle migliori vetture progettate da Adrian Newey. Nigel Mansell vinse con questa il suo unico titolo mondiale.
Una nobile decaduta, questa è la definizione che meglio si addice alla scuderia Williams. Una squadra che ha fatto la voce grossa negli anni 80 e 90, conquistando svariati mondiali piloti e costruttori e dettando le linee guida dell’evoluzione tecnologica in Formula 1.
Proprio per non dimenticare cosa ha rappresentato la Williams nei decenni scorsi, vogliamo ricordare una delle monoposto più significative nella storia della scuderia di Sir Frank, la FW14B del 1992.
La gestazione e lo sviluppo di questa vettura ebbero inizio, in realtà, nel 1991.
Frank Williams e Patrick Head avevano concluso le stagioni 1989 e 1990 con vetture non all’altezza delle precedenti creazioni motorizzate Honda e, per dare un segno di rottura col passato, ingaggiarono una giovane e talentuoso ingegnere, Adrian Newey.
Il talento di Mr Newey si era espresso magnificamente nel 1990 quando la monoposto da lui realizzata per la Leyton House, la CG 901, nonostante i mezzi finanzari limitati ed un motore imbarazzante quale il Judd, riuscì a condurre le danze del Gp di Francia con alla guida Ivan Capelli.
Il rapporto tra Newey e la proprietà Leyton House si interruppe nel corso di quella stagione, ma il destino non voleva che restasse un esodato del mondo della Formula 1.
Patrick Head aveva fiutato il talento del giovane Adrian e lo mise subito sotto contratto per la stagione 1991. Il progetto della monoposto fu subito disegnato da Newey, che aveva già immaginato la futura Leyton House. Doveva soltanto adattare il suo rendering mentale al più prestazionale motore Renault 3.5 V10 dotato di una tecnologia all’avanguardia per l’epoca, le valvole pneumatiche.
Nacque la FW14, monoposto, per la prima volta nella storia Williams, dotata di cambio semiautomatico al volante ma ancora priva delle sospensioni attive. La vettura si dimostrò competitiva ma non irresistibile e, soprattutto, carente di affidabilità. Questo fattore impedì a Mansell di conquistare il suo primo alloro iridiato, ma tutto si ristabilì l’anno successivo.
Newey aveva ormai il pieno controllo del reparto tecnico in casa Williams nel 1992, e riuscì ad ottenere dalla Renault un V10 maggiormente compatto e dotato di un aumento di potenza fino ad un massimo di 760 cavalli. Attorno a questo capolavoro francese, il geniale tecnico britannico costruì una scocca in carbonio che ricalcava l’aerodinamica della precedente FW14, ovvero muso basso ed esasperazione della zona “coca cola” al posteriore, ma che abbinava ad un ottimo telaio delle soluzioni elettroniche all’avanguardia. Controllo di trazione, ABS e soprattuto le famigerate sospensioni “reattive”.
Tale sistema, ad ammissione dello stesso Newey, meno evoluto di quello presente sulla McLaren dove venivano rilevati tutti i movimenti della vettura ed in tempo reale veniva dato l’imput alle molle idrauliche di compensare l’altezza della monoposto, non gestiva una piattaforma che regolasse l’altezza dal suolo in funzione di rollio e beccheggio, ma era formato da due molle davanti ed una dietro, con un singolo attuatore anteriore per l’estenzione.
Mansell in quel lontano 1992 ebbe una intensa storia d’amore con la Willaims FW14B, riuscendo a conquistare 9 Gran Premi (su sedici), 14 pole position e 108 punti in classifica che gli consentirono di aggiudicarsi il primo ed unico – ma meritatissimo – alloro iridato.
Quella vettura consentì a Newey di trasformarsi da bruco a farfalla, di divenire da giovane con un enorme potenziale a stella del firmamento dei progettisti in Formula 1, ma soprattutto fu la prima vettura di un lunga serie che si dimostrò nettamente superiore alla concorrenza e in grado di dettare le linee guida nella progettazione.
Vogliamo quindi rendere omaggio ad una vettura che ha contribuito ad aumentare il valore del nome Williams in Formula 1, nome che merita di ritornare a splendere come un tempo.