In Ferrari raccolgono i cocci: Dom si difende, Alo attacca
Momento storico non facile per il Cavallino. Tutte le speranze sono riversate sul 2014, ma al presidente Montezemolo non è piaciuta l’alzata di bandiera bianca di Suzuka. Alonso va giù duro con i tecnici, Domenicali si difende: “Faccio il massimo, non è colpa mia”.
Mancano quattro gare al termine di un’altra stagione sofferta, tormentata, perdente. In casa Ferrari l’umore della truppa è ai minimi storici.
Gli uomini in rosso hanno gettato la spugna, auto-proiettandosi sul 2014, l’anno del cambio dei regolamenti, l’ennesimo di una svolta inseguita, sognata, attesa un quinquennio e chi ci crede è coraggioso.
Perchè, ormai, prossima allo zero spaccato è la fiducia da parte dei tifosi verso una Scuderia che l’Obiettivo riesce a fallirlo da quel magico – e ormai lontano – pomeriggio brasiliano del 2007.
In mezzo i campionati persi all’ultimo metro nel 2008, 2010, 2012. Ma anche due direttori tecnici cambiati, un viavai di ingegneri spaeasti, una galleria del vento difettosa e un’altra a migliaia di Km di distanza.
Insomma non certo un belvedere e le quattro pole position fatte segnare in cinque anni sono un numero più imbarazzante delle dodici vittorie. Nello stesso periodo, ovvero dal 2009 ad oggi, le vittorie della Red Bull sono state quarantatrè, quelle della McLaren diciannove.
Numeri impietosi, sui quali forse avrà ragionato anche Montezemolo furioso davanti a una squadra così remissiva: “Sento troppo parlare di 2014. C’è tempo per pensare alla prossima stagione. Io voglio vedere una Ferrari da podio nelle prossime gare. Voglio vedere la determinazione dei piloti e degli ingegneri “.
Difficile però risalire la china con una macchina che non fa progressi da luglio. Vien da pensare che il caldo afoso della ridente Emilia dia alla testa ai tecnici, incapaci di trasformare in performance in pista le loro idee.
Ne è convinto Fernando Alonso, il cui realismo è in parte cinismo. Per alcuni lo spagnolo è indisponente, polemico, lamentoso. Forse è vero, ma come dare torto al pilota di Oviedo?
“Penso che il nostro problema sia stato lo sviluppo della monoposto – ha affermato Fernando – Dovevamo saper adattarci alle gomme e comunque non abbiamo fatto i passi in avanti che avevamo pianificato”.
“Siamo arrivati a luglio pieni di grandi novità sulla carta – la triste descrizione della realtà da parte di Alonso – che poi non hanno funzionato in pista. Sbagliare le evoluzioni sulla macchina ci ha rallentato molto. Che poi le gomme siano cambiate è un dato di fatto, ma Pirelli l’ha fatto per esigenze di sicurezza. Il cambiamento in corsa ci ha danneggiato, ma dovevamo reagire”.
Alonso assolve la “nemica” Pirelli (quante se ne sono dette in questi mesi!) e punta ancora una volta il dito contro i tecnici di Maranello, colpevoli di non riuscire a sviluppare l’auto. Nel 2013, come nel 2012.
Errori reiterati, ripetuti come una malsana abitudine. E più di un tifoso vorrebbe la “testa” del capo della squadra. O quantomeno un’assunzione di responsabilità da parte del team principal della Ferrari, Stefano Domenicali.
Il manager italiano, però, difende strenuamente il suo operato. E anche questa è un’anomalia. Mai prima d’ora Domenicali s’era sentito in bisogno di chiarire alla stampa “di non essere il problema della Ferrari“. Questa la sentita autodifesa rilasciata al quotidiano spagnolo As:
“Io non solo l’allenatore della Rossa, sono l’amministratore delegato di una società che fa sport. E il caso della Ferrari non è paragonabile a quello di un club di calcio: non è che cacciando Domenicali, domani si vince. È chiaro che il mio capo può mandarmi via e se lo facesse sarei sempre grato di aver lavorato per la Ferrari . Ma in Italia c’è un proverbio che dice: ‘quando si lascia la strada conosciuta, l’altra può essere peggiore’. Quello che posso garantire è che cerco di dare gli strumenti migliori alle persone che lavorano sulla monoposto, che la disegnano. Mi occupo della scelta dei piloti, degli sponsor, di far funzionare il sistema. Il mio impegno è totale, sapendo che possiamo essere sostituiti ma non con la logica del calcio. Non è che comprando un difensore o un attaccante vinco il campionato, non è questa la chiave del successo in F1″.
Domenicali non vuole essere la vittima sacrificale, il capro epiatorio da trovare a tutti i costi: “Il problema non sono io. Arrivo per primo a lavoro e sono l’ultimo ad andare via. Mi impegno affinchè non manchi nulla ai miei uomini e credo che in questi anni abbiamo gettato le fondamenta per avere nei prossimi anni una squadra che sia la migliore di tutte”.
“Se avessimo vinto nel 2012, non sarei stato un fenomeno, ma avrei fatto solo il mio lavoro. Ma se ci buttano fuori alla prima curva, che colpa ha Domenicali? E non lo dico per me, è un fatto”.
Dichiarazioni incrociate e per certi versi “pericolose”. Alonso critica i tecnici, Montezemolo critica l’atteggiamento remissivo della squadra e il team principal è costretto a difendere il suo operato contro gli incessanti malumori della “piazza”.
Non è un tutto contro tutti ma poco ci manca. La Ferrari ha molta strada da fare per tornare in alto.