Sette gare alla fine: il punto sul Mondiale 2013
Verso il Gran Premio di Singapore: 7 gare al termine del campionato e poche speranze per i rivali di Vettel di strappargli il titolo iridato.
Se il dado non è tratto, poco ci manca. Monza avrebbe dovuto rappresentare la prima, unica e vera occasione per i sogni di riavvicinamento in classifica di Ferrari, Mercedes e Lotus nei confronti della Red Bull, ma così non è stato. Le RB9, o meglio, la numero uno di Vettel ha sbaragliato la concorrenza nella pista meno adatta alle caratteristiche delle monoposto di Milton Keynes, sancendo così ben più di un’ipoteca anche sul mondiale 2013.
Eppure, il dominio esercitato negli ultimi Gran Premi dalla Red Bull, è apparso solo in estate, quando i principali rivali si sono persi in complicati calcoli in galleria del vento, che hanno così spianato la strada a un team sempre più vicino alla perfezione tattica, tecnica e politica.
Lotus e Ferrari: i progetti migliori a inizio stagione
Nei primi appuntamenti di questo 2013, Lotus con la E21 – progettata da James Allison – e la Ferrari con la F138 – disegnata da Simone Resta – avevano lanciato chiari segnali di possibile lotta a due per il titolo: Raikkonen in Australia e Alonso in Cina, seguita poi dalla vittoria in Spagna, mostrando la bontà concettuale delle rispettive monoposto.
Il vantaggio a disposizione di Lotus e Ferrari appariva chiaro: sacrificare le qualifiche permetteva poi di esaltarsi in gara con un passo inavvicinabile per chiunque e una gestione degli pneumatici Pirelli senza eguali.
Red Bull e Mercedes erano ancora alla ricerca del miglior compromesso, sia per quanto riguarda gli pneumatici (che si riveleranno poi elemento decisivo per il prosieguo del mondiale) che per ciò che riguarda l’aspetto aerodinamico. La Mercedes, sin dai primi test invernali, si era dimostrata vettura molto veloce sul giro secco, ma carente di carico aerodinamico. L’ammissione arrivò direttamente dalle parole di Lewis Hamilton, dopo il primo contatto con la W04 sul circuito spagnolo di Jerez de la Frontera.
Dopo il Montmelò, terremoto del Test-Gate
Dopo la vittoria di Fernando Alonso nel GP di Spagna ecco uno degli eventi che più hanno segnato questo campionato mondiale, che ancora deve volgere al termine. Dopo l’appuntamento iberico sul tracciato del Montmelò, Mercedes e Pirelli si sono trovate nei giorni successivi alla corsa per disputare una tre giorni di prove su nuove mescole, realizzate dall’impresa milanese.
La Mercedes era probabilmente all’oscuro di cosa stesse provando, ma il test venne effettuato con la monoposto 2013, la W04, e i piloti titolari del team di Brackley, ovvero Nico Rosberg e Lewis Hamiton, opportunamente camuffati da un casco bianco e uno nero.
Gli effetti di quel test sono a oggi riscontrabili nelle prestazioni delle Mercedes. Le W04 hanno trovato improvvisa competitività appena dopo il test, riuscendo ad apportare le modifiche necessarie (si parla di geometrie delle sospensioni e cerchi di tipologia differente) che hanno tramutato la W04 in una macchina in grado di vincere.
Pirelli, passo indietro: si torna alla struttura in Kevlar
Con l’avvento dei primi Gran Premi dalle temperature elevate, sugli pneumatici Pirelli 2013 si è evidenziato un problema chiamato “delaminazione”. In sostanza, le temperature d’esercizio della carcassa superavano il limite consentito (anche attraverso la sua composizione, fatta di filamenti in acciaio) provocando così l’esplosione del battistrada, creando situazioni di pericolo per i piloti. Dopo il GP d’Inghilterra, la Pirelli ha deciso di sostituirli con le specifiche 2012, dotate di anima in aramidico (o kevlar), materiale più adatto a sopportare determinate temperature.
Con questo cambiamento, Lotus e Ferrari (assieme alla Force India) hanno visto ridursi sensibilmente il vantaggio di prestazione palesato sino a quel momento, perché i progetti 2013 sono stati studiati e creati ad hoc per sfruttare al massimo le coperture presentate nel gennaio dell’anno corrente. Chi invece ne ha tratto beneficio sono stati Mercedes e Red Bull, in crisi di gomme sin dai primi appuntamenti della stagione.
Ferrari e Lotus: fatagli gli sviluppi estivi
Per i due team in grado di aprire al meglio il rispettivo mondiale 2013, i mesi estivi si sono rivelati il momento più difficile dell’anno, quando invece avrebbero dovuto dare la spallata decisiva al campionato per poi giocarsi tutto nel rush finale. A Maranello, al contrario di quanto avvenuto nel 2012, erano partiti con una vettura ottima sin da subito, trovandosi con la F138 più veloce in gara delle Red Bull e delle Mercedes.
Fatale è risultato lo step evolutivo previsto per le gare estive, così come ammesso dagli stessi vertici del Cavallino. In Ferrari si è deciso di intervenire su aerodinamica e componenti meccaniche (sospensioni) per riuscire a rendere la monoposto più veloce in percorrenza di curva attraverso la ricerca di un maggiore carico aerodinamico, ma l’obiettivo – per quanto giusto – si è rivelato sbagliato e la F138 non solo non ha progredito in termini di competitività, ma ha addirittura regredito, finendo dietro a Red Bull e Mercedes.
Differenti difficoltà per la Lotus, medesimo risultato della Ferrari: perdita di competitività durante l’estate. Complice anche l’aver perso il direttore tecnico James Allison (tornato a Maranello e in servizio dal primo di settembre), a Enstone pagano una situazione economica non alla pari con quella a disposizione degli altri top team, che va poi a rispecchiarsi in una quantità di aggiornamenti più ridotta e non sempre efficace.
Red Bull – Vettel: un binomio verso la perfezione
Chi non ha sbagliato nulla durante l’estate, così come avviene con preoccupante regolarità (per gli avversari) da quattro anni a questa parte, è di nuovo la Red Bull, capace di sfruttare al meglio i nuovi compound messi a disposizione dalla Pirelli e in grado di proporre un pacchetto aerodinamico di grande efficacia.
Non a caso, Vettel ha conquistato la vittoria su tutti e tre i tracciati ad alta velocità presenti nel calendario 2013, ossia Montreal, Spa-Francorchamps e Monza. Nessuno è riuscito a mettere sotto il team di Milton Keynes, nemmeno su tracciati sulla carta più difficili per la RB9.
Tutto questo rappresenta la vicinanza a un culmine cercato negli anni, una perfezione tecnico-aerodinamica e di personale che solo la Red Bull ha saputo creare nell’ultimo lustro. Se poi alla monoposto migliore si va a sommare un pilota in ascesa, forte mentalmente e di talento sopraffino come Sebastian Vettel “le jeux sont fait”. La Red Bull è stata in grado di diventare molto più di un semplice team. Attraverso un brand tra i più forti del globo e tecnici di primissimo livello (leggasi Newey), la Red Bull è riuscita in breve tempo a trovare la chimica per dominare nel tempo, creando una macchina da guerra che rasenta la perfezione, una perfezione per ora irraggiungibile dai principali competitor.
Verso l’epilogo della stagione: Singapore decisiva
Sebastian Vettel è il pilota con più vittorie in questo 2013, ben sei, ha cinquantatre punti di vantaggio su Fernando Alonso, primo inseguitore del tedesco nella classifica piloti. Mancano ancora sette gare al termine del mondiale, ma la prossima gara – che si disputerà a Singapore – sarà la tappa decisiva.
Nei prossimi mesi, complice il sensibile cambiamento del regolamento, la maggior parte dei team dovranno ben presto concentrarsi sul progetto 2014, abbandonando così lo sviluppo delle monoposto attuali. Tra queste squadra vi sono anche Ferrari e Lotus, due delle tre contendenti ai titoli della Red Bull. Se questi due team dovessero cogliere risultati al di sotto delle aspettative (ovvero finire dietro a Vettel in gara) abbandoneranno lo sviluppo delle rispettive monoposto, lasciando via libera a Vettel e alla Red Bull nella scalata ai rispettivi titoli. Differente la situazione della Mercedes.
Questa stagione avrebbe dovuto rappresentare l’annata di transizione, mesi di amalgama per prepararsi al meglio per il 2014, per cui il team di Brackley non dovrebbe rappresentare un disturbo per il team diretto da Christian Horner, anche perché troppo distante in classifica per essere un problema reale.