F1 Story | Prost – Mansell, gli opposti… non si attraggono
La possibile rivalità tra Alonso e Raikkonen ha subito riportato alla memoria l’ultima coppia di fuoco della Ferrari, quella tra Prost e Mansell.
“La Scuderia Ferrari comunica di aver raggiunto un accordo di collaborazione tecnico – agonistica con Kimi Raikkonen. Il finlandese affinacherà Alonso per le prossime 2 stagioni sportive”.
Sono bastate queste poche righe del comunicato ufficiale Ferrari, per scatenare la gioia e la fantasia dei tifosi della Rossa che pregustano una stagione 2014 da protagonisti grazie al duo di prime donne al volante delle future monoposto turbo.
Questo annuncio ha anche facilmente riportato alla memoria quanto avvenuto nel 1990 quando, sempre la scuderia di Maranello, decise di ingaggiare Alain Prost e metterlo al fianco di Nigel Mansell, per provare a riconquistare un mondiale piloti che mancava da 11 anni.
Artefice di quella clamorosa operazione fu l’allora direttore sportivo Cesare Fiorio, che aveva carpito il malumori del francese in un team, la McLaren, dove era esplosa una rivalità accesissima con Ayrton Senna.
Se la convivenza con Senna fu logorante per Prost, altrettanto difficile risultò essere la convivenza in Ferrari con Mansell. Sangue inglese e temperamento latino l’uno, sangue francese e cinico calcolatore l’altro. Un mix che sulla carta poteva funzionare, ma alla prova dei fatti non diede i risultati sperati.
Mansell, già in Ferrari dal 1989, non si riteneva secondo a nessuno, nononstante all’epoca non avesse ancora conquistato un titolo iridato, e non accettò mai il ruolo di secondo innanzi al neo arrivato campione del mondo. Dal canto suo, Prost godeva della stima incondizionata del D.S. e seppe conquistare, a suon di vittorie, la fiducia dei tecnici che lavoravano al suo fianco.
Il leone inglese, tra l’altro, riteneva di meritare un trattamento paritario anche per l’enorme lavoro di sviluppo del cambio semiautomatico svolto nel corso della sua stagione d’esordio in rosso.
Sebbene il baffo più veloce di Inghilterra fosse in grado di non sfigurare nel confronto cronometrico con il “professore”, le numerose rotture patite nel corso della stagione 1990 lo misero fuori gioco nella rincorsa al titolo iridato e gli affibiarono il ruolo di numero 2 nelle gerarchie di squadra. Fiorio iniziava a percepire i malumori di Mansell e cercava di gestire la coppia di star nel mondo più prolifico per la Scuderia, ma una serie di episodi cambiarono il corso degli eventi.
Il Gran Premio di Francia vide scattare dalla pole position l’inglese sulla monoposto numero 2, ma anche questa volta la dea bendata voltò le spalle a Nigel che fu costretto ad un ritiro per la rottura del motore consegnando la vittoria al compagno di team.
Prost rimase impressionato dalla competitività della vettura del compagno di box e chiese, ed ottenne, che per il successivo Gran Premio di Inghilterra gli fosse messa a disposizione quella monoposto, stante la migliore posizione in classifica rispetto al compagno inglese.
Quando il leone inglese scese in pista nel Gran Premio di casa, capì subito che non si trovava più alla guida della monoposto condotta nella gara precedente ed andò su tutte le furie.
Nonostante ciò, Mansell riuscì a conquistare la pole a casa propria, ma anche questa volta un guasto al propulsore lo privò della gioia della vittoria.
La delusione per il ritiro, l’amarezza per essere stato tradito con lo scambio di monoposto ed il caos tecnico dovuto all’allontanamento di Enrique Scalabroni, tecnico gradito all’inglese, fecero esplodere la rabbia di Nigel a fine gara e gli fecero dichiarare pubblicamente la sua intenzione di ritirarsi a fine stagione.
La situazione nel box Ferrari diventò ingestibile e scappò di mano a Cesare Fiorio. Il D.S., sulla scorta di quanto annunciato dal pilota inglese, si era mosso per tempo per cercare di portare Ayrton Senna alla guida della rossa nella stagione successiva. Una mossa che si rivelò un boomerang a che costò a Fiorio il posto nell’anno successivo.
Fu tuttavia il Gran Premio del Portogallo l’evento che segnò definitivamente la “mala gestio” dei due talenti sotto lo stesso tetto. Mansell e Prost monopolizzarono la prima fila dello schieramento, lasciandosi alle spalle le due McLaren di Senna e Berger.
Pronti, via. L’inglese scarta subito verso destra in direzione Prost, stringendo il francese contro il muretto e spalancando le porte ai diretti rivali. Un gesto folle, dettato forse dalla rabbia, ma che Mansell dichiarò sempre involontario affermando che la monoposto gli scartò sul lato destro in partenza.
Un gesto che, alla fine, non inficiò la gara di Nigel che andò a trionfare sopravanzando il duo McLaren, ma che invece danneggiò Prost, costretto al terzo posto alle spalle di Senna.
Il finale di quella stagione è noto a tutti, così come noto è il caos umano, tecnico e politico in cui si trovò immersa la scuderia di Maranello negli anni a seguire.
La recente scelta di affiancare ad un top driver come Alonso un’altra stella del firmamento come Raikkonen è vista da molti come una incognita.
Sangue latino e temperamento caliente per lo spagnolo, sangue finlandese e temperamento strafottente per Iceman. Un mix che Domenicali dovrà gestire con cautela per evitare che questo cocktail esploda come accaduto al suo illustre predecessore Fiorio.