Ferrari – Raikkonen: il ritorno del Cavaliere Oscuro
La Ferrari ha ufficializzato l’ingaggio di Kimi Raikkonen. Il pilota finlandese riabbraccerà la squadra con cui si è laureato campione del mondo nel 2007 e con la quale – nonostante il licenziamento del 2009 – è legato da una sincera passione.
“La Ferrari sarà la mia ultima squadra in Formula 1”. Kimi Raikkonen l’aveva detto a più riprese, tra il 2007 e il 2008, quando era il pilota di punta del Cavallino Rampante.
Certe cose te le senti, certe passioni sono fiamme irrazionali che annullano lo spazio, comprimono il tempo, rimarginano le ferite. Quella tra la Ferrari e Kimi è una storia particolare, figlia di un destino incrociato e di un affetto che rasenta l’attrazione tra due poli così diversi, così vicini.
Raikkonen è già stato, e probabilmente sarà di nuovo, l’uomo del destino della Ferrari. Arrivò in squadra nel 2007 con i suoi silenzi, la sua poetica strafottenza per tutto ciò che non riguarda la guida, le difficoltà ad ambientarsi in una squadra tutta nuova dopo cinque anni nella “Grande di Oltremanica”, la McLaren.
Eppure quell’anno vinse, e tanto, entrando nei cuori dei tifosi grazie all’epica rimonta mondiale. Una delle progressioni iridate più emozionanti nella storia della F1, pari a quella rincorsa da film che il suo idolo James Hunt completò nel 1976 contro Lauda. All’epoca fu una McLaren a beffare una Ferrari. Nel 2007 è stata la Ferrari di Raikkonen a beffare la McLaren di Lewis Hamilton e Fernando Alonso.
Il titolo mondiale al primo anno in rosso, terzo ferrarista della storia a riuscirci dopo Juan Manuel Fangio e Jody Scheckter. Ma non è tutto, perchè Kimi è stato anche il pilota a vincere la gara numero duecento della Ferrari (Cina 2007) e a siglare la duecentesima pole position della Scuderia (Francia 2008).
Segnali, questi, che sarebbero dovuti bastare da soli a far capire alla Ferrari di aver trovato l’uomo su cui puntare, con il quale cercare successi a raffica. Non fu così, la storia la conoscete.
Ci furono le incomprensioni tra team e pilota dovute all’intemperanza dell’uomo Raikkonen, ma anche una splendida vettura – la F2008 – disegnata (e soprattutto sviluppata) su misura per Felipe Massa, con un avantreno ballerino, morbido, brusco in inserimento curva che creò più di un grattacapo ad un driver abituato a monoposto dal comportamento neutro e molto stabili.
E arrivò la crisi nella prima parte del 2008, una difficoltà tecnica che fece sorgere le più svariate leggende metropolitane su quel ragazzo che dormiva al volante, o guidava ubriaco.
Per carità, Kimi è un personaggio vero, che ama vivere; un pilota d’altri tempi, il miglior erede per approccio alle competizioni e carattere agli eroi degli anni settanta e ottanta. Raikkonen è un antidivo politicamente scorretto; fuma, beve, fotte e sfotte. Ma alla guida è un fenomeno.
Del suo talento se ne accorsero anche i più scettici in un pomeriggio settembrino del 2009, quando Raikkonen espugnò (per la quarta volta in carriera) Spa con una Ferrari a dir poco mediocre. Quella vittoria, una vera e propria impresa, lo consacrò definitivamente agli occhi dei tifosi ferrari.
Iceman non avrà gran rispetto per i media, per gli sponsor, per tutto ciò che reputa superfluo. Al contempo però è un pilota professionale, affezionato alla causa, bravo a dialogare con i tecnici (checchè se ne dica) e soprattutto leale.
Non lo vedremo twittare dal podio, o parlare in italiano con i box. Difficilmente elogerà la squadra più del dovuto. Eppure da iridato lasciò strada nel 2008 a Felipe Massa che lottava per il mondiale. Mostrando anche il suo lato di uomo squadra.
Non è un caso, infatti, che i meccanici della Ferrari lo adorino ancora, come è entusiasta chiunque lavori con lui per il feedback e la fiducia che questo glaciale ragazzo sa trasmettere. A modo suo Raikkonen, e lo abbiamo scoperto col tempo, è un leader silenzioso, ma vero.
Soprattutto è una persona che dietro la maschera di ghiaccio ha dei sentimenti. Lo fece capire al mondo intero quando lasciò la F1: “Ci sono troppi interessi economici, è solo business e politica, questo mondo mi fa schifo”.
Kimi era stato tradito, accoltellato da quella squadra che lui stesso aveva definito “Una famiglia“. E rendetevi conto di quanto peso potevano avere queste parole se pronunciate da una persona che fa della freddezza un credo.
Come un amante abbandonato Raikkonen ha aspettato il suo momento, ha corso nel mondiale Rally e ha stupito con la Lotus, sembrando ancora più forte e concentrato rispetto al passato.
“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”. La scelta della Ferrari è stata la migliore possibile. Maranello riporterà a casa il pilota più amato, nonchè l’ultimo suo campione del mondo. Ma non è solo una scelta di cuore.
Con i nuovi motori turbo serviranno tutto il talento e la sensibilità tecnica di Raikkonen, quella capacità di sfruttare l’asfalto al limite, ma con traiettorie chirurgicamente impeccabili. Precisione, velocità, costanza di rendimento. Provando a ricostruire insieme ciò che è stato bruscamente interrotto.
Perchè è chiaro che la Ferrari nel 2009 si comportò male con Raikkonen (per rispetto non scendiamo nei particolari di una situazione familiare che era difficile per il finlandese) , ma il tenebroso Kimi è come il Cavaliere Oscuro; non è l’eroe che la Ferrari merita, ma quello di cui – tra i capricci di Alonso e una concorrenza sempre più spietata – ha bisogno.